Dal primo gennaio 2024, chi avrà un cantiere ancora aperto passerà quindi dal bonus del 110% a quello del 70%. Il Superbonus sarà riconosciuto solo sui lavori eseguiti e asseverati entro il 31 dicembre
Il 31 dicembre 2023 il Superbonus al 110% è terminato per sempre. Ha vinto quindi la linea del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Le uniche due concessioni sono un sostegno a chi ha un reddito basso e una sanatoria per evitare di dover restituire il 110% a chi non termina i lavori.
L’accordo è stato raggiunto dopo un vertice tra il ministro Giorgetti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
DAL 1° GENNAIO 2024 SI PASSA AL SUPERBONUS 70%
Dal primo gennaio 2024, chi avrà un cantiere ancora aperto passerà quindi dal bonus del 110% a quello del 70%. Il Superbonus sarà riconosciuto solo sui lavori eseguiti e asseverati entro il 31 dicembre 2023. Ecco però che arriva un’eccezione: chi ha un ISEE inferiore ai 15.000 euro (aumentato in base al numero dei componenti del nucleo familiare) ed entro il 31 dicembre scorso avrà completato almeno il 60% dei lavori, potrà usufruire di un contributo statale per compensare la quota in detrazione sulle spese sostenute dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024, “in modo che le fasce meno abbienti non debbano sostenere la differenza”, come ha spiegato Palazzo Chigi.
GLI AIUTI AI REDDITI BASSI
La misura non andrà nel Dl Milleproroghe, ma in un provvedimento ad hoc. Non si tratta però di una proroga: alcune fonti del ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi hanno spiegato infatti che “non è prevista alcuna proroga, si incentivano i lavori limitando gli usi impropri e le storture. Il 110% si chiuderà il 31 dicembre 2023”.
LA SANATORIA PER FAMIGLIE E IMPRESE
Per tutti gli altri soggetti, il Superbonus al 110% è terminato il 31 dicembre 2023. Dal primo gennaio 2024 la detrazione del 110% scenderà al 70%, mentre dal 2025 al 65%. Per le famiglie e le imprese l’accordo prevede però una specie di “sanatoria”: chi non ha terminato i lavori entro il 31 dicembre ed ha un credito fiscale con lo Stato non dovrà restituirlo, a patto che i lavori siano conclusi e che rispettino determinate condizioni, come il miglioramento di 2 classi energetiche.
LE DETRAZIONI E LO STATO AVANZAMENTO LAVORI
Dalla bozza di testo in circolazione sembra però che si dia la possibilità di usufruire dell’aliquota 110% per tutte le spese effettuate fino allo scorso 31 dicembre, anche se non è stato possibile presentare la dichiarazione Sal (Stato di Avanzamento dei Lavori), ammissibile solo se la quota è pari ad almeno il 30% di quelli a progetto. Per legge non si possono presentare più di 2 Sal a lavori in corso, mentre la terza Sal può riguardare solo il saldo finale, da pagare alla chiusura del cantiere. Senza l’intervento del governo, nel caso di lavori completati a fine anno per una quota pari all’80% e con due Sal già cedute, non sarebbe stato possibile sfruttare il 110% per quel 20% realizzato in più rispetti ai due Sal. Con il decreto, invece, si potrà ottenere il Superbonus anche per questa quota poiché, in questo caso specifico, la detrazione è riconosciuta anche se i lavori non sono terminati. Per i lavori effettuati nel 2024, invece, non ci sarà nessuna proroga: come detto, la detrazione scenderà al 70%.
LA QUESTIONE DEI LAVORI LASCIATI A META’
Per come è scritto il decreto, il diritto all’agevolazione fiscale viene riconosciuto anche se i lavori restano a metà. Non si perde, cioè, il Superbonus “in caso di mancata ultimazione dell’intervento stesso, ancorché tale circostanza comporti il mancato soddisfacimento del requisito del miglioramento di due classi energetiche”. In base a questa dicitura, però, se i condomini non vogliono farsi carico della quota di spesa necessaria per chiudere il cantiere, potrebbero farne a meno, anche lasciando il lavoro a metà. Una circostanza che vanificherebbe l’obbiettivo del Superbonus e potrebbe portare ad un’infinita serie di contenziosi.
Il decreto, quindi, salva i proprietari a basso reddito sia per gli interventi in condominio che per le villette. Nulla da fare invece negli altri casi: chi non avrà completato i lavori, dovrà scegliere se restare con la casa a metà o pagare la quota a carico, che in questo caso è più elevata. Per le case unifamiliari, diversamente che per i condomìni, la detrazione scende al 65% per i lavori di ecobonus e al 50% per gli altri interventi.
Per evitare eventuali truffe “verranno effettuati dei controlli, ma stiamo parlando di persone perbene, di condomìni e imprese che hanno rispettato le regole”, ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha aggiunto: “Forza Italia si è sempre preoccupata di tutelare le persone perbene, meno abbienti, le quali con la fine del superbonus non avrebbero potuto concludere i lavori e si sarebbero trovate in difficoltà. Il Superbonus era positivo ma è stato gestito malissimo dal governo Conte, e ha provocato un buco nelle casse dello Stato. Ora cerchiamo di rimediare, aiutando le imprese e i cittadini meno abbienti”.
LA CESSIONE DEL CREDITO NELLE AREE SISMICHE
Il decreto, infine, interviene anche sugli interventi di consolidamento per cui è possibile usufruire del sismabonus al 110% per gli interventi di ricostruzione nelle zone sismiche. Dovrebbe essere possibile usufruire delle opzioni per sconto in fattura o cessione del credito solo per gli interventi di demolizione e ricostruzione per i quali, in data antecedente a quella dell’entrata in vigore del decreto-legge, è stata presentata la richiesta di titolo abilitativo per l’esecuzione.
Inoltre, per quanto riguarda le spese per interventi avviati successivamente all’entrata in vigore del decreto, entro un anno dalla conclusione dei lavori sarà obbligatorio stipulare delle “polizze catastrofali”, che coprano cioè i danni che le calamità naturali hanno provocati agli immobili.