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Quali sono le alternative al gas russo di Polonia e Bulgaria?

Dopo l’addio al gas russo, da chi acquisteranno la fonte fossile Polonia e Bulgaria?

Da ieri la russa Gazprom ha chiuso i rubinetti del gas a Polonia e Bulgaria per il mancato pagamento in rubli delle forniture. La non sembra aver destato particolari preoccupazioni a Varsavia e Sofia, con la prima, in particolare, che ha colto l’occasione per annunciare lo stop definitivo agli acquisti di gas russo.

La verità è che il gas russo, fino ad oggi, ha soddisfatto una parte importante del fabbisogno energetico di Polonia e Bulgaria, ma che entrambi i Paesi hanno già delle alternative a Gazprom.

Andiamo per gradi.

POLONIA, GAZPROM E AD ALTRI FORNITORI

Partiamo dall’inizio. Fino a ieri, Gazprom ha fornito quasi la metà del fabbisogno di gas annuale della Polonia, pompando almeno 10 miliardi di metri cubi (bcm) su un consumo totale di oltre 20 bcm. Il Paese copre il resto del suo fabbisogno con 6,2 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (GNL) spediti al suo terminal di Swinoujscie, circa 4 miliardi di metri cubi di produzione locale e fino a 3 miliardi di metri cubi convogliati dalla Repubblica Ceca e dalla Germania.

Secondo quanto riporta un’analisi di Reuters, meno dell’8% del gas viene utilizzato per generare elettricità, con quasi l’80% alimentato a carbone.

GAZPROM PRINCIPALE FORNITORE DELLA BULGARIA

La Bulgaria, invece, consuma circa 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Di questi, circa il 90% è gas russo, di Gazprom, che arriva attraverso la Turchia. Sofia riceve anche piccole quantità di gas dall’Azerbaigian.

BULGARIA ALLA CANNA DEL GAS?

Guardiamo alle riserve, invece. Lo stoccaggio di gas della Polonia è pieno al 76%, con 3,5 miliardi di metri cubi.

Numeri decisamente più bassi, invece, per la Bulgaria, i cui stoccaggi sono pieni solo per il 17,6%, con 550 milioni di metri cubi.

LE ALTERNATIVE DELLA POLONIA ALLA RUSSIA

Oltre al cuscinetto fornito dagli stoccaggi, la Polonia può rifornirsi di gas attraverso due collegamenti con la Germania (anche grazie ai flussi inversi del gasdotto Yamal-Europa). Un interconnettore con la Repubblica Ceca, invece, può fornire fino a 1,5 miliardi di metri cubi all’anno.

E poi ci sono tre nuovi collegamenti che dovrebbero essere inaugurati quest’anno: un collegamento con la Lituania, con una capacità annua di 2,5 miliardi di metri cubi, uno con la Slovacchia con una capacità di 5-6 miliardi di metri cubi e un gasdotto da 10 miliardi di metri cubi con la Norvegia, che dovrebbe entrare in funzione ad ottobre.

LE OPZIONI SUL TAVOLO PER LA BULGARIA

Anche la Bulgaria ha già pronte altre soluzioni. Sofia importerà gas dalla Grecia e dalla Turchia, che potrà essere rifornito con le importazioni dai terminali GNL di questi paesi. Il paese cercherà anche delle soluzioni in accordo con l’Europa, mentre prevede la costruzione di un interconnessione con la Grecia a giugno, che dovrebbe trasportare fino ad 1 miliardo di metri cubi all’anno di gas azero.

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