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Arera

Stoccaggi, nuovi fornitori e risparmio energetico. Tutti i numeri di Arera

Presentata la Relazione annuale Arera 2022. Besseghini: Prossimo inverno sarà delicato da affrontare. Consumi di gas in ripresa 

Con la presentazione del Collegio al Parlamento e al Governo della Relazione annuale 2022 sono stati anche pubblicati e sono scaricabili dal sito www.arera.it i due volumi della Relazione Annuale ARERA – l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2021.

Gli elementi contenuti nei due volumi (qui sintetizzati) riguardano l’anno solare 2021. Un quadro influenzato dalla ripresa post pandemia, poi evoluto sul finire dell’anno con i provvedimenti del Governo e nei primi mesi del 2022 a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.

“La situazione dell’energia, dell’economia e della nostra società tutta in Europa è radicalmente e drammaticamente cambiata dal 24 Febbraio di quest’anno con la brutale immotivata e condannata aggressione della Russia ad uno stato sovrano, l’Ucraina. L’autunno e il prossimo inverno saranno i momenti più delicati da dover affrontare”, ha detto il presidente di Arera Stefano Besseghini nel corso della presentazione della Relazione.

ARERA: ELETTRICITÀ, CONSUMI IN AUMENTO

I prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici italiani mantengono per il 2021 una posizione simile al 2020, allineati e leggermente inferiori alla media dei paesi dell’Area euro in termini di prezzi lordi, con un peggioramento in termini di prezzi netti, compensato dalla riduzione del peso di oneri e imposte.

Nel 2021, il differenziale dei prezzi lordi rimane elevato per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh annui, +21% nel 2021, rispetto a +18% nel 2020) e torna a essere, se pur di poco, positivo per l’ultima classe di consumo (>15.000 kWh annui, +1% nel 2021 rispetto a -6% nel 2020); sono invece pressoché invariati rispetto all’anno precedente e leggermente più bassi rispetto l’area euro, i prezzi nelle fasce centrali: il differenziale di segno negativo delle tre classi di consumo centrali (tra 1.000 e 2.500 kWh annui, tra 2.500 e 5.000 kWh annui e 5.000 e 15.000 kWh annui sono rispettivamente -3%, -4% e -2%. Le prime due classi centrali (quindi per i consumi dai 1000 ai 5000 kWh) sono quelle dove si concentrano i maggiori consumi, coprendo rispettivamente il 38% e il 42% del totale dell’energia elettrica fatturata per i domestici nel 2021.

In termini di prezzi netti si verificano per la prima volta differenziali positivi rispetto all’Area euro per tutte le classi di consumo, superiori al 10% per la prima e per l’ultima classe (questa presentava l’anno precedente un differenziale negativo del -8%) e di poco inferiori al 10% per le tre classi di consumo centrali (che presentavano l’anno precedente differenziali compresi tra il +1% e il +3%).

NEL 2021 PER LE IMPRESE ITALIANE PREZZI MEDI LORDI PIU’ ALTI RISPETTO ALL’AREA EURO

Il processo di progressiva riduzione del divario tra i prezzi medi lordi dell’energia elettrica per il settore industriale del nostro Paese e quelli più convenienti pagati nell’Area euro, che, iniziato nel 2017, era ripreso nel 2020 dopo l’interruzione del 2019, torna a mostrare segnali di inversione nel 2021, con un peggioramento della situazione per tutte le classi, eccetto che per la prima.

In particolare, i differenziali rispetto all’Area euro per le ultime due classi (tra 20.000 e 70.000 MWh di consumo annuo, e tra 70.000 e 150.000 MWh), che erano divenuti addirittura negativi nel 2020, tornano positivi (passando rispettivamente dal -3% al +5% e dal -16% al +6%); a ogni modo, le differenze non riacquistano i valori antecedenti al 2017, quando i prezzi italiani di queste due classi erano in media superiori del +25% e del +15% rispetto a quelli dell’Area euro.

I prezzi italiani nel 2021 per la prima classe (<20 MWh annui) si confermano i più alti rispetto alla media Area euro, +21%, sia pure in miglioramento rispetto all’anno precedente (era +27%) e in continuo calo rispetto al rimarchevole +41% del 2019. Per le altre tre classi si accentua il differenziale positivo (dal +5 al +13%, dal +9% al + 14% e dal +7% al +8%), senza però tornare ai livelli del 2019 (+17%, +20% e +18%).

In termini di prezzi netti, il differenziale tra i prezzi italiani e quelli medi europei, che aveva subito una significativa contrazione nel 2020, cresce per tutte le classi. Continua invece tra il 2021 e il 2020 il calo del peso degli oneri e imposte, anche se ancora più alto rispetto all’Area euro.
Nel 2021 la crescita dei prezzi industriali italiani è interamente dovuta agli aumenti dei prezzi netti (che vi contribuiscono per una quota del +25%), a fronte di una contrazione della componente fiscale (cui compete un calo medio dei prezzi del -3%); la crescita dei prezzi dell’Area euro, minore di quella italiana e pari in media al +13%, è invece dovuta a un minor aumento dei prezzi netti e a una sostanziale stabilità delle componenti fiscali.

IN ITALIA CONSUMI A 300 TWH (+6%), METÀ DELLA PRODUZIONE DA GAS (49,5%). RINNOVABILI AL 40%, EOLICO +10,8%, STABILE IL FOTOVOLTAICO (+0,5%).

Nel 2021 i consumi di energia elettrica (300,6 TWh) risultano in aumento del 6% circa rispetto all’anno precedente, recuperando pressoché totalmente la diminuzione dell’anno precedente (nel 2020 il calo era stato del -6%) dovuta alla straordinaria situazione pandemica che aveva rallentato i consumi. L’aumento si è registrato in tutti i settori di consumo, compreso il domestico dove, tuttavia, l’aumento è stato molto più contenuto rispetto agli altri settori (+1,5%, contro aumenti superiori al +6% negli altri settori).

La domanda nazionale di energia elettrica è tornata in linea con i livelli pre-covid del 2019 (-0,6%) ed è stata soddisfatta per l’86,5% dalla produzione nazionale netta (che è aumentata del 2,2%), mentre per il restante 13,5% dalle importazioni. L’energia esportata è dimezzata e quella importata è aumentata del 17%, facendo registrare un saldo di energia import-export pari al 32,9%.
Nel 2021 la produzione nazionale lorda di energia elettrica in Italia ha raggiunto 286,9 TWh, dai 280,5 TWh del 2020, con un incremento quindi del 2,3%. La crescita si è avuta, in particolare, nella produzione termoelettrica che è passata da 161,7 TWh circa a 170 TWh (+5,2%), grazie soprattutto alla maggiore produzione da gas naturale (142 TWh) che ha prodotto 8,4 TWh in più rispetto al 2020 e a quella da combustibili solidi (28 TWh) che ha generato 1,2 TWh in più rispetto all’anno precedente.

La produzione da fonti rinnovabili (114,7 TWh) è risultata, invece, in diminuzione (-1,9%); la produzione da bioenergie, idroelettrico e geotermico è diminuita rispettivamente del 6,9%, del 5,9% e del 2,1%, mentre è aumentata considerevolmente la produzione da eolico (10,8%). È rimasta pressoché invariata la produzione fotovoltaica (25 TWh) con un aumento dello 0,5%.
Sul totale della produzione il gas pesa quindi per il 49,5% (tutto il termoelettrico rappresenta il 59,3%) e le rinnovabili per il 40%.

Per l’anno 2021, si stima che, a consuntivo, i costi derivanti dall’incentivazione delle sole fonti rinnovabili siano pari a circa 10,5 miliardi di euro, con una diminuzione di circa 1 miliardo di euro rispetto al 2020 e circa mezzo miliardo di euro al di sotto dei costi degli anni 2018 e 2019. La quantità di energia elettrica incentivata complessivamente si attesta a poco più di 63 TWh.

BESSEGHINI, ARERA: APPLICARE SUBITO RISPARMIO

“Ad oggi non sappiamo quale potrà essere l’evoluzione geopolitica” del conflitto tra Russia e Ucraina, ha detto Besseghini. Che ha aggiunto: “sappiamo però che i consumi domestici e industriali di gas sono in ripresa e sarà necessario avere le quantità necessarie a sostenere il Paese, attraverso i nostri stoccaggi e nuove rotte di approvvigionamento. Per avere più certezze di sostenibilità, allo stesso tempo, abbiamo un altro strumento da applicare da subito: il risparmio energetico. Consumi controllati di energia elettrica e gas significano meno necessità di produzione e meno necessità di importare gas e materie prime”.

UN’ALTRA SOLUZIONE: LE COMUNITÀ ENERGETICHE

Di più. “Un tentativo di risposta” all’attuale situazione energetica “viene dalle comunità energetiche, alle quali in questi giorni ARERA fornirà gli elementi regolatori per la definitiva evoluzione operativa. Esse rappresentano un volano alla realizzazione di impianti e un tentativo per rendere le comunità protagoniste di scelte che riguardano il loro territorio. Come queste iniziative si confronteranno con una più ampia visione di sistema energetico, rimane terreno di analisi.”, ha aggiunto Besseghini in audizione.

GAS: RIPRESA GLOBALE DEI CONSUMI OLTRE I LIVELLI PRE-COVID. CRESCE L’IMPORT IN EUROPA

Il 2021 ha visto un’importante ripresa dei consumi di gas a livello globale (+4,5%), con livelli superiori a quelli pre-Covid e giunti oltre la soglia dei 4.000 miliardi di m3. L’aumento della domanda è conseguenza, soprattutto nel primo semestre, della ripresa dei consumi dell’industria e della produzione elettrica, nonché delle condizioni metereologiche che hanno determinato un maggior fabbisogno per riscaldamento. Su base annua, l’aumento è stato trainato dai consumi asiatici (+8,7% l’Eurasia e +6,4% l’Asia del Pacifico) e in particolare dalla della Cina (+12%), dovuta al rimbalzo della sua economia e ai crescenti impieghi del metano nei vari usi, oltre che da fattori climatici. Molto significativa anche la crescita della domanda in Russia (+10,9%), stabili invece gli impieghi negli Stati Uniti. Nell’Unione Europea a 27, dopo la diminuzione di quasi il 3% nel 2020, la domanda è cresciuta di 17 miliardi di m3, per un rialzo del 4,3%, segnando il livello di consumo più elevato dal 2011 (412 miliardi di m3).

Le cause di tali aumenti sono da ricercare nella ripresa delle attività economiche e in un maggior utilizzo del metano nella produzione elettrica, dovuto in questo caso anche alla riduzione della produzione eolica nel Nord Europa e a un minore ricorso a nucleare e carbone in Francia e Germania. Una primavera ritardata ha inoltre protratto i consumi per riscaldamento anche in Europa.

Per quanto riguarda l’offerta, nel 2021 la produzione mondiale di gas è aumentata del 4,5%, crescendo in tutte le aree considerate tranne che in Europa (-3,3%) e nell’Unione Europea in particolare (-9,1%). L’Unione Europea, a seguito del forte rimbalzo dei consumi, ha fatto registrare un aumento delle importazioni del 3%, passando da 326,7 a 337,5 miliardi di m3. La Russia, con il 45,3% del totale importato (quasi 155 miliardi di m3) è il principale fornitore dell’Unione Europea, in maggior parte tramite gasdotti; circa il 24% invece è giunto in Europa tramite GNL. Nel 2021, il principale fornitore di GNL alla UE sono gli Stati Uniti (22,3 miliardi di m3), seguiti da Qatar (16,3), Russia (16).

BESSEGHINI: RECUPERARE LA STRATEGICITÀ  DEL MEDITERRANEO

“Il venire meno della prevalenza della rotta russa avrà in prospettiva due esiti principali, da una parte l’inserimento del nostro paese (ma in realtà di tutta l’Europa) nella dinamica internazionale del mercato del GNL, dall’altra un recupero della valenza strategica della nostra presenza nel contesto europeo e Mediterraneo”, ha detto il presidente di Arera Stefano Besseghini nel corso della presentazione della Relazione 2022 dell’Authority.

“In ambito europeo ARERA – anche in virtù della Presidenza di ACER (l’Agenzia di cooperazione fra i regolatori europei dell’energia) e della partecipazione attiva al Consiglio europeo dei regolatori – ha svolto un ruolo di primo piano nel monitoraggio dell’impatto della crisi energetica nei diversi paesi europei e nell’analisi dei conseguenti interventi adottati dai rispettivi governi. D’altra parte, assume crescente rilievo l’attenzione che ARERA ha sempre posto al dialogo tecnico ed istituzionale con le corrispondenti strutture degli altri paesi del Mediterraneo – ha continuato Besseghini -. Né è testimonianza la costante collaborazione con Algeria, Marocco, Egitto, Israele e l’azione propulsiva di ARERA nell’ambito di MEDREG, l’associazione dei regolatori dell’energia nel Mediterraneo, ma anche la recente attività di coordinamento fra i regolatori dei Paesi aderenti all’East Mediterranean Gas Forum. Una comunità di persone che, attraverso lo scambio di competenze, riesce a condividere una comune visione dello sviluppo energetico dell’area”.

PREZZI IN AUMENTO SUI MERCATI. TTF HUB PIU’ IMPORTANTE. CONCORRENZA INTERNAZIONALE PER IL GNL, ASIA GRANDE ACQUIRENTE

Il 2021 ha conosciuto uno straordinario rialzo dei prezzi europei e asiatici. In Europa, i record storici delle quotazioni spot e a breve termine sono stati ripetutamente infranti negli ultimi mesi del 2021. In seguito, verranno ulteriormente superati, dopo il 24 febbraio 2022, dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In particolare, nel 2021, in Europa i prezzi spot all’ingrosso agli hub del gas sono in media annua più che quadruplicati rispetto al 2020. All’hub italiano PSV le quotazioni sono passate dai 19,8 €/MWh di gennaio ai 109,5 di dicembre (44,6 €/MWh in media annua).

Andamento analogo si riscontra negli altri principali punti di scambio europei. Il TTF, primo hub europeo per dimensione degli scambi, liquidità e significatività dei valori, è salito da 19,3 €/MWh a inizio anno a 106,1 €/MWh a fine 2021 (in media annua 44 €/MWh). Le cause sono da attribuire a una combinazione di fattori: ripresa rapida dopo la pandemia; interrelazione tra mercati asiatici ed europei, in concorrenza per assicurarsi i volumi di GNL non legati a contratti a lungo termine; forte crescita della domanda asiatica trainata dalla Cina; volumi di GNL disponibili sul mercato globale minori di quelli attesi (per minore capacità di liquefazione e colli di bottiglia sulle rotte di trasporto); mancato riempimento degli stoccaggi europei; volumi delle esportazioni russe sui minimi contrattuali degli accordi di lungo termine e quasi cessata immissione da parte di Gazprom di volumi spot sul mercato europeo; effetti di una riduzione progressiva degli investimenti globali nell’upstream.

Dopo il modesto aumento del 2020 (+0,4% vs. il 2019), nel 2021 il commercio internazionale di GNL ha registrato una crescita del 4,5%, per un volume di 372,3 miliardi di m3. Lato domanda, a livello regionale, la ripresa è stata disomogenea e ha interessato maggiormente l’Asia, che ha registrato un +7%, assorbendo una quota del 73,2% (+2 punti percentuali rispetto al 2020) del commercio internazionale.

GAS: NEL 2021 IN ITALIA CONSUMI A +8,1%, PRODUZIONE AL MINIMO STORICO

Nel 2021 il consumo netto di gas naturale è aumentato di 5,6 miliardi di metri cubi, attestandosi a 74,1 miliardi di metri cubi (+8,1% rispetto al calo record del 2020). I consumi del settore industriale sono cresciuti del 9,7% e quelli della generazione termoelettrica del 5,8%. ‘Commercio e servizi’, il settore che più aveva sofferto per le restrizioni effettuate durante la pandemia, è tornato ai livelli del 2019, segnando un +6,3%. Altrettanto è accaduto per i consumi di gas legati ai trasporti, che sono tornati sui livelli pre-Covid, anche nel settore domestico i consumi aumentano del 10,9%.

Nel 2021 minimo storico anche per la produzione nazionale, crollata del -16,7% rispetto al 2020, che già aveva subito una pari riduzione. Sono stati complessivamente estratti 3,3 miliardi di metri cubi di gas naturale: 1,87 miliardi dal mare e 1,6 dai campi situati in terraferma. Il grado di dipendenza dell’Italia dalle forniture estere è salito al 93,5% (dal 92,8% del 2020.). Eni controlla meno del 70% della produzione, dal 71,6% dell’anno precedente, a distanza il gruppo Royal Dutch Shell al 16%. Nel 2021 l’Italia ha importato 6,6 miliardi di metri cubi di gas naturale in più rispetto al 2020: le importazioni lorde sono infatti salite a 73 miliardi di metri cubi, evidenziando un incremento del 9,9%rispetto al 2020.

Si è fatto un maggiore ricorso agli stoccaggi e a fine anno i prelievi sono risultati di 1.591 milioni di metri cubi superiori alle immissioni (erano 1.076 milioni di metri cubi nel 2020). Il gasdotto TAP, entrato a regime nel suo primo anno di funzionamento ha condotto in Italia 7,2 miliardi di metri cubi, portando l’Azerbaigian al terzo posto nella classifica dei paesi da cui importiamo gas dopo Russia e Algeria. Nel 2021, quindi, il peso della Russia tra i paesi che esportano in Italia è diminuito al 40% (era al 42,9% nel 2020), mentre la quota dell’Algeria è risalita dal 22,8% al 30,8%.

PER I CLIENTI DOMESTICI PREZZI SOPRA MEDIA UE PER TUTTE LE FASCE DI CONSUMO

Anche nel 2021 i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani, comprensivi di oneri e imposte, sono stati più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo. Per la prima classe di consumo (< 520 m3/anno), in particolare, si è registrato un lieve aumento dei prezzi lordi, +11% rispetto all’Area euro (era +10% nel 2020). Per la classe dove si presenta la quota maggiore del totale dei consumi domestici (la classe 520-5.200 m3/anno con il 71,8% dei consumi), si riduce di poco il divario con la media dei prezzi lordi dell’Area euro, passando al +12% (era il +13%). Per la classe oltre 5.200 m3/a (perlopiù riscaldamenti centralizzati) il valore è stato invece del +21%, in aumento rispetto al +15% dell’anno precedente.

In termini di prezzi netti il differenziale con l’Area euro è aumentato per tutte le classi di consumo.

BESSEGHINI: ALTI PREZZI INEVITABILI NEL MEDIO PERIODO

“Ad oggi appare non evitabile un alto livello di prezzi, almeno nel breve-medio termine e di costi per tutto il sistema energetico”, ha detto Besseghini.

“Sin dal giugno del 2021 si sono susseguiti con cadenza trimestrale, in coincidenza agli aggiornamenti dei prezzi da parte dell’Autorità, interventi via via più ampi da parte del Governo per ridurre prima e poi azzerare per tutti i clienti, famiglie e imprese, una parte importante della bolletta, ossia gli oneri generali di sistema. L’intensità delle risorse che è stato necessario porre a schermo dei consumatori e delle imprese in questa fase, deve ormai fare i conti con uno scenario di consolidamento dei costi e mostra quindi in tutta evidenza la sua insostenibilità nel lungo periodo”.

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