Lo Stato rischia fino a 400 milioni se il Ponte sullo Stretto di Messina, Eurolink fino a un milione al giorno per i ritardi. Ma le penali del passato potrebbero far saltare il nuovo contratto
Il Ponte sullo Stretto di Messina è una scommessa molto costosa. Lo Stato dovrà pagare penali del 5% se l’infrastruttura non sarà realizzata. Il consorzio Eurolink guidato da Webuild, invece, dovrà versare cifre che possono superare il milione di euro per ogni giorno di ritardo. È quanto prevede il nuovo contratto siglato lo scorso 5 agosto. Tuttavia, restano il documento è stato firmato prima ancora della pronuncia della Corte dei Conti e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera Cipess che ha dato il via libera all’opera.
COSA PREVEDE IL CONTRATTO DEL PONTE SULLO STRETTO
In caso di blocco dei lavori o di recesso, scatterebbero penali per lo Stato pari al 5% dei lavori non eseguiti, fino a un massimo dei quattro quinti del valore complessivo del contratto. La metà rispetto al 10% previsto dal Codice Appalti. In altre parole, se la Corte dei Conti darà il via libera alla delibera Cipess, lo Stato pagherà un massimo di 400 milioni di euro nel caso in cui l’opera non venga realizzata. Cifra che potrebbe però lievitare insieme al costo complessivo del progetto.
Ma le penali non colpiscono solo lo Stato. In caso di inadempienze da parte di SdM, l’azienda sarebbe costretta a pagare un milione di euro per ogni giorno di ritardo. A garanzia degli impegni presi, è stata inoltre depositata una cauzione da 650 milioni di euro.
I PROBLEMI DEL CONTRATTO
La firma del contratto è “l’ennesima forzatura”, secondo gli oppositori del progetto. “È la prova che si procede con totale indifferenza alle procedure. Un contratto che impegna lo Stato a pagare penali prima ancora della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e del parere della Corte dei Conti è un atto di mancato rispetto delle istituzioni”, attacca Angelo Bonelli (Verdi). “Non può essere valido nessun contratto che preveda nuove penali, se prima non si rinuncia a quelle vecchie”.
La partita, insomma, è tutt’altro che chiusa. Sarà la Corte dei Conti a mettere l’ultima parola sulla vicenda.
I VECCHI CONTENZIOSI SUL PONTE SULLO STRETTO
La vicenda è ancora più intricata. Infatti, restano aperti i ricorsi di Eurolink e Parsons (project management consulting americano) contro lo Stato per la cancellazione del progetto decisa dal governo Monti, che prevedeva penali del 10%.
“Perché un nuovo contratto con penali sia valido – sostiene Notarianni, storica legale del Wwf nei contenziosi contro il ponte:– bisogna prima rinunciare a quelle precedenti. Altrimenti è nullo”. Non solo: l’avvocata solleva dubbi anche sul monitoraggio ambientale, visto che la società prevista dal progetto iniziale “oggi non esiste più”.
Le udienze sono fissate a settembre e ottobre presso il Tribunale delle Imprese di Roma. In ballo ci sono circa 800 milioni di euro.