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Salvini fa slittare ddl concorrenza, De Meo (Renault): Investiremo in Italia. Che c’è sui giornali

Salvini fa slittare ddl Concorrenza per le concessioni autostradali, De Meo (Renault) promette investimenti in Italia, Urso: “A giorni sarà attivo portale Transizione 5.0 per imprese”. La rassegna stampa Energia

Salvini vuole concessioni autostradali “sovraniste” e fa slittare il dll Concorrenza, contravvenendo alle richieste di Bruxelles di accelerare sulla legge per rispettare le regole comunitarie. Una partita importante, se pensiamo che il premio sono i 18,2 miliardi della settima rata del Pnrr. Luca de Meo, presidente e amministratore delegato di Renault, promette investimenti in Italia, a patto che non si trovi davanti a una porta chiusa. L’elettrificazione rappresenta parte del futuro, secondo De Meo, ma bisogna valutare anche il contributo dei biocarburanti. “Nei prossimi giorni Transizione 5.0 dovrebbe essere pienamente operativo con il portale che permetterà a ciascuna impresa di prenotare la partecipazione al piano», ha detto Urso, collegato on line al seminario, che ha avuto il record di 2.800 partecipanti”, ha annunciato ieri Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.

AUTOSTRADE, SALVINI FA SALTARE LEGGE CONCORRENZA

“«Io una riforma spezzatino non la faccio». Io, Matteo Salvini. Punta i piedi sulle concessioni autostradali, che vuole sovraniste. Chiede tempo, sperando di convincere l’Europa che intanto ha messo in fila dubbi e correzioni. Tira dritto, in solitaria dentro il governo. Anche a costo di far slittare il via libera alla legge sulla concorrenza – il veicolo della riforma – che proprio Bruxelles vuole invece celere, oltre che in linea con le regole comunitarie. E poco importa al leader della Lega se in ballo c’è la settima rata del Pnrr che vale 18,2 miliardi. La linea è tracciata: rinviare per non arretrare. Anche perché l’impuntatura è legata a una promessa fatta mesi fa. Reiterata e incompiuta: evitare che i pedaggi autostradali si trasformino in un salasso per chi viaggia. (…) Le aspettavano anche i tecnici del pre-Consiglio, riunito in mattinata. Ma l’attesa è stata vana. I funzionari di Palazzo Chigi ricontattano i colleghi del Mit, il dicastero delle Infrastrutture guidato da Salvini. La risposta è negativa: i testi non sono ancora pronti, bisogna continuare a dialogare con la Commissione europea. Un’alternativa c’è: far avanzare solo alcune disposizioni, nello specifico lo stop ai rinnovi automatici delle concessioni e la riduzione dei contratti in house . Ma il vicepremier leghista non vuole una riforma “spezzatino”. L’all-in prevede lo sdoganamento della cosiddetta “Spalma-lavori”.”, si legge su La Repubblica.

“Il disegno di Salvini non finisce qui. Vuole nazionalizzare il “modello Pedemontana”. Alla scadenza delle concessioni toccherebbe allo Stato riscuotere i pedaggi su tutto il territorio nazionale, per poi girare un canone ai concessionari per i lavori. Ma i pedaggi dipendono dall’andamento del traffico: gli incassi potrebbero risultare inferiori rispetto a quelli stimati. Al contrario, il canone da assicurare ai concessionari è fisso. Per l’Ue tutto questo si traduce nel pericolo di un buco nei conti pubblici. Per questo Salvini deve tirare il freno a mano. La premier abbozza. Non Carlo Deodato, segretario generale di Palazzo Chigi. Così la legge sulla concorrenza non la chiuderemo mai, è lo sfogo raccolto da alcuni presenti a pochi minuti dall’avvio del Cdm. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso vuole accelerare per incassare «una soluzione strutturale sui dehors» che eviterebbe l’ennesima proroga per i tavolini all’esterno di bar e ristoranti. Ma anche lui deve prendere atto dell’atteggiamento di Salvini. Il rischio è legato ai tempi: la legge va portata a traguardo in Parlamento entro la fine dell’anno”, continua il giornale.

AUTO, DE MEO (RENAULT): “INVESTIREMO IN ITALIA, ELETTRICO PROGRESSO”

“«Quando si è deciso, due anni fa, la posizione della Francia e quella del Gruppo Renault era che il 2035 era troppo presto e che avremmo dovuto puntare piuttosto al 2040 — risponde al Corriere e a un gruppo ristretto di quotidiani europei Luca de Meo, presidente e amministratore delegato di Renault e presidente dell’Associazione dei costruttori europei di auto (Acea) —. Chiedemmo anche di rispettare il principio della neutralità tecnologica e che il per il calcolo delle emissioni di CO2 si considerasse l’intero ciclo di vita dell’auto. Non solo la CO2 che esce dal tubo di scappamento. Su questi tre argomenti non ho cambiato idea. Abbiamo bisogno di un po’ più di flessibilità nel calendario delle scadenze. Ma non va strumentalizzato l’attuale rallentamento del mercato per abbandonare l’obiettivo. Sarebbe un grave errore strategico». (…) «L’industria europea dell’auto ha investito decine di miliardi di euro in questa transizione. Li buttiamo dalla finestra? No. Il potere politico non può cambiare idea in un momento in cui tutti i nostri sforzi si stanno concretizzando con l’arrivo di nuovi modelli. Non dobbiamo rifiutare il progresso».(…) l’elettrificazione delle auto fa parte del progresso. Le auto di nuova generazione, quelle che regalano un’esperienza completamente diversa grazie a nuove architetture software, con possibilità di fare aggiornamenti da remoto, sono tutte elettriche al 100%. La questione è il ritmo. Rispetto ciò che decide il legislatore. Ma passare dal 10% di quota di mercato per i veicoli elettrici al 100% in 12 anni è davvero molto complicato»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“«Parlate tutti del 2035, ma prima bisogna guardare alle scadenze del 2025 e 2030. La gran parte dei Paesi finora non ha superato una quota di mercato del 5% con i modelli elettrici, mentre ai produttori si chiede di superare il 20% l’anno prossimo e il mercato europeo in generale è al 15%. L’ecosistema deve andare avanti insieme». (…) «La realtà è che purtroppo le norme europee sull’auto sono state fatte senza un’analisi esaustiva degli impatti. Oggi l’idea di una strategia industriale è più presente: mi dà speranza. Ma non possiamo perdere altro tempo». (…) «L’auto elettrica è solo una delle soluzioni. Non dimentichiamo che le norme sulla CO2 riguardano i nuovi modelli, mentre non si considera mai il numero di auto in circolazione. Anche se vendessimo 15 milioni di auto elettriche in dieci anni, il parco auto in Europa sarà comunque di 280 milioni. Serviranno almeno 20 anni per completare la transizione. Avrebbe dunque senso, allo stesso tempo, accelerare la ristrutturazione del parco auto esistente». (…) «Tra gli standard Euro 1 e 6 abbiamo ridotto gli inquinanti del 90% e l’efficienza energetica è notevolmente migliorata. Va quindi reso più semplice per i consumatori rinnovare la propria auto. E dobbiamo valutare cosa fare sui tipi di carburante. Perché nei prossimi 10 anni non ci saranno abbastanza veicoli elettrici per avere un impatto reale sulla decarbonizzazione. È opportuno spingere l’ibrido plug-in, come fanno i cinesi. Alla roulette non puoi puntare tutto su un colore». In Italia voi di Renault volete investire in Free to X, la società di colonnine di ricarica di Autostrade per l’Italia, controllata indirettamente dal governo. Sembra che Giorgia Meloni non voglia questa operazione, perché il vostro gruppo è partecipato dallo Stato francese. «(…) potenzierebbe le infrastrutture di ricarica e aiuterebbe gli italiani a viaggiare con l’auto elettrica. Ma se la porta è chiusa, peccato: investiremo in Spagna o altrove». (…) «I cinesi hanno visto molto presto l’occasione di un salto tecnologico con le auto elettriche, mentre da noi si discuteva ancora di diesel. Hanno preso una generazione di vantaggio. Ma non dobbiamo politicizzare il tema dei dazi. Per me è una questione tecnica e legale. Abbiamo le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e dobbiamo rispettare il principio di reciprocità». (…) «Siamo in un mondo che si sta chiudendo. Ho vissuto tutta la mia vita in un mondo che si apriva. Ed era positivo, non solo per il business. Ci mancherà. Ma in Europa non abbiamo scelta: bisognerà che ci adattiamo».”, continua il giornale.

ENERGIA, URSO (MIMIT): “A GIORNI PORTALE TRANSIZIONE 5.0 PER IMPRESE”

“Questione di giorni e il piano Transizione 5.0 potrà prendere il via. Un annuncio dato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un webinar organizzato da Confindustria ieri mattina per un approfondimento su questa misura. «Nei prossimi giorni Transizione 5.0 dovrebbe essere pienamente operativo con il portale che permetterà a ciascuna impresa di prenotare la partecipazione al piano», ha detto Urso, collegato on line al seminario, che ha avuto il record di 2.800 partecipanti. (…) «Serve avere al più presto le indicazioni più chiare possibili su Transizione 5.0 in modo che le imprese possano programmare i loro investimenti», ha infatti sottolineato nel suo intervento il vice presidente di Confindustria per le Politiche industriali e il Made in Italy, Marco Nocivelli. «La presenza del ministro – ha aggiunto – è un segnale di attenzione che abbiamo apprezzato. In particolare siamo soddisfatti della sua apertura per l’istituzione di un tavolo permanente, in cui imprese, Mimit e Gse possano dialogare e assicurare così un supporto costante alle imprese nell’utilizzo dell’incentivo»”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) «siamo impegnati affinché le imprese possano utilizzarlo sin da quest’ultima parte dell’anno per dare un impulso significativo ai loro investimenti ed essere sempre più competitive sia negli scenari globali, sia rispetto alla politica industriale e ambientale della nostra Europa». Industria 5.0, ha spiegato il ministro, è unico in Europa perché unisce in un’unica misura innovazione energetica e digitale. Inoltre, ha aggiunto, rispetto a 4.0, permette a tutte le imprese, di tutti i settori produttivi, di utilizzarlo e destina il 10% alla formazione dei lavoratori.”, continua il giornale.

“Transizione 5.0 è per le annualità 2024-2025, ci sono a disposizione 6,3 miliardi di euro, l’aliquota massima del credito di imposta è del 45% e il tetto dei costi ammissibili è fissato a 50 milioni. Confindustria è stata impegnata in un lungo e costante confronto con i ministeri per definire il perimetro della misura. I tempi sono cruciali e, come ha ribadito ieri Nocivelli, è importantissimo avere quanto prima la circolare operativa. «Ci aspettiamo che anche i registri dell’Enea arrivino velocemente perché le imprese hanno bisogno di sapere cosa possono ordinare. Non abbiamo molto tempo davanti, dobbiamo essere efficaci. È importante aver chiarezza su quanto chiedere», ha continuato il vice presidente di Confindustria. È stato infatti molto apprezzato l’intervento al webinar di Marco Calabrò, capo della segreteria tecnica del Mimit, che insieme a Davide Valenzano, responsabile unità Affari regolatori del Gse, hanno illustrato in dettaglio la struttura dell’agevolazione, gli aspetti applicativi e le procedure per l’accesso. (…) Bene, quindi, Transizione 5.0. Ma bisogna guardare avanti, proprio tenendo conto degli scenari globali e del bisogno delle imprese di programmare i propri progetti di crescita: «è importantissimo cercare di traguardare misure ancora più strutturali – ha sottolineato ieri Nocivelli – perché l’investimento nell’ammodernamento dell’impresa e la spinta ad innovare ci permette di diventare grandi esportatori. L’abbiamo dimostrato negli ultimi anni, aumentando la nostra quota di export in maniera molto significativa»”, continua il giornale.

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