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Ue

Sulla riforma del mercato elettrico Ue nulla di fatto: ecco cosa è successo

Nel corso della giornata, diversi paesi hanno espresso preoccupazione per l’inclusione di una deroga per il carbone e sull’estensione della vita delle centrali nucleari esistenti

I 27 ministri dell’Energia dell’Ue non sono riusciti a raggiungere una posizione comune sulla riforma del mercato elettrico nel corso del Consiglio di ieri a Lussembrugo. A pesare sono stati i disaccordi sui sussidi per la generazione di energia di riserva dal carbone e sull’estensione della vita delle centrali nucleari esistenti.

LA RIFORMA DI BRUXELLES

La riforma, presentata dalla Commissione europea a marzo, cerca di evitare il ripetersi della crisi energetica dello scorso anno, quando i prezzi record del gas hanno lasciato i consumatori con bollette energetiche in aumento.

Mira a ridurre le bollette dei consumatori facendo meno affidamento sui mercati a breve termine e promuovendo invece contratti a lungo termine con produttori di energia rinnovabile che forniscono elettricità a un costo inferiore.

TUTTO RIMANDATO SU CONTRATTI PER DIFFERENZA E CAPACITY MARKET

Il vice primo ministro svedese e ministro dell’Energia Ebba Busch, che ha presieduto l’incontro, ha comunicato che i 27 hanno concordato due parti su tre del pacchetto di realizzazione del mercato elettrico.

Il resto della riforma viene rimandato agli ambasciatori dell’Ue per ulteriori colloqui su elementi come i contratti per differenza, che regolano gli aiuti di Stato per i progetti di generazione di energia, e i meccanismi di capacità, che remunerano i fornitori di riserva della rete.

DEROGA PER LE SOVVENZIONI AL CARBONE

Nel corso della giornata, diversi paesi hanno espresso preoccupazione per l’inclusione di una deroga per il carbone, tra cui il ministro dell’Energia lussemburghese Claude Turmes. Alla domanda sulla proposta del carbone, il ministro svedese dell’Energia Ebba Busch ha affermato che garantire alla Polonia, che confina con l’Ucraina, una produzione di energia stabile potrebbe aiutarla a sostenere l’Ucraina con energia di riserva.

La Polonia, che ottiene circa il 70% della sua energia dal carbone, potrebbe prolungare il suo regime di sostegno per le centrali a carbone, potenzialmente fino al 2028, secondo la proposta.

Nel documento diffuso lunedì dalla presidenza svedese e visionato da Euractiv, è stata tolta la deroga esplicita per il carbone. Tuttavia, questo non è il testo definitivo e può ancora essere rivisto.

Secondo fonti diplomatiche di Euractiv, la proposta tornerà probabilmente ai colloqui tra gli ambasciatori venerdì (23 giugno) ma potrebbe richiedere un paio di sessioni in più per essere approvata, rendendo improbabile che venga concordata fino alla presidenza spagnola, che subentrerà a luglio per i prossimi sei mesi.

CONTRATTI PER DIFFERENZA

Un’altra questione in sospeso riguarda i contratti per differenza, con Francia e Germania che si sono scontrate su questo punto.

Mentre la Francia sta esaminando i contratti per differenza per sostenere l’estensione della durata della sua flotta esistente di centrali nucleari, la Germania è fermamente contraria.

“Siamo d’accordo con i contratti per differenza, in generale, ovviamente, ma per la generazione esistente, riteniamo che ciò potrebbe portare a distorsioni del mercato in quanto gran parte dei mercati potrebbe diventare inflessibile e anche a una distorsione della parità di condizioni in materia di prezzi in Europa”, ha affermato Robert Habeck, vice cancelliere tedesco e ministro dell’economia e del clima.

Secondo il capo dell’energia dell’UE Kadri Simson, è necessario lavorare di più sulla formulazione relativa agli asset esistenti.
“Questo è un punto importante perché ha implicazioni per la promozione degli investimenti e per il mercato unico e la parità di condizioni tra gli Stati membri. Quindi abbiamo deciso che abbiamo bisogno di più tempo per raggiungere una soluzione praticabile “, ha spiegato.

L’LTALIA SOSTIENE LA RIFORMA DEL MERCATO ELETTRICO. PICHETTO: TRASFORMAZIONE RAPIDA E RADICALE

“L’Italia sostiene una trasformazione rapida e radicale del sistema elettrico. Già prima della crisi in Ucraina, abbiamo evidenziato l’urgenza di rivedere le regole del mercato per renderle adatte a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”. Così a Lussemburgo, nel corso del suo intervento al Consiglio Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto.

Il nuovo disegno di mercato dovrà, ha detto Pichetto, “proteggere i consumatori, restituire competitività al sistema, stabilizzare i prezzi rispetto alla fluttuazione del gas naturale”. Sottolineando che la proposta di riforma va “nella giusta direzione”, il Ministro Pichetto ha ricordato che l’Italia “punta a sviluppare al 2030 oltre 70 gigawatt di nuova capacità rinnovabile” e che avrà bisogno di almeno “70 gigawatt di nuova capacità di accumulo di grandi dimensioni”.

“La capacità a gas – ha chiarito Pichetto – rimarrà fondamentale per assicurare la transizione in sicurezza”. “L’Italia – ha detto ancora – ritiene che promuovere il disaccoppiamento di tutta la nuova capacità inframarginale sia fondamentale per cittadini e imprese” e concorda con la “restituzione dei relativi eventuali ricavi ai consumatori elettrici, in maniera uniforme o con una flessibilità nel rispetto delle regole degli aiuti di Stato e indipendentemente dagli schermi di redistribuzione già in essere”.

Pichetto ha anche sottolineato il lavoro svolto da Presidenza svedese e Commissione sul REMIT, cioè sulla riforma del regolamento per la protezione dell’Unione contro la manipolazione del mercato sull’energia all’ingrosso.

CAPITOLO RINNOVABILI

Intanto, riferisce Euractiv, la Francia non è stata invitata a una riunione dei paesi pro-rinnovabili che si è svolta ieri mattina prima della riunione dei 27 ministri dell’Energia europei a Lussemburgo.

I ministri di 14 paesi – Lussemburgo, Austria, Spagna, Grecia, Malta, Danimarca, Estonia, Portogallo, Paesi Bassi, Germania, Lettonia, Slovenia, Irlanda e Belgio – hanno partecipato al vertice insieme al capo dell’energia della Commissione europea Kadri Simson. Tuttavia, mentre la Francia aveva segnalato la sua intenzione di aderire al gruppo, non ha ricevuto alcun invito. “Posso confermare che la Francia ha chiesto di entrare a far parte del nostro gruppo Friends of Renewable Energy in un momento precedente”, ha detto un diplomatico dell’Ue a Euractiv. “Ovviamente, diamo il benvenuto a tutti coloro che sostengono veramente l’energia rinnovabile e prendono sul serio la diffusione delle energie rinnovabili”, ha continuato il diplomatico. Ma “dopo il rinvio della direttiva sulle energie rinnovabili, la Francia non è stata invitata all’incontro di oggi”, ha aggiunto.

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