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Libia

Si ferma il più grande giacimento di petrolio della Libia ma i prezzi non salgono

La compagnia di Stato della Libia Noc ha dichiarato forza maggiore su Sharara che può produrre fino a 300.000 barili di greggio al giorno. Si teme un possibile stop per l’altro giacimento vicino, quello di El Feel gestito da Eni

La National Oil Corporation libica (Noc) ha dichiarato forza maggiore sul più grande giacimento petrolifero del paese, quello di Sharara, a causa di una serie di proteste delle comunità locali.

LO STOP IN LIBIA OPERATIVO DA DOMENICA

Lo stop al giacimento è diventato operativo domenica, ha detto la NOC su X e in una nota pubblicata sul proprio sito, aggiungendo che sono in corso negoziazioni con i manifestanti nel tentativo di riprendere il flusso di petrolio al terminal di esportazione di Zawya.

LE PROTESTE NEL FEZZAN

Le proteste presso Sharara sono iniziate la settimana scorsa, con i manifestanti che chiedevano un maggiore coinvolgimento del governo nella regione meridionale del Fezzan, compresa una maggiore creazione di posti di lavoro e maggiori investimenti nello sviluppo economico della regione.

IL GIACIMENTO DI SHARARA IL PIU’ IMPORTANTE DEL PAESE

Sharara, che può produrre fino a 300.000 barili di greggio al giorno, è una calamita per i manifestanti e varie fazioni politiche e paramilitari che vogliono sollevare un punto o sollecitare un’azione del governo.

“La perdita di fiducia nella continuità dell’approvvigionamento del mercato globale con il petrolio libico farà sì che il petrolio libico rimanga non commercializzato”, ha affermato il ministero del Petrolio libico in una dichiarazione la scorsa settimana ripresa da Reuters.

“La chiusura e la riapertura della produzione richiedono operazioni di manutenzione e il trattamento di problemi tecnici, nonché molti sforzi, molto tempo e costi elevati a carico della tesoreria dello Stato libico”, si legge inoltre nel comunicato.

NON È LA PRIMA VOLTA CHE SI DICHIARA LA FORZA MAGGIORE

Le dichiarazioni di forza maggiore sul campo non sono state una rarità negli ultimi anni mentre la guerra civile in Libia continua, anche se su scala minore rispetto a quella immediatamente successiva all’uccisione dell’ex sovrano Muammar Gheddafi.

SI TEME PER IL CAMPO DI EL FEEL

Il petrolio rappresenta quasi la totalità dei ricavi delle esportazioni libiche, il che la rende l’industria più importante del paese ma anche un obiettivo per vari gruppi. Ora si teme che i manifestanti possano anche chiudere il campo di El Feel da 60.000 barili al giorno, che si trova sempre nei pressi di Sharara. Gestito da Mellitah Oil and Gas, una joint venture tra la National Oil Corporation (Noc) ed Eni, il sito estrae petrolio di facile raffinazione essendo povero di zolfo.L’impianto è però anche un importante snodo per il gas spedito verso l’Italia, il Greenstream.

L’impianto di Sharara, che da solo vanta una produzione di circa 300 mila barili al giorno, è gestito invece dalla joint venture Akakus, che riunisce la libica National Oil Corporation, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca Omv e la norvegese Statoil.

PETROLIO IN CALO DOPO IL TAGLIO DEI PREZZI DECISO DALL’ARABIA SAUDITA

Tuttavia, i prezzi del petrolio devono ancora riflettere questa preoccupazione. Dopo la notizia secondo cui l’Arabia Saudita taglierà i prezzi del greggio a febbraio, in un contesto di indebolimento della domanda, il barile di Wti viene scambiato a 71,75 dollari al barile in calo del 2,8% e uno di Brent a 76,7 dollari, in calo del 2,6%.

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