Rappresentanti di CGIL, CISL, ANEV, AERO, Unione Geotermica Italiana, Italia Solare e Alleanza per il Fotovoltaico sono intervenuti in audizione alla Camera per discutere di due importanti direttive Ue sulla produzione di energia da fonti rinnovabili
Energie rinnovabili, impegni climatici e rischio deindustrializzazione. Questi i principali temi di cui si è discusso oggi in Commissione Ambiente alla Camera, dove le Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive, hanno svolto audizioni nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2023/2413, che modifica la direttiva (UE) 2018/2001, il regolamento (UE) 2018/ 1999 e la direttiva n. 98/70/CE per quanto riguarda la promozione dell’energia da fonti rinnovabili e che abroga la direttiva (UE) 2015/652 e dello schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 25 novembre 2024, n. 190, recante disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
IL RITARDO DELL’ITALIA SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA
Simona Fabiani, responsabile Politiche Clima, Territorio, e Ambiente di CGIL, ha lanciato l’allarme, spiegano che “il nostro Paese “è in grave ritardo rispetto alla transizione energetica”, e l’atto di governo 324 “conferma un’impostazione del governo che rallenta la transizione, poiché consolida l’obiettivo nazionale di energia da fonti rinnovabili al 2030 del 39,4%, già previsto dal PNIEC, a fronte di un obiettivo europeo del 42,5%, che aspira al 45%”. Per Fabiani, questo target “insufficiente e inadeguato condanna l’Italia ad alti costi energetici, problemi di inquinamento e salute pubblica, arretratezza tecnologica e perdita di opportunità industriali e occupazionali legate allo sviluppo delle nuove filiere. Il problema principale per i costi energetici e per la competitività in Europa è l’eccessiva dipendenza dalle importazioni di gas. I prezzi dell’elettricità in Europa sono circa due volte e mezzo più alti rispetto a quelli degli Stati Uniti, e quelli del gas quasi quattro volte superiori. Un divario che influenza gli investimenti delle imprese e alimenta rischi di progressiva deindustrializzazione. Il rischio di deindustrializzazione non è determinato dalla decarbonizzazione, ma dalla dipendenza dalle fonti fossili, ancora di più oggi che si sono diversificate le importazioni”.
L’IMPORTANZA DELLE LEGGI UE PER L’AUTONOMIA STRATEGICA E LA COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA
Per Cosimo Colonna, componente del Dipartimento Politiche energetiche della CISL, lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2023/2413 lo schema di decreto legislativo concernente disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 25 novembre 2024 n. 190 “sono due norme diverse, ma strettamente collegate, perché in fondo hanno la stessa finalità, quella di allineare il sistema nazionale agli impegni climatici fissati a livello europeo per il 2030 e il 2050 e, contemporaneamente, dare un forte impulso allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile”.
“Per noi – ha spiegato Colonna – questi temi vanno anche legati alla possibilità di raggiungere, sia dal punto di vista nazionale che europeo, la questione dell’autonomia strategica e la competitività del sistema. È importante che queste norme siano in qualche modo collegate al sistema delle filiere produttive e al sistema industriale, altrimenti il rischio è quello di lavorare su un aspetto, ma non tenere conto l’insieme del sistema manifatturiero italiano.
Sulla direttiva RED III, il rappresentante della CISL ritiene che rappresenti “un passaggio strutturale rispetto al tema delle rinnovabili: rafforza il ruolo non solo nel settore elettrico, ma anche nei consumi di riscaldamento e raffreddamento”. Colonna ha sottolineato anche l’importanza dell’ampliamento del ruolo del GSE, che “non tratterà solo la gestione degli incentivi, ma dovrebbe affiancare anche le funzioni di controllo della tracciabilità, raccolta dati e monitoraggio”. Un aspetto ritenuto molto importante, poiché “è sempre più evidente la necessità di un rafforzamento del presidio pubblico all’interno del sistema elettrico. La privatizzazione del sistema elettrico negli ultimi anni non ha dato grandi risultati, in particolare per gli utenti finali. Questo rafforzamento dovrebbe avere come obiettivo una maggiore attenzione all’utente finale, dal normale cittadino all’impresa”.
LE PROPOSTE PER IL SETTORE GEOTERMICO ITALIANO
E’ intervenuto poi Paolo Basile, componente del Consiglio direttivo dell’Unione Geotermica Italiana (UGI). Dopo aver ricordato che nel marzo scorso a Roma si è tenuto il Forum Nazionale della Geotermia, “a cui hanno partecipato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso”, Basile ha spiegato che, “a fronte della peculiarità dell’energia geotermica, risorsa strategica nazionale, rinnovabile, continua e pulita, e al fine di incentivare la produzione geotermoelettrica – che rende la rete stabile e per stimolare gli investimenti privati – sono stabiliti un decreto da emanare e con regolamenti GSE, incentivi per la perforazione di nuovi pozzi geotermici che prevedono fondi assicurativi dalla mitigazione del rischio di insuccesso del primo pozzo esplorativo che risultasse non produttivo”.
LA QUESTIONE DEGLI ITER AUTORIZZATIVI PER GLI IMPIANTI RINNOVABILI
Per il presidente di AERO, Fulvio Mamone Capria, “la direttiva fissa innanzitutto una sfida, quella del raggiungimento di almeno il 42,5% di energia da fonte rinnovabile nel consumo finale lordo, ma anche di semplificare le procedure burocratiche che sono dietro l’autorizzazione di nuovi impianti, di dichiarare lo sviluppo delle rinnovabili e degli impianti di stoccaggio di prevalente interesse pubblico e di sviluppare un potenziale di queste rinnovabili in determinati settori chiave”.
Per quanto concerne il tema dello sportello unico, secondo Mamone “in Italia ci sono troppi attori che devono decidere sulle autorizzazioni legate agli impianti da fonti rinnovabili. Il tema della digitalizzazione, anche qui in ritardo, nonostante ci siano dei lavori importanti, anche presso il GSE, per avere una sorta di soggetto unico ed evitare che ogni ambito territoriale abbia il proprio sistema di digitalizzazione”. Infine, la questione degli iter autorizzativi: “c’è una necessità di scadenze chiare: tutti i Paesi dell’Unione europea devono poter far approvare entro due anni i progetti in fase di valutazione di impatto ambientale, ma sappiamo benissimo che le scadenze invece non sono allineate con questa tempistica”, ha concluso.
LA POSIZIONE DI ANEV SUL TESTO UNICO SULLE RINNOVABILI
Il presidente di ANEV, Simone Togni, si è soffermato sul tema della pubblica utilità e dell’utilizzo della PAS semplificata: “la Procedura Autorizzativa Semplificata e l’autorizzazione unica andrebbero chiarite meglio, in modo da consentire il loro utilizzo, in particolare con le procedure espropriative. Poi c’è una serie di elementi che vanno chiariti relativamente alle definizioni del provvedimento stesso, che rischiano di lasciare delle falle rispetto all’interpretazione stessa, in particolare per quanto riguarda le volumetrie di servizio e l’avvio della realizzazione dei procedimenti”. Sull’articolo 5, ha aggiunto Togni, “segnaliamo l’aspetto relativo all’integrazione dei modelli unici semplificati della piattaforma SUER e quindi la possibilità che dovrebbe essere data prima dell’avvio della realizzazione degli interventi, o comunque entro pochi giorni dall’entrata in esercizio dell’impianto, in maniera da dare certezza procedurale e ridurre il rischio da parte di contestazione da parte dei Comuni”.
IL RUOLO DELL’ENERGIA SOLARE NEL MIX ENERGETICO ITALIANO
“Il fotovoltaico è la fonte di energia che riesce più di ogni altra ad abbassare il prezzo dell’energia”. Ne è convinto Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. Nel ricordare le recenti aste FER X per gli impianti fotovoltaici sopra 1 MW e MACSE per gli impianti di stoccaggio, ha spiegato: “il prezzo basso di queste aste dipende molto anche dalla possibilità di autorizzare gli impianti. Il testo che andiamo ad approfondire è quindi fondamentale: ci sono dei correttivi assolutamente necessari, perché il risultato che vediamo non va bene. Chiediamo alla Commissione europea di essere estremamente attenta. Noi abbiamo fatto un lavoro molto puntuale, perché con questo tipo di documento il rischio è che alla fine l’energia, nelle bollette di famiglie e imprese, costi di più”.
RENDERE L’ITALIA PIÙ SOVRANISTA SULLA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA
È intervenuto infine il portavoce di Alleanza per il Fotovoltaico, Filippo Fontana, che appoggia “con favore” lo schema di attuazione e recepimento della direttiva RED III: “stiamo alzando nuovamente gli obiettivi sulle rinnovabili nel nostro Paese, portandoli al 39%, un numero comunque inferiore rispetto alla media europea. Dovremmo vederla come un’opportunità di abbassare i costi e di rendere il nostro Paese più sovranista rispetto alla produzione di energia elettrica e a non dipendere da fonti esterne”.
Sulle concessioni “capiamo la ratio della norma: è chiaro che, per iniziare un’attività di autorizzazione per un impianto offshore o un impianto idroelettrico, bisogna avere delle concessioni prima di iniziare l’iter autorizzativo, ma questo non dovrebbe valere per un impianto fotovoltaico di grande taglia, dove il titolo sul terreno è conseguito privatamente. Si inizia un iter autorizzativo, durante l’iter vengono coinvolti tutti gli enti partecipanti – che sono gli enti che poi devono dare la concessione -, a fine iter autorizzativo viene definito il tracciato del cavidotto o il confine di dove stare o non stare l’impianto e, successivamente, vengono date le concessioni. Questa normazione è già stata messa in atto da alcune Regioni, che non avviano procedimenti autorizzativi senza avere le concessioni previe. Questo è un aggravio enorme anche per la Pubblica Amministrazione, che deve fare due volte un percorso di concessione”.


