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Rinnovabili, Togni (Anev): La sfida principale è raggiungere gli obiettivi del Pniec

Quali sono i risultati dell’eolico in Italia e quali le problematiche maggiori. Intervista a Simone Togni, presidente di ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento

Recentemente è stato eletto all’unanimità presidente di ANEV. Quali sono le principali sfide dell’Associazione per i prossimi tre anni?

Le principali sfide che ANEV ha davanti sono sicuramente quelle relative a far sì che l’Italia possa realizzare gli obiettivi del PNIEC. Obiettivi che, seppur non sufficienti a raggiungere quei livelli di decarbonizzazione necessari a combattere i cambiamenti climatici, sono comunque indispensabili almeno ad invertire il trend. L’eolico ha infatti avuto un rallentamento nelle installazioni: ciò non permette la realizzazione dei piani definiti in maniera coerente a livello europeo.

Noi crediamo fermamente che questo periodo necessiti di molto coraggio. Abbiamo deciso che questo triennio vogliamo percorrerlo con chi la pensa come noi, per fare fronte comune. Il mondo delle rinnovabili è ormai maturo. È corretto cercare di fare squadra con le associazioni ambientaliste e di settore per affrontare insieme le sfide, che causeranno comunque qualche turbolenza.

E quali sono i risultati raggiunti dall’eolico in Italia?

I risultati dell’eolico in Italia non sono soddisfacenti. Siamo lontani dai numeri necessari: i livelli attuali sono circa un terzo di quelli di alcuni anni fa. Stiamo rallentando. Il mini-eolico, ad esempio, è uno dei settori che andrebbe incentivato di più. A differenza del fotovoltaico, però, è stato escluso dalla possibilità di accedere all’Ecobonus.

Al vostro convegno del 15 giugno scorso si è parlato molto della necessità di eliminare quegli ostacoli burocratici che impediscono lo sviluppo del settore eolico. Ritiene soddisfacente l’impegno del governo in questo senso con il decreto Semplificazioni?

Al momento no. È sicuramente giusta l’idea di un provvedimento organico per la semplificazione della burocrazia, una necessità più generale del nostro Paese. Il punto è che il testo che abbiamo conosciuto manca di incisività: speriamo tutti che nel passaggio parlamentare questo governo possa ritrovare quel coraggio di cui più volte ha detto di voler essere portatore.

Ciò che c’è nel decreto è positivo, ovviamente, ma è lontano dall’essere ciò che serve. Una semplificazione seria prevederebbe la rimozione degli ostacoli che ancora esistono, e che sono quelli che mettono alcune tutele costituzionali l’una contro l’altra. Negli ultimi anni la tutela del paesaggio è sempre stata prevalente, mentre ci si è dimenticati dell’aspetto relativo alla salute: l’Organizzazione mondiale della sanità parla di 80mila morti l’anno in Italia per l’inquinamento atmosferico. È evidente che la salute non debba essere considerata meno importante.

Al di là degli ostacoli normativi, quali sono – se ci sono – le altre problematiche del settore eolico italiano?

Le opposizioni sono sempre molto rumorose anche se poco rappresentative. Le indagini demoscopiche condotte negli ultimi anni hanno infatti restituito risultati incoraggianti: l’eolico e il fotovoltaico sono le fonti con la maggiore percentuale di accettabilità sociale, del 75-80 per cento circa.

Il decreto 387 del 2003 prevedeva una importante campagna di informazione per far conoscere le rinnovabili alla popolazione. Iniziative del genere sono indispensabili. I settori delle rinnovabili si scontrano con lobby potentissime, quelle dei combustibili fossili, che pur difendono i loro interessi legittimi. Noi difendiamo una scelta che è giusta per il Paese in termini di ambiente, di indipendenza energetica, di produzione elettrica.

Ma sull’eolico circolano informazioni fuorvianti: ad esempio, si ripete spesso che gli impianti facciano rumore o che uccidano gli uccelli. Ma basta portare le persone sotto un impianto eolico per farle rendere conto che gli impianti sono in realtà silenziosi. L’aspetto comparativo, poi, è fondamentale: quando si afferma che una pala eolica è rumorosa, per esempio, bisogna paragonarla con le alternative. Bisogna analizzare i pro e i contro di tutte le fonti energetiche: quanto costano, cosa comportano, quali sono i meccanismi di smaltimento. E da questo confronto l’eolico ne esce vincente. Non a caso, nel mondo, è la fonte che viene installata più di tutte le altre.

È normale che le lobby dei combustibili fossili lottino per i loro interessi. Ecco perché riteniamo che sia fondamentale avere un soggetto terzo, imparziale, capace di orientare la politica del Paese.

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