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Rifiuti

Rifiuti, Bankitalia: Attuale situazione impiantistica Roma sottodimensionata. Produzione 549 kg a testa nel 2020

Secondo Bankitalia “il minore livello di raccolta differenziata dei rifiuti nel Comune di Roma è connesso con la carenza di moderni centri di raccolta, in particolare di quelli dedicati alla frazione organica”

“In base ai dati del Catasto dei rifiuti dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (ISPRA), nel 2020 l’Italia ha prodotto 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari a 488 kg per abitante (505 nell’Unione europea), in lieve calo negli ultimi dieci anni. La produzione pro capite di Roma Capitale, pari a 549 kg per abitante, è risultata più elevata rispetto agli altri due Comuni più popolosi d’Italia (Milano e Napoli) e alla media italiana. È quanto emerge dal Rapporto della Banca d’Italia sulle economie regionali per quanto riguarda il Lazio. Dal report emerge che “la produzione media di rifiuti nella Regione Lazio (492 kg per abitante) è invece in linea con il dato nazionale. Il livello più elevato di rifiuti urbani pro capite nella Capitale, rispetto alle altre città di confronto, è in larga parte dovuto ai flussi turistici: secondo i dati ISPRA, nel 2017 la quota pro capite di rifiuti urbani attribuibili al turismo era a Roma pari al 14,7 per cento (a Milano l’11,5, a Napoli il 4,7 e in Italia il 9,5). Anche la maggiore presenza di uffici pubblici, che incrementano il pendolarismo in entrata, contribuisce ad incrementare la produzione di rifiuti urbani”.

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

“La raccolta differenziata di rifiuti urbani, in quantità elevate e di buona qualità, è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di economia circolare fissati a livello europea. Essa è significativamente cresciuta in Italia nell’ultimo decennio, passando dal 35 al 63 per cento del totale di rifiuti urbani prodotti – sottolinea ancora Bankitalia nel report -. Tra il 2010 e il 2015 nel Comune di Roma la percentuale di raccolta differenziata è raddoppiata; in seguito si è sostanzialmente stabilizzata rimanendo sensibilmente al di sotto delle quote dell’Italia e di Milano ma più elevata rispetto a quella del Comune di Napoli; nel complesso della regione si osserva una crescita ancora più marcata (dal 17 al 53 per cento nell’ultimo decennio), tuttavia la percentuale di raccolta differenziata resta fra le più basse nel confronto con le altre regioni italiane”.

CARENZA DI MODERNI CENTRI DI RACCOLTA

Secondo Bankitalia “il minore livello di raccolta differenziata nel Comune di Roma è connesso con la carenza di moderni centri di raccolta, in particolare di quelli dedicati alla frazione organica, che si riflette anche nello scarso sviluppo rispetto al resto del Paese della raccolta ‘porta a porta’, ferma dal 2016 ad una quota del 33 per cento delle utenze servite (a Milano la copertura arriva al 100 per cento, a Napoli al 58)”.

ROMA SI DISTINGUE PER LA RACCOLTA DI CARTA E CARTONE

Con riferimento alle frazioni merceologiche, “Roma si distingue per la raccolta differenziata di carta e cartone, con quote sul totale superiori al dato nazionale; si colloca, invece, sotto la media per la frazione organica; una quota molto bassa si rileva anche per la raccolta differenziata della plastica: il 3,1 per cento, rispetto all’8,6 dell’Italia, all’11,8 di Milano e all’11,4 di Napoli. Inoltre, il deficit di impianti di trattamento e smaltimento, dedicati in particolare alla frazione organica, non agevola possibili incrementi di quantità di raccolta differenziata”, evidenzia ancora il report.

IL TRATTAMENTO E LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI A LIVELLO REGIONALE

Per quanto riguarda il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti “la presenza sul territorio (regionale, provinciale e comunale) di dotazioni impiantistiche finalizzate al ciclo di trattamento e allo smaltimento dei rifiuti urbani, in particolare quelle dedicate ai rifiuti organici, condiziona l’efficacia del servizio e l’efficienza della gestione. Attualmente, in Italia sono presenti 673 impianti di diversa tipologia. Nel Lazio sono 37, nel territorio metropolitano romano 20 (in Lombardia, gli impianti sono 117, nell’area metropolitana milanese)”.

SITUAZIONE IMPIANTISTICA DI ROMA SOTTODIMENSIONATA

In sostanza “l’attuale situazione impiantistica risulta sottodimensionata al trattamento delle quantità di rifiuti prodotti e non consente alla Capitale di essere autosufficiente soprattutto per quanto attiene alla raccolta differenziata. In base ai dati relativi al 2019 le principali tipologie di rifiuti differenziati raccolti nel Comune di Roma sono quasi interamente trattati al di fuori dell’area metropolitana (quasi un quinto della frazione organica è inviata al di fuori della provincia, i tre quarti al di fuori della regione; quasi i tre quarti della frazione multi-materiale è invece trattato in impianti collocati sul territorio regionale, un sesto circa al di fuori). La carenza infrastrutturale è meno evidente con riferimento ai rifiuti indifferenziati (circa il 9 per cento della raccolta viene trattato in Abruzzo e il 22 nelle altre province laziali)”.

UNA SITUAZIONE COMUNE A TUTTI I COMUNI DEL LAZIO

L’insufficienza di infrastrutture per il trattamento dei rifiuti riguarda in generale tutti i Comuni del territorio regionale: “Il Lazio esporta in regioni non limitrofe il 15,3 per cento della frazione organica da raccolta differenziata (una quota superata solo dalla Regione Campania con il 23,6 per cento), mentre la quota di rifiuti prodotti da impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) conferita all’estero ammonta a circa l’11 per cento di quella nazionale (quella della Lombardia è pari al 2 per cento, mentre quella della Campania è pari al 64) – evidenzia il report di Bankitalia -. Infine, il recupero energetico derivante dagli impianti di trattamento delle frazioni organiche risulta molto basso: 0,6 metri cubi di biogas all’anno per abitante, rispetto ai 6 dell’Italia e ai 15 della Lombardia; l’energia elettrica recuperata è pari a 0,9 Kw/h all’anno per abitante (in Italia e Lombardia, rispettivamente, 7,4 e 14)”.

GLI INVESTIMENTI DEL PNRR

Per quanto concerne invece gli investimenti per gli impianti “il PNRR ha assegnato consistenti risorse per il miglioramento della gestione dei rifiuti, destinando 1,5 miliardi di euro (per il 60 per cento riservati ai Comuni del Centro e del Mezzogiorno) all’adeguamento della rete di impianti di gestione e di trattamento dei rifiuti. Gli investimenti mirano a colmare le differenze di capacità impiantistica e di standard qualitativi tra le diverse aree del territorio nazionale allo scopo di conseguire gli obiettivi di differenziare almeno il 65 per cento dei rifiuti urbani e di contenere nei limiti del 10 per cento la quota avviata in discarica entro il 2035, come previsto dalla normativa europea e da quella nazionale. A tal fine il Ministero della Transizione Ecologica ha emanato alcuni bandi destinati alle suddette finalità (Missione 2, Investimento M2C1.1.I.1.1 del PNNR). L’Amministrazione capitolina ha autorizzato la partecipazione di AMA ai bandi, sia per la realizzazione di 10 nuovi centri per la raccolta differenziata sia per la realizzazione di due nuovi impianti di digestione anaerobica e di due nuovi impianti per la selezione e valorizzazione di carta e plastica. Il costo totale ammonta a circa 192 milioni di euro, di cui 133 finanziati dal PNRR e 59 da AMA”.

I COSTI DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

Infine i costi di gestione dei rifiuti urbani: “Nel 2019 il costo di gestione era pari in Italia a 177 euro per abitante, di cui 56 per i rifiuti indifferenziati e 57 per quelli differenziati; a Roma era nettamente più elevato e pari a 259 euro per abitante, di cui, rispettivamente, 91 e 71 per gli indifferenziati e differenziati (a Milano, rispettivamente, 225, 62 e 51 euro). Nell’ultimo decennio, a fronte di un diffuso calo della produzione di rifiuti urbani, solo il Comune di Milano ha ridotto i costi di gestione per abitante (del 5 per cento; a Roma e in Italia, rispettivamente, sono aumentati del 3 e 12 per cento) e contenuto quelli per ogni kg di rifiuti prodotto (in crescita del 6 per cento; a Roma e in Italia, rispettivamente, dell11,5 e del 18,7 per cento). In base ai dati dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale, nel 2020 la tariffa di igiene urbana (Ta.Ri.) pagata da una famiglia romana tipo (famiglia media di 3 persone che vive in 120 mq di abitazione e che non gode di agevolazioni), pari a 452 euro l’anno, è risultata la seconda più onerosa tra le grandi città italiane (inferiore solo a quella di Napoli, pari a 503 euro, ma più elevata rispetto a quella di Milano, pari a 426 euro l’anno)”, ha concluso il rapporto di Bankitalia.

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