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Rifiuti Assoambiente Su Report Ispra

Perché l’Italia sui rifiuti è migliorata ma ancora non abbastanza. Report Assoambiente

Secondo il rapporto di Ispra, nel 2022 la produzione di rifiuti è diminuita dell’1,8%, superando il tasso nazionale del 65%. Ma il riciclo effettivo è ancora sotto il 50%

Bicchiere mezzo pieno e quindi anche mezzo vuoto. Il panorama sulla gestione dei rifiuti emerso dal rapporto Ispra 2023 sul 2022 presenta “più luci che ombre”, secondo Assoambiente.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI NEL 2022

Ne avevamo scritto anche su questo giornale a fine anno. “Nel 2022, la produzione nazionale dei rifiuti urbani – poco più di 29,1 milioni di tonnellate – non è allineata all’andamento dei principali indicatori socioeconomici: a fronte di incrementi del PIL e delle spese delle famiglie (rispettivamente, del 3,7% e 6,1%), i rifiuti urbani diminuiscono in tutte le macroaree geografiche. Nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, tra 2021 e 2022 si registra invece un lieve incremento dello 0,4%”.

Il report aveva poi sottolineato che “è in aumento la raccolta differenziata nazionale che si attesta al 65,2% della produzione totale. Le percentuali più alte si registrano in Veneto, con il 76,2%, e in Sardegna (75,9%). Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%), che nell’ultimo quinquennio fa registrare un aumento di 22 punti percentuali”.

Quanto al riciclo, la quota è ancora sotto al 50%: 49,2%. “In crescita rispetto al precedente anno (48,1%) ma non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è peraltro ben più ambizioso e pari al 65%)”. Sugli imballaggi, invece, su cui l’Ue deciderà a fine gennaio nel trilogo “tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica che comunque è prossima all’obiettivo (48,9% a fronte di un obiettivo del 50%)”.

I PUNTI POSITIVI REGISTRATI DA ASSOAMBIENTE

Secondo Chicco Testa di Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche), di positivo c’è “la riduzione dei rifiuti, il raggiungimento dell’obiettivo di raccolta differenziata, l’aumento di produzione energetica sia dagli inceneritori che dei digestori anaerobici, la stabilizzazione dei costi”.

“Partendo dalle good news, nel 2022 la produzione di rifiuti urbani in Italia è diminuita: 29,1 milioni di tonnellate contro le 29,6 del 2021. Una contrazione dell’1,8% registrata in un anno di espansione economica con il Pil a +3,7% e i consumi finali delle famiglie a +6,1%. Il fenomeno riguarda praticamente tutte le Regioni e in particolar modo la Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia”.

“L’Italia ha superato finalmente, con 10 anni di ritardo, l’obiettivo di raccolta differenziata del 65% prevista dalla legge al 2012. Interessante anche la graduale, ma costante convergenza del tasso di raccolta differenziata fra le diverse regioni: mentre le regioni del Nord “leader” si stanno ormai stabilizzando intorno al 75%, le regioni più arretrate hanno ormai tutte superato il tasso del 50%”, aggiunge nel commento.

LE CRITICITA’ E I MARGINI DI MIGLIORAMENTO

Quanto ai punti critici dove migliorare, per Assoambiente “resta preoccupante l’aumento dell’export di rifiuti, il mancato aumento del tasso di incenerimento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo relativo al tasso di riciclo effettivo, l’ancora elevato valore della circolazione infraregionale, l’alto tasso di conferimento in discarica”.

In più, “pur a fronte di una crescita della raccolta, l’Italia non ha superato ancora l’obiettivo del 50% di riciclo effettivo previsto dalla direttiva Europea al 2020 fermandosi al 49,2 %. La qualità dei materiali raccolti in forma differenziata quindi è peggiorata nel tempo, forse un po’ di stanchezza da parte dei cittadini cui le politiche ambientali stanno chiedendo continue modifiche di comportamento e per l’effetto del diffondersi del porta a porta. Sono quindi aumentati gli scarti del riciclo, passati da 4,6 milioni di tonnellate a 4,8”.

Sulle discariche e gli inceneritori, infine, Testa rileva che “l’uso della discarica come sistema di smaltimento è diminuito, ma di poco, passando da 5,6 milioni tonnellate a 5,2 (dal 19% al 17,8%). L’uso della discarica si è dimezzato dal 2013 al 2022, ma è ancora lontano dall’obiettivo di un quantitativo massimo per i rifiuti urbani del 10% al 2035, specie in alcune regioni (Sicilia, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata) con tassi superiori al 30 %. Preoccupa il dato di aumento dell’uso della discarica di alcune Regioni rispetto al 2021: Piemonte, Lazio, Abruzzo”. ma “la riduzione nell’uso di inceneritori e discariche ha alimentato però l’aumento dell’export fuori Italia (+30%, da 550.000 a 830.000 tonnellate). Abbiamo mandato all’estero l’equivalente dei rifiuti gestiti da due impianti di incenerimento medio grandi. Ancora consistente è anche il flusso di export infraregionale, tra cui i rifiuti avviati a discarica in impianti fuori dalla regione di origine che sono stati pari a 492.000 tonnellate”.

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