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Tap

Tap non inquina. Lo dice Arpa Puglia

Il gasdotto Tap non inquina. È questo l’esito dell’indagine svolta dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia. L’articolo di Annarita DiGiorgio

“Dalle attività di campionamento e analisi svolte da Arpa Puglia non si evincono superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) fissate dal decreto legislativo 152 del 2006 per le acque sotterranee e per i terreni, sia degli strati superficiali (top soil) che di quelli più profondi (carotaggi), per tutti i parametri analizzati, compreso quelli individuati nel protocollo operativo (arsenico, manganese, cromo totale, cromo esavalente e Nichel)».

L’INDAGINE ARPA

È questo l’esito – secondo quanto riporta il Quotidiano di Puglia – dell’indagine svolta dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale incaricata dal Tar del Lazio di svolgere gli accertamenti nei terreni dove sorge il cantiere Tap nella frazione di San Basilio a Melendugno.

La relazione dei tecnici, precisa il quotidiano, è stata depositata qualche giorno fa in vista dell’udienza del 5 dicembre quando i giudici dovranno decidere sul ricorso presentato da Tap contro l’ordinanza del sindaco di Melendugno, Marco Potì, che nel luglio scorso vietò il prelievo dell’acqua dai pozzi dell’area del cantiere per un presunto sforamento dei limiti di alcune sostanze pericolose (manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente), bloccando di fatto il cantiere Tap.

La relazione Arpa è stata commissionata dal Tar laziale, che ha confermato il blocco del cantiere di San Basilio, chiedendo all’agenzia per l’ambiente regionale una relazione sugli accertamenti già effettuati in merito alla soglia di contaminazione.

L’ESPOSTO DI MELENDUGNO

L’indagine è partita a seguito di un esposto presentato in Procura dai tecnici del Comune di Melendugno, in occasione della prima Conferenza dei servizi in Provincia, sul tema dei superamenti dei metalli pesanti nella falda. A cui il sindaco di Melendugno aveva risposto il 24 luglio con un’ordinanza sindacale per bloccare lavori ed emungimento delle acque dal cantiere di San Basilio. Che restano bloccati almeno fino al prossimo 5 dicembre data del rinvio al tar.

Non tutti sanno infatti che dal 25 luglio scorso il cantiere della frazione di San Basilio località dove Tap ha aperto il suo primo cantiere per i lavori di realizzazione del microtunnel e del pozzo di spinta, erano bloccati. Per una ordinanza del sindaco!

L’ORDINANZA DEL SINDACO POTÌ

In quella data infatti l’ormai famigerato Marco Potì, ha firmato quest’ordinanza contingibile e urgente che stabilisce il divieto di emungimento di acqua da pozzi nell’area cantiere Tap e il divieto di svolgimento di qualsiasi attività lavorativa da parte di Tap  in località San Basilio.

Con una scelta che a Tap ha creato non pochi problemi, considerata l’urgenza di avviare i lavori per la realizzazione del microtunnel, in programma dalla scorsa primavera. L’ordinanza era stata emessa dopo che il Comune di Melendugno ha avuto contezza dei dati che attestavano che la falda fosse inquinata, a causa dello sforamento dei parametri di Nichel, Nitriti (Azoto Nitroso), Cromo VI, Solfati e Arsenico.
A quell’ordinanza Tap rispose spiegando che nichel, arsenico e manganese erano già presenti nella falda prima dell’inizio dei lavori.

E infatti tale sforamento era stato già rilevato da novembre 2017, con un ulteriore aumento a giugno 2018, quando erano stati effettuati nuovi prelievi di campioni. E Tap ancora non era in cantiere.
In un primo momento, i divieti avevano effetto fino al 30 settembre 2018. Successivamente, il 28 settembre, il Sindaco ha prorogato il blocco per un altro mese. Ne sono passati già 4.

LA REAZIONE DI TAP

Tap si è opposta al provvedimenti interdittivo presentando ricorso al Tar Lazio, chiedendone l’annullamento e – in attesa di conclusione del procedimento – anche la sospensione del divieto di svolgere attività di cantiere.

Il collegio giudicante avrebbe dovuto decidere il 14 novembre, ma ha deciso di rinviare la trattazione al 5 dicembre. E ha rigettato la richiesta di sospensiva dell’ordinanza, sostanzialmente bloccando i lavori un altro mese ancora fino al 5 dicembre.
In giudizio si sono costituiti, oltre a Tap e al Comune di Melendugno, anche l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) e il Ministero dell’Ambiente.

Sull’inquinamento della falda di San Basilio è in corso anche un procedimento penale aperto di recente dalla Procura di Lecce. L’ipotesi che la Procura ha chiesto ai carabinieri di verificare è che il cantiere non sia stato ben impermeabilizzato e ciò abbia determinato la perdita di sostanze pericolose nel terreno e nella falda. In particolare, si ipotizza che il colpevole dell’inquinamento sia il cemento utilizzato per costruire il pozzo di spinta, nel quale saranno calati sofisticati macchinari per costruire il microtunnel verso il mare.

LO STATO DEI LAVORI

Al momento Tap ha due cantieri bloccati, mentre un terzo è in fase di allestimento nell’area della Masseria del Capitano. Anche qui i problemi non mancano: i No Tap lamentano che il progetto interferirebbe con la via Francigena e beni archeologici, motivo per cui da quando una settimana fa i lavori sono finalmente ripartiti dopo la pausa di cortesia chiesta dal Governo, i manifestati si recano ogni mattina presso i cantieri per la “colazione resistente”.

Eppure dopo altri 6 mesi di blocco ora Arpa dice che non vi è alcun inquinamento. 
Gli unici parametri più elevati riguardano le acque meteoriche dell’area deposito Conci e le acque del pozzo di spinta, però gli stessi ispettori dell’Arpa scrivono che si tratta di acque gestite come rifiuto e quindi non si possono effettuare normativamente confronti con le concentrazioni soglia di contaminazione.

La relazione acquisita anche dalla procura è stata depositata e sarà oggetto della disamina il 5 dicembre.
E sulla base di questa che i giudici dovranno decidere se accogliere o meno l’istanza di tap che si è opposta all’ordinanza del sindaco.

Nelle 20 pagine della relazione arpa smentisce la tesi del sindaco di Melendugno. Basterà al Tar per sbloccare il cantiere? Oppure come gia fatto dalla dirigente ambiente della Regione Puglia scriverà al Ministero dell’Ambiente che la stessa Regione, tramite Arpa, mente sui dati?

Dalla relazione emerge con certezza che l’acqua sotterranea e i terreni in superficie e quelli più profondi non risultano inquinati.

Eppure il cantiere è ancora bloccato. Mentre in tutto il resto del mondo è già finito. Siamo sempre allo stesso punto. 878 chilometri di gasdotto. 870 pronti. Mancano gli 8 italiani.

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