L’esecutivo punta a chiudere la revisione entro fine settembre, ma finora solo pochi ministri hanno completato il documento sullo stato di avanzamento del PNRR, necessario per decidere quali progetti salvare e quali rimuover per non sprecare i fondi europei
Le pale eoliche e i pannelli solari industriali potrebbero essere installati nei grandi parcheggi, lungo le autostrade, oppure al posto di una discarica o di una fabbrica o un’altra struttura dismessa. Saranno le Regioni a dover indicare le superfici che potranno godere di un iter accelerato (e agevolato) per la costruzione e l’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili (fotovoltaici, idroelettrici e a biometano), seguendo le indicazioni previste dal nuovo decreto ministeriale sulle aree idonee.
TRE MINISTERI AL LAVORO SUL NUOVO DECRETO AREE IDONEE PER LE RINNOVABILI
I tre Ministeri coinvolti (Ambiente, Agricoltura e Cultura) stanno lavorando alla revisione del documento, dopo che, lo scorso maggio, il Tar ha annullato alcune parti del decreto già varato. Il nuovo testo individua “un insieme minimo di aree idonee”, con l’obiettivo di garantire una scelta uniforme sul territorio nazionale.
La lista contiene le superfici adiacenti alle autostrade (entro 300 metri), quelle destinate alla logistica e alle attività industriali e commerciali, così come gli invasi idrici e i bacini di cave e miniere dismesse. A queste aree vanno poi aggiunti i beni del demanio pubblico (incluso quello militare), le cave abbandonate, le discariche, gli impianti e i siti di FS e delle società autostradali.
I DUE OBIETTIVI DEL DECRETO AREE IDONEE
L’individuazione delle aree idonee è legata a due grandi obiettivi: il primo è quello della decarbonizzazione del Green Deal e della riuscita del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC), che prevede una potenza aggiuntiva di 80 GW da fonti rinnovabili al 2030 rispetto al 31 dicembre 2020.
Il secondo traguardo coinvolge invece il PNRR. Il nuovo decreto sulle aree idonee permetterà infatti all’Italia di realizzare una delle riforme più importanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza: la semplificazione delle procedure autorizzative per le energie rinnovabili.
La revisione del provvedimento conferma che le Regioni avranno 180 giorni di tempo per individuare le aree idonee, pena il rischio di essere commissariate. Infine, a seguito dei rilievi del Tar, i governatori dovranno garantire la salvaguardia delle procedure in corso alla data di entrata in vigore dei provvedimenti regionali.
IL GOVERNO VUOLE ACCELERARE SUL PNRR, MA I MINISTERI NON COLLABORANO
Per quanto riguarda il PNRR, il Governo sta cercando di congelare i fondi e salvare i progetti non completati. L’esecutivo punta a chiudere la revisione entro fine settembre, ma finora solo pochi ministri hanno completato il documento sullo stato di avanzamento del Piano, necessario per decidere quali progetti salvare e quali rimuover per non sprecare i fondi europei. Secondo La Repubblica, la premier Giorgia Meloni ha inviato un ultimatum ai ministri inadempienti.
I tecnici italiani e dell’Ue stanno spingendo per arrivare a un accordo sulla maggior parte delle modifiche, prima dell’invio della proposta di revisione, prevista a fine mese. In questo modo il Governo potrebbe incassare il via libera della Commissione europea entro ottobre, avendo circa dieci mesi di tempo per completare il nuovo Piano.
Gestire le modifiche al PNRR è però un compito affatto semplice, senza disporre dei documenti che certificano lo stato di avanzamento dei progetti finanziati dai fondi assegnati ad ogni Ministero. Come riporta La Repubblica, infatti, ad oggi solo pochi ministri hanno inviato tutta la documentazione necessaria.