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Tap, tutte le giravolte del Movimento 5 Stelle

Dichiarazioni, numeri e scenari sul gasdotto trans-adriatico che collega Baku a Roma. L’articolo di Mauro Giansante

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Uno di questi è la certezza di cambiamento di posizione politica del Movimento Cinque Stelle. Il partito dell’ex premier Giuseppe Conte si è reso protagonista, in questi quattro anni di legislatura, di una profonda metamorfosi. Prima al governo in tandem con la Lega di Matteo Salvini, poi con il Pd nel cosiddetto esecutivo giallorosso, infine nella coalizione di unità nazionale a guida Draghi.

L’ULTIMA METAMORFOSI

Una metamorfosi che, soltanto l’altro ieri (sabato, ndr) ha visto aggiungere un altro tassello alla lunga lista dei dietrofront grillini. Una volta, si ricorderà, il non-partito fondato dal comico di Bibbona aveva puntato fortemente sull’ambientalismo tout-court, sulle proteste radicali a opere quali la Tav o il Tap. Il Tap, appunto. Il Trans Adriatic Pipeline che collega per 3500 km l’Azerbaigian all’Europa con un trasporto di gas a dir poco notevole. Un tubo che, come confermato a fine anno dall’Ad Luca Schieppati “a inizio dicembre 2021 ha trasportato oltre 7 miliardi di metri cubi (bcm) di gas”. Sei paesi coinvolti: Azerbaijan, Georgia, Turchia, Grecia, Albania e quindi Italia.

Adesso, del Tap ha ricominciato a parlare anche la politica. Perché? Perché si discute dell’aumento delle forniture, di una forte espansione delle capacità insomma. Lo stesso Schieppati aveva detto due mesi fa che “può essere aumentata in più fasi; ad esempio: espansione limitata (circa 14,4 miliardi di metri cubi/a), espansione parziale (circa 17,1 miliardi di metri cubi/a) o espansione completa (circa 20 miliardi di metri cubi/a)”.

I NUMERI DEL TAP

Dal 31 dicembre 2020, giorno di avvio dei primi flussi di gas dall’Azerbaijan, al 31 dicembre 2021, Tap ha trasportato complessivamente in Europa oltre 8,1 miliardi di metri cubi standard. Di questi, 7,21 hanno raggiunto l’Italia nell’entry point di Melendugno, mentre circa 1,2 hanno alimentato, attraverso il punto di interconnessione di Nea Mesimvria, il mercato interno greco e quello bulgaro. Il gasdotto, ormai operativo da più di un anno ha consentito anche un piccolo export (1,54 mld di mc).

LA GIRAVOLTA GRILLINA

In proposito, nell’intervista rilasciata a Repubblica, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) ha espresso parole di favore sostenendo che “il mondo dell’energia è cambiato negli ultimi dieci anni. L’opposizione che facemmo all’epoca ha fatto cambiare l’opera, che è stata modificata nel tempo. La critica a un’opera ha sempre una valenza. All’epoca poi non avevamo problemi di importazioni”. La giustificazione fa dunque riferimento alla primissima posizione grillina sul progetto. Quando appunto in 5 stelle definivano il Tap “opera criminale”, demonizzandone l’impatto ambientale e portando avanti una durissima opposizione ideologica.

Tutto svanito. “La Russia non aveva ridotto le esportazioni, l’Algeria esportava più di adesso. Il quadro geopolitico internazionale oggi è totalmente differente” ha detto ancora a Repubblica Di Stefano. Incalzandolo, l’intervistatore gli ha fatto notare che “C’era stata l’annessione della Crimea, l’Italia era dipendente dalle forniture estere quanto lo è oggi”. Per Di Stefano, però, “la nostra dipendenza energetica era la stessa ma non avevamo timori che non fosse sufficiente quello che importavamo. Oggi abbiamo un contesto che mi fa dire: fortunatamente c’è il Tap. Ma se tornassi indietro rifarei la stessa cosa”.

LE REAZIONI DAI PARTITI

L’ennesima giravolta pentastellata, però, non ha lasciato in silenzio il resto della scena partitica. “Ho purtroppo vissuto sulla mia pelle ciò che di violento, poco corretto e intimidatorio – continua l’ex ministro – il Movimento 5 Stelle ha saputo scagliare contro chi invitava chiunque a ragionare sul tema gasdotto” ha detto Teresa Bellanova, Italia Viva, in qualità di ex ministra delle politiche agricole alimentari e forestali nel governo Conte II. A farle eco, il segretario di IV Matteo Renzi ha commentato la nuova posizione grillina nella sua E-news. “Trovo imbarazzante il voltafaccia di chi definiva il TAP criminale o ci attaccava sulle trivelle e adesso ci spiega che ha cambiato idea senza neanche chiedere scusa. Ma il passato ormai non ci appartiene più: concentriamoci sul futuro” ha scritto l’ex premier fiorentino.

GLI SCENARI SUL GASDOTTO

Intanto, il progetto del Tap va avanti. L’Ad Schieppati aveva già preannunciato nuove stazioni in Grecia, a Serres, e in Albania, a Bilisht; nonché di ulteriori compressori in quelle esistenti. “TAP adotta un approccio stratificato e integrato alla sicurezza, incentrato sulla valutazione del rischio, sulle misure di sicurezza fisica e informatica e sulla stretta collaborazione con i nostri governi ospitanti” aveva detto ancora all’agenzia azera Trend.

Sugli aumenti delle forniture, invece, soltanto dieci giorni fa una nota congiunta di Von der Leyen (Presidente della Commissione Ue) e Joe Biden recitava come «Si assicureranno sufficienti e tempestive forniture di gas naturale all’Ue da diverse fonti nel mondo per evitare shock alle forniture, inclusi quelli che potrebbero risultare da un’ulteriore invasione della Russia in Ucraina. Stiamo collaborando con i governi e gli operatori di mercato sulla fornitura di ulteriori volumi di gas naturale». In questa pipeline passeranno entro l’estate 10 miliardi di metri cubi di gas. La speranza è di implementare rapidamente fino a 16 miliardi di metri cubi, la metà dei quali è riservata proprio all’Italia.

Ma l’obiettivo, appunto, è superare questa soglia e andare oltre i 20 miliardi, scriveva Repubblica a inizio febbraio. L’Italia può essere aiutata anche dai Paesi balcanici, anch’essi coinvolti nella transizione energetica. La Bulgaria, anzitutto, riceve poco più dell’1% del gas trasportato dal Tap e potrebbe incrementare la richiesta e quindi invogliare il governo azero a far salire la produzione. Con gli aumenti delle forniture azere, il nostro Paese vedrebbe rinvigorire il proprio fabbisogno. Se il surplus da Baku venisse certificato, ammonterebbe a 400mld di metri cubi annui. Roma si serve di 70 miliardi di mc. Dunque, l’Occidente e quindi anche il nostro paese posso recitare un ruolo da protagonisti nei nuovi equilibri energetici.

IL CONTESTO ENERGETICO

In Italia, intanto, nel rispetto del Piano di Monitoraggio Ambientale approvato dagli enti vigilanti, a partire da gennaio 2021 era stato avviato il monitoraggio della fase post-operam in tutte le aree interessate dall’infrastruttura.

Il gas, le forniture e il tema energetico intercontinentale è materia sempre più geopolitica, in queste settimane. Gli aumenti in bolletta e la crisi russo-ucraina – ancora in pieno corso – coinvolgono anche le mosse del governo Draghi. La speranza, in questo senso, è affidata al nuovo corso che Palazzo Chigi sembra voler dare per mitigare gli alti prezzi dell’energia di questo periodo. Sia il ministro della Transizione energetica Cingolani che il premier qualche settimana fa hanno fatto esplicitamente riferimento a un possibile aumento della produzione dai giacimenti di gas nell’Adriatico.

Lo scenario è quindi in totale e continua evoluzione. Osservatori e analisti restino sull’attenti.

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