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energia mondiale

Quali scenari energetici si prospettano per il 2024?

Per l’OIES, la combinazione di un fitto calendario elettorale, il conflitto in Medio Oriente e la guerra della Russia in Ucraina farà sì che l’intreccio tra geopolitica, mercati ed energia raggiungerà i massimi livelli da molti anni

Per il 2024 le prospettive più rilevanti si concentrano fortemente sulla resilienza dei mercati degli idrocarburi di fronte a perturbazioni di vario tipo, su come sostenibilità e transizione energetica stiano diventando un obiettivo politico strategico che va oltre l’economia energetica e sugli elementi tecnologici della transizione energetica. In un mondo sempre più incerto, la politica dell’energia è sempre più determinante nell’agenda politica degli Stati. Gli elementi in movimento nell’economia  globale dell’energia sono numerosi ed un rapporto dell’Oxford Institute for Energy Studies (OIES) discute di questi elementi chiave, analizzandoli attraverso il trilemma dell’energia che si svilupperà nel corso di quest’anno.

Per l’OIES, la combinazione di un fitto calendario elettorale, il conflitto in Medio Oriente e la guerra – ancora  in corso – della Russia in Ucraina farà sì che l’intreccio tra geopolitica, mercati ed infrastrutture energetiche raggiungerà i massimi livelli da molti anni. L’orizzonte geopolitico sta diventando più oscuro, con delle aree calde di conflitto (Ucraina, Medio Oriente) che aggiungono ulteriore incertezza ai conflitti esistenti (Corea del Nord, Cina) e a quelli emergenti, come quello tra Venezuela e Guyana.

Un aspetto fondamentale del 2023 è stato che i mercati energetici sono stati molto resilienti, con i flussi commerciali che si sono adattati a guerre, sanzioni e ad altre minacce. I picchi dei prezzi del petrolio sono stati di breve durata e quelli del gas, dopo lo shock avvenuto a metà 2022, continuano a scendere verso le medie storiche.

LA GUERRA IN UCRAINA E LE ESPORTAZIONI DI GAS IN EUROPA

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, le esportazioni di gas russo verso l’Europa oggi sono limitate ad alcuni flussi di transito attraverso l’Ucraina e la Turchia. Per l’OIES è improbabile che i volumi di transito in Ucraina vengano rinnovati quando l’attuale contratto scadrà, nel dicembre 2024, e ciò costringerà i consumatori dell’Europa centro-orientale ad affidarsi al GNL che arriva nei terminal del Mediterraneo o al gas europeo fornito da più a ovest. Ad ogni modo, la principale perdita di offerta russa nel 2022 è stata completamente assorbita dal mercato.

Sul fronte petrolifero, il divieto europeo sul greggio e sui prodotti russi ha costretto i venditori russi a reindirizzare i flussi, principalmente verso l’Asia. Una soluzione politica in Ucraina sembra improbabile nel 2024, soprattutto con il sostegno occidentale a Kiev che diventa sempre più incerto. Quel che appare più probabile è che la guerra proseguirà, forse con un’intensità minore, ed è improbabile che nel prossimo futuro il gas russo possa svolgere un ruolo maggiore in Europa.

LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE E IL GAS ISRAELIANO

In Medio Oriente, il conflitto militare a Gaza ha avuto un impatto limitato e temporaneo sulla produzione e sui livelli di esportazione del gas israeliano. La diffusione del conflitto ai vicini settentrionali di Israele e gli attacchi degli Houthi dello Yemen alle navi del Mar Rosso, però, rappresentano sempre più un rischio di approvvigionamento per le petroliere e le navi GNL che utilizzano la rotta di Suez per accedere ai mercati del Mediterraneo e del bacino atlantico. Anche qui, il commercio fisico ha dimostrato resilienza, con gli armatori e i noleggiatori che hanno dirottato i carichi attraverso il Capo di Buona Speranza, ottimizzando l’offerta alternativa già disponibile nel bacino atlantico e le principali economie, che hanno creato una forza navale internazionale per proteggere la navigazione nel Mar Rosso. La concentrazione dei principali produttori di petrolio e gas nel Golfo è un rischio perenne, ma negli ultimi anni non ha quasi mai scosso i mercati petroliferi.

ENERGIA E PIL

I mercati energetici, dopo essere diventati ottimisti sui rischi legati all’offerta, si sono concentrati su altri due fattori critici: il PIL e la politica climatica. Le elezioni del 2024 saranno significative per entrambi, anche se il cambiamento politico effettivo derivante dalle elezioni si farà sentire maggiormente nel 2025 e più avanti. Si prevede che le banche centrali del G7 nel 2024 inizieranno ad allentare la politica monetaria; le economie che stanno subendo la recessione, quindi, dovrebbero riuscire a superare l’impasse ed andare verso una crescita, anche se nel 2024 sarà relativamente moderata. Se questo si tradurrà in una crescita tendenziale per il petrolio e il gas a lungo termine dipenderà dalla velocità della transizione. L’OIES per il 2024 prevede ancora una crescita della domanda globale di petrolio di 1,4 mb/g, vicino al trend pre-Covid dell’ultimo decennio.

ENERGIA E POLITICHE CLIMATICHE

Anche la politica di decarbonizzazione diventerà una delle principali questioni elettorali di molti Paesi. Ci si può aspettare un allentamento degli obiettivi climatici da parte della destra populista, anche se anche i partiti centristi e di sinistra dovranno probabilmente ridurre i loro impegni climatici, considerate le sfide fiscali e del debito, diventate onnipresenti nelle principali economie. Questo, a sua volta, potrebbe mantenere la quota dominante di petrolio e gas nel mix energetico più a lungo, poiché lo sviluppo delle rinnovabili e delle alternative a basse emissioni di CO2 richiede più tempo di quanto consentito dagli obiettivi dei governi.

LA DECARBONIZZAZIONE IN EUROPA

Nell’Unione europea, i piani accelerati per decarbonizzare il settore energetico si scontreranno con i severi limiti degli investimenti privati, con sussidi fiscali incoerenti e, soprattutto, con la mancanza di infrastrutture, in particolare per la gestione della CO2 e dei gas decarbonizzati. Nel Regno Unito, la decarbonizzazione è una sfida molto difficile: sebbene il Paese sia leader globale nel settore dell’eolico offshore, l’elettrificazione dei veicoli è stata ostacolata da infrastrutture di ricarica insufficienti, mentre anche l’aumento della domanda sulle reti elettriche inizierà a pesare sulla capacità. In Cina, le debolezze economiche strutturali relative ai livelli di debito non hanno ancora cancellato il dominio delle rinnovabili e delle catene di fornitura di auto elettriche, ma il rischio è in aumento. Infine, molti Paesi in via di sviluppo sono a corto di investimenti, tecnologia e produzione per la nuova economia dell’energia, un mix letale che continuerà a frenarli.

LA FLESSIBILITÀ DEL MERCATO EUROPEO DEL GAS

La flessibilità nell’approvvigionamento di gas europeo dovrebbe essere vista nel contesto più ampio della crescente dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas negli ultimi decenni. Nel 1992 la quota delle importazioni nel consumo europeo di gas è cresciuta dal 40%, a poco meno del 50% nel 2002, nel 2012 è salita al 64% e nel 2022 ha raggiunto l’80%. Con la produzione di gas europea che oggi opera ogni anno quasi alla capacità massima, l’unica flessibilità sostanziale nell’offerta deriva dalle importazioni e dalle immissioni/prelievi dagli stoccaggi. Eppure, anche da queste due fonti si sta perdendo flessibilità.

Nel 2024, il parametro chiave saranno le scorte di fine inverno al 31 marzo e, per estensione, il volume di rifornimento richiesto in estate. Nel secondo e terzo trimestre 2022, le iniezioni nette negli stoccaggi europei sono state pari a 64 miliardi di metri cubi, per poi scendere a 43 miliardi di metri cubi nel secondo trimestre 2023. In questo contesto, le scorte di fine inverno, pari a circa 50 miliardi di metri cubi, sembrerebbero essere un parametro di riferimento ragionevole, anche se ciò implicherebbe un aumento delle iniezioni estive nel 2024 di 10 miliardi di metri cubi in più rispetto a quelle effettuate lo scorso anno.

IL RUOLO DEGLI STOCCAGGI DI GAS EUROPEI

L’aumento delle scorte all’inizio dell’estate renderà più semplice il raggiungimento degli obiettivi di stoccaggio entro l’inizio dell’inverno. Delle scorte sostanzialmente inferiori a questo sembrerebbero implicare un’estate 2024 tesa. Se il fabbisogno europeo di rifornimento estivo degli stoccaggi fosse, ad esempio, più alto di 10 miliardi di metri cubi su base annua, ciò potrebbe essere soddisfatto dal ritorno dell’offerta dei gasdotti norvegesi ai livelli del 2022.

In considerazione dei limiti della flessibilità al rialzo sia da parte di altri fornitori di gas che della produzione europea, qualsiasi aumento su base annua del consumo di gas nell’estate 2024 potrà essere soddisfatto solo con ulteriori importazioni di GNL. Considerata l’analisi del mercato globale GNL nel 2024, ciò implicherebbe prezzi più alti per attirare carichi in un mercato globale che rimane ristretto. Considerati questi limiti alla flessibilità della domanda e dell’offerta in Europa, le scorte degli stoccaggi alla fine dell’inverno 2023/24 forniranno visibilità futura per il mercato nell’estate 2024, mentre i progressi verso le scorte complete entro il 1° novembre 2024 forniranno una visione futura per l’inverno 2024/2025.

GNL: QUANTO SE NE USERÀ ANCORA ANCORA (E DOVE ANDRÀ)

Gli ultimi 5 anni sono stati un viaggio sulle montagne russe per l’industria del GNL. Abbiamo assistito ad un mercato in equilibrio in tempi di surplus da parte dell’Europa, che ha assorbito il GNL negli stoccaggi, e degli Stati Uniti, che hanno rifiutato il GNL flessibile. In tempi di mercato in restringimento, l’Europa ha liberato il gas dagli stoccaggi e altri mercati, soprattutto in Asia, hanno ridotto la domanda per vari motivi. Alla fine, alcuni Stati sono stati esclusi dal mercato.

Le montagne russe del GNL potrebbero proseguire anche quest’anno. Le prospettive sono che la capacità di esportazione di GNL aumenterà di poco meno di 20 miliardi di metri cubi. Questa crescita della capacità prevede un anno intero di Freeport e nuovi progetti a Tangguh T3 (Indonesia), Arctic 2 T1 (Russia) e Greater Tortue (Senegal/Mauritania), oltre a progetti più piccoli in Messico e in Congo. Anche una ripresa della fornitura di gas di alimentazione in Nigeria e Trinidad e Tobago sosterrà la crescita. L’aspetto negativo è che l’Australia potrebbe perdere parte della capacità, con la chiusura di Darwin e con la Northwest Shelf che si prepara a chiudere un treno.

AUMENTO DI CAPACITÀ E OFFERTA EXTRA

Se venisse realizzato l’intero aumento di capacità, dove andrebbe a finire l’offerta extra? La Cina è stata il principale motore della crescita nel 2023 e, almeno nella prima parte del 2024, ciò potrebbe continuare; è probabile però che la crescita su base annua rallenterà nel corso dell’anno, considerati gli alti livelli di base raggiunti nella seconda metà del 2023. La crescita del Sud-est asiatico è destinata a continuare, soprattutto con l’ingresso di Vietnam e Filippine nel club degli importatori di GNL. Se i prezzi restano contenuti, la ripresa in India, Pakistan e Bangladesh è destinata a continuare.

Sembra plausibile che queste tre aree dell’Asia possano assorbire tutta la crescita prevista di 20 miliardi di metri cubi. Giappone, Corea del Sud e Taiwan potrebbero crollare ulteriormente se il riavvio graduale del nucleare giapponese continuasse, ma Corea e Taiwan dovrebbero essere stabili. La crescita in altre aree del mondo, al di fuori dell’Europa, potrebbe essere limitata all’America centrale e meridionale. Tuttavia, le oscillazioni maggiori nelle importazioni di GNL si registrano spesso in Brasile, dove le importazioni di GNL bilanciano la volatile capacità idroelettrica.

Una siccità indotta da El Nino potrebbe portare ad un’impennata delle importazioni di GNL in Brasile, come avvenne nel 2021. In assenza di un’impennata in Brasile, le importazioni di GNL in Europa nel 2024 potrebbero rimanere vicine ai livelli del 2023, il che dovrebbe consentire all’Europa di riempire i suoi stoccaggi durante i mesi estivi, se quest’inverno non verranno ritirati quantitativi eccessivi.

LE PREVISIONI SULL’EOLICO OFFHSORE

L’asta CfD del 2023 nel Regno Unito – in cui non sono state presentate offerte per nuovi progetti eolici offshore – ha evidenziato il divario crescente tra i meccanismi di sostegno del governo e le realtà del mercato. Ciò richiede una rivalutazione dei quadri politici, con particolare attenzione all’adattabilità e alla sostenibilità a lungo termine.

Questo non è solo un problema del Regno Unito. Dall’altra parte dell’Atlantico, anche il settore eolico offshore statunitense è ad un bivio. I leader del settore mettono in dubbio la fattibilità economica dell’ambizioso obiettivo del governo Biden per il 2030 di 30 GW di energia eolica offshore, citando le tensioni finanziarie sui produttori di turbine e il potenziale impatto dell’Inflation Reduction Act.

POLITICHE GOVERNATIVE PER ESPANDERE IL SETTORE

Questa incertezza riflette le tendenze globali dell’aumento dei costi e delle sfide politiche e imporrà una ricalibrazione strategica dei piani di espansione. Le politiche governative svolgono un ruolo fondamentale nel rimuovere gli ostacoli all’espansione del settore eolico offshore. In primo luogo, i politici devono facilitare gli investimenti nelle infrastrutture di rete per garantire che una maggiore capacità di energia eolica offshore possa essere integrata in modo efficace nel sistema energetico.

La progettazione delle aste deve inoltre fornire un equilibrio tra concorrenza, offerte speculative e strategia industriale. Quando la penalità per mancata consegna è bassa, l’asta diventa un’opzione per gli sviluppatori che fanno offerte con l’aspettativa che i costi della tecnologia diminuiscano. Negli ultimi anni, le offerte aggressive nelle aste per nuovi progetti hanno portato a margini ridotti, che hanno reso difficile per gli sviluppatori mantenere la redditività e reinvestire in tecnologia e infrastrutture.

LO SCENARIO E LE SFIDE DELL’ENERGIA NEL 2024

Per il 2024 si prevede che l’industria eolica offshore continuerà a navigare in queste acque turbolente. La recente decisione del governo britannico di aumentare il prezzo di esercizio del CfD per l’asta di quest’anno dimostra la volontà di riconoscere le realtà economiche del settore e di rispondere in modo flessibile. Questa però è solo una di una serie di sfide che dovrebbero essere al centro di qualsiasi ripensamento politico. Per questo motivo, è probabile che nei prossimi anni assisteremo ad un periodo di consolidamento e stabilizzazione. La fattibilità economica e la sostenibilità diventeranno elementi di valutazione fondamentali per gli sviluppatori di energia eolica offshore. La standardizzazione delle dimensioni delle turbine, insieme allo sviluppo di modelli di business più resilienti, probabilmente saranno il fulcro del settore.

Sebbene l’attuale condizione presenti delle sfide serie, ci sono motivi di ottimismo. L’industria eolica offshore ha dimostrato di essere resiliente ed ha il potenziale per trasformare il panorama dell’energia. Con delle strategie adattive, delle politiche governative adeguate ed una maggiore attenzione alla fattibilità economica, il settore potrà continuare a svolgere il suo ruolo vitale nel promuovere un futuro più pulito.

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