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Clima

Rapporto Nazioni Unite, l’impatto dell’uomo sul clima è irreversibile

Gli scienziati hanno lanciato un allarme, avvertendo che il mondo è in pericolo poiché è vicino al riscaldamento incontrollato. Per lo studio gli esseri umani sono senza dubbio da incolpare

Un grido d’allarme giunge dalle Nazioni Unite: “Siamo vicini al riscaldamento incontrollato”. Il pianeta è in pericolo e i cambiamenti climatici saranno sempre più rapidi e frequenti. Un rapporto ha anche individuato il colpevole: gli essere umani.

IL RAPPORTO

Un grave pericolo. I livelli di gas serra nell’atmosfera sono già abbastanza alti da garantire la distruzione del clima per decenni se non secoli, avvertono gli scienziati in un rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc). Ciò si aggiunge alle micidiali ondate di calore, agli uragani giganteschi e ad altri eventi meteorologici estremi che stanno accadendo ora e che probabilmente diventeranno più gravi.

Descrivendo il rapporto come un “codice rosso per l’umanità”, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha esortato a porre fine all’uso del carbone e di altri combustibili fossili altamente inquinanti. “I campanelli d’allarme sono assordanti”, ha dichiarato Guterres in una nota. “Questo rapporto deve suonare come una campana a morto per carbone e combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta”.

Il rapporto dell’Ipcc arriva solo tre mesi prima di un’importante conferenza delle Nazioni Unite sul clima nota come Cop26 a Glasgow, in Scozia, dove le nazioni saranno sotto pressione per impegnarsi in un’azione per il clima molto più ambiziosa e ingenti finanziamenti per accompagnarla. Basandosi su oltre 14.000 studi scientifici, il rapporto fornisce il quadro più completo e dettagliato di come il cambiamento climatico stia alterando il mondo naturale e cosa potrebbe ancora accadere.

A meno che non venga intrapresa un’azione immediata, rapida e su larga scala per ridurre le emissioni, spiega il rapporto, è probabile che la temperatura globale media superi la soglia di riscaldamento di 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) entro i prossimi 20 anni. Finora, gli impegni delle nazioni per ridurre le emissioni sono stati inadeguati per abbassare il livello dei gas serra accumulati nell’atmosfera. I governi e gli attivisti hanno reagito con allarme ai risultati.

LE PREOCCUPAZIONI E LE SPERANZE

Il primo ministro britannico Boris Johnson, il cui Paese ospiterà la conferenza sul clima, ha sottolineato che il prossimo decennio sarà “fondamentale” per garantire il futuro del nostro pianeta: “Spero che il rapporto Ipcc di oggi sia un campanello d’allarme affinché il mondo agisca subito, prima di incontrarci a Glasgow a novembre per il vertice critico della Cop26”.

Le emissioni “causate inequivocabilmente dalle attività umane” hanno già fatto salire la temperatura globale media di 1,1°C rispetto alla media preindustriale e l’avrebbero aumentata di 0,5°C senza l’effetto di mitigazione dell’inquinamento nell’atmosfera, evidenzia il rapporto. Ciò significa che, anche se le società si allontanano dai combustibili fossili, le temperature saranno nuovamente innalzate dalla perdita di quegli inquinanti atmosferici.

Gli scienziati avvertono che un aumento di oltre 1,5°C al di sopra della media preindustriale potrebbe innescare un cambiamento climatico incontrollato con impatti catastrofici, come il calore così intenso che le persone muoiono solo stando all’aperto. Qualsiasi ulteriore riscaldamento aumenterà anche l’intensità e la frequenza degli estremi di caldo e delle forti piogge, nonché della siccità in alcune regioni. Poiché le temperature variano di anno in anno, gli scienziati misurano il riscaldamento climatico in termini di medie di 20 anni.

“Abbiamo tutte le prove di cui abbiamo bisogno per dimostrare che ci troviamo in una crisi climatica”, ha dichiarato la tre volte co-autrice dell’Ipcc Sonia Seneviratne, scienziata del clima all’Eth di Zurigo che dubita che firmerà per un quarto rapporto. “I responsabili politici hanno abbastanza informazioni. Puoi chiedere: è un uso significativo del tempo degli scienziati, se non viene fatto nulla?”

GLI EFFETTI DEL RISCALDAMENTO

Il rapporto non è teorico: gli effetti del riscaldamento sono tangibili. L’aumento di 1,1°C già registrato è stato sufficiente a scatenare un clima disastroso. Quest’anno, le ondate di calore hanno ucciso centinaia di persone nel nord-ovest del Pacifico e battuto record in tutto il mondo. Gli incendi alimentati dal caldo e dalla siccità stanno spazzando via intere città negli Stati Uniti occidentali, rilasciando record di emissioni di anidride carbonica dalle foreste siberiane e spingendo i greci a fuggire dalle loro case in traghetto.

“Ogni piccola parte del riscaldamento è importante”, ha spiegato il coautore dell’Ipcc Ed Hawkins, scienziato del clima all’Università di Reading in Gran Bretagna. “Le conseguenze peggiorano man mano che ci scaldiamo”. La calotta glaciale della Groenlandia è “praticamente certo” che continuerà a sciogliersi e ad innalzare il livello del mare, che salirà per secoli a venire mentre gli oceani si riscaldano ed espandono. È già troppo tardi per prevenire questi particolari cambiamenti. Il meglio che il mondo può fare è rallentarli in modo che i Paesi abbiano più tempo per prepararsi e adattarsi.

“Ora siamo impegnati su alcuni aspetti del cambiamento climatico, alcuni dei quali sono irreversibili per centinaia o migliaia di anni”, ha sottolineatto il coautore dell’Ipcc Tamsin Edwards, scienziato del clima al King’s College di Londra. “Ma più limitiamo il riscaldamento, più possiamo evitare o rallentare questi cambiamenti”.

Anche per rallentare il cambiamento climatico, spiega il rapporto, il mondo sta esaurendo il tempo. Se il mondo ridurrà drasticamente le emissioni nel prossimo decennio, le temperature medie potrebbero ancora aumentare di 1,5°C entro il 2040 e forse di 1,6°C entro il 2060 prima di stabilizzarsi. Se il mondo non riduce drasticamente le emissioni, ma continua la traiettoria attuale, l’aumento potrebbe essere di 2,0°C entro il 2060 e di 2,7°C entro la fine del secolo.

La terra non è stata così calda dall’epoca del Pliocene, circa 3 milioni di anni fa, quando apparvero i primi antenati dell’umanità e gli oceani erano 25 metri (82 piedi) più alti di oggi. Potrebbe anche peggiorare, se il riscaldamento innescasse dei circuiti di feedback che rilasciano ancora più emissioni di carbonio per il riscaldamento del clima, come lo scioglimento del permafrost artico o il deperimento delle foreste globali. In questi scenari ad alte emissioni, la Terra potrebbe arrostire a temperature di 4,4 °C superiori alla media preindustriale entro il 2081-2100.

“Abbiamo già cambiato il nostro pianeta e con alcuni di questi cambiamenti dovremo convivere per secoli e millenni a venire”, ha evidenziato il coautore dell’Ipcc Joeri Rogelj, scienziato del clima all’Imperial College di Londra. La domanda ora, si è posto, è quanti altri cambiamenti irreversibili potrebbero essere evitati. “Abbiamo ancora delle scelte da fare”. E il tempo sta per scadere.

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