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Italia 6º al mondo per attrattività batterie, no Tari su caselli, Nhoa convocata dal Governo. Che c’è sui giornali

Italia sesta al mondo per attrattività di investimenti nelle batterie, niente Tari su aree caselli autostradali, ancora guai per Nhoa convocata a Palazzo Chigi, la geopolitica del potere in Cdp e Fs. La rassegna stampa Energia

L’Italia sale al sesto posto nella top ten dei mercati globali più attraenti per gli investimenti nell’accumulo a batterie (Bess) elaborata da Ey. I gestori delle autostrade non dovranno pagare la tassa sui rifiuti (Tari) sulle aree dei caselli autostradali, in base alla sentenza n. 2118/21/2024 della Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma. Ancora sotto i riflettori l’azienda Nhoa, società che si è aggiudicata bandi per la costruzione di colonnine di ricarica elettrica negli aeroporti e sulla rete autostradale italiana. I vertici dell’impresa sono stati convocati a Palazzo Chigi. Le nomine di Cdp e Fs hanno mostrato una politica sempre più presente, pochi volti di manager o consigliori noti ma rappresentativi di uno o dell’altro schieramento politico. Una costante che caratterizza anche il riassetto di manager tra le partecipate all’interno di gruppi e cordate. Lo stesso succederà anche in Rai, ma bisognerà probabilmente aspettare fino a settembre, secondo La Repubblica.

ENERGIA, ITALIA SESTA PER STOCCAGGIO

“Accelerare nella costruzione di impianti di energia rinnovabile non basta. Serve investire in parallelo al rafforzamento della rete, ossatura della transizione energetica, con soluzioni quali i sistemi di accumulo di energia. Un settore sempre più strategico – cresciuto del 130% in un anno secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia – in cui l’Italia ha un ottimo posizionamento: è sesta nella classifica dei dieci mercati globali più attraenti per gli investimenti nell’accumulo a batterie (Bess) elaborata da Ey. L’analisi è una novità del rapporto Recai 2024 (Renewable Energy Country Attractiveness Index), alla 63esima edizione, che classifica i primi 40 Paesi al mondo per attrattività di investimenti e opportunità di sviluppo nelle rinnovabili. Il ranking relativo all’attrattività più generale delle energie rinnovabili– che mette sul podio Stati Uniti, Cina e Germania – vede l’Italia conquistare il 13esimo posto: un balzo di cinque posizioni in cinque anni”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Nel primo semestre del 2024 in Italia è stato installato il 40% di potenza rinnovabile in più dello stesso periodo 2023. All’attrattività del nostro Paese concorre l’impegno sulle comunità energetiche, grazie al decreto Cacer che stanzia 5,7 miliardi di euro, di cui 2,2 coperti da fondi Pnrr. (…) L’Agenzia internazionale dell’energia rileva che nel 2023 circa 1.500 GW di capacità rinnovabile erano in stallo, in attesa di essere connessi alla rete. Inoltre, sarebbe necessario aggiungere o sostituire 80 milioni di chilometri di linee elettriche entro il 2040: l’equivalente dell’intera rete del globo. (…) l’Italia è dietro solo ad Australia (quarta) e Germania (quinta), e davanti a Corea del Sud, India, Francia e Giappone. Il nostro Paese sta costruendo un ecosistema interessante per gli investitori puntando a 71 GWh ( ovvero da 12 a 15GW) di accumuli di rete entro il 2030 tramite il nuovo mercato a termine di Terna”, continua il giornale.

“Nei prossimi mesi dovrebbe vedere la luce il modello di regolazione Macse (il meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico) che chiarirà il quadro normativo. Il settore è oggi in attesa che Terna pubblichi la disciplina, a cui seguirà l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e il cronoprogramma delle aste. La prima è prevista nella prima metà del 2025. «L’Italia ha tutti gli ingredienti per poter giocare da leader», esordisce Giacomo Chiavari, Strategy e transactions energy leader di Ey Europe West. «Ha un’elevata penetrazione di rinnovabili; le situazioni di imbottigliamento della rete, cioè il rischio di aver più produzione che capacità di assorbimento della rete stessa, soprattutto al Sud, potrebbero essere risolte dai sistemi di stoccaggio –rileva Chiavari –. Inoltre, presenta soluzioni più economiche e rapide rispetto agli investimenti previsti dal Transmission system operator (Terna, ndr) per il potenziamento della rete. Questa tecnologia è una soluzione a lungo termine più economica per stabilizzare la rete rispetto al mercato dei servizi ancillari e per rispondere ai consumi addizionali dei prossimi anni». Le batterie a litio ad ora sono la tecnologia su cui puntano tutti i sistemi incentivanti «ma è una condizione che durerà poco – continua Chiavari – . Stimiamo che la quota di mercato degli ioni di litio scenderà dall’80% al 60% entro il 2040 e che il 40% del settore sarà dominato da tecnologie più recenti, efficienti e convenienti» (…) «Un’infrastruttura di accumulo, insieme allo sviluppo della rete dorsale adriatica da parte di Terna, sono elementi chiave per aiutare l’Italia a raggiungere i suoi obiettivi di transizione – aggiunge Chiavari –. Serve puntare sui Ppa (accordi di lungo termine per la fornitura di energia rinnovabile), che aiutano la bancabilità dei progetti.(…) «Bisogna portare in casa l’indotto della tecnologia, cosa che dovrebbe avvenire con le gigafactory degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde; poi indicare agli investitori a quali aree dare priorità e garantire tempi di connessione rapida alla rete»”, continua il giornale.

AUTO ELETTRICA, NHOA ANCORA SOTTO I RIFLETTORI: PALAZZO CHIGI CONVOCA VERTICI

“Faro di Palazzo Chigi su Nhoa, la società che si è aggiudicata bandi per la costruzione di colonnine di ricarica elettrica negli aeroporti e sulla rete autostradale italiana. L’Ufficio per le attività propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali ha convocato per i oggi i vertici di Tcc per approfondimenti. Un passaggio intermedio, per acquisire elementi utili e valutare «ulteriori informazioni e chiarimenti» per l’esercizio dei poteri speciali. La storia di questa azienda (…) è quella della scalata di un gruppo asiatico che ne ha conquistato la gestione nonostante i vincoli che in passato il governo aveva messo ai sensi del golden power. Nhoa, infatti, parte da un ex spin off dei Politecnici di Torino e Milano (Electro Power Systems) che si è trasformato, con l’imprenditore Carlalberto Guglielminotti, in Engie Eps prima, e poi nel gruppo Nhoa, appunto, oggi tra i primi cinque player a livello globale nel campo dello stoccaggio di energia. Nel 2021 Guglielminotti ha lanciato Atlante, la nuova società del gruppo di cui era sino a pochi mesi fa presidente, che con oltre 4000 punti per veicoli elettrici in costruzione al primo trimestre è oggi il più grande operatore indipendente nell’infrastruttura di ricarica rapida e ultra rapida nel Sud Europa alimentata al 100% da fonti rinnovabili e supportata da sistemi di accumulo. (…) dal 2021 è stata acquisita dalla taiwanese Tcc e all’epoca l’operazione venne vagliata dal governo italiano per la delicatezza”, si legge su La Stampa.

“Fu dato via libera, ma ci furono prescrizioni: Tcc si impegnava a non stravolgere la governance e comunque a comunicare i cambiamenti alla presidenza del Consiglio. La governance, invece, il mese scorso è stata stravolta. Tcc, infatti, ha annunciato di essere salita nell’azionariato sfiorando il tetto del 90%. Una serie di manager asiatici sono stati inseriti in tutti i cda di gruppo. L’ad Guglielminotti ha avuto un rinnovo di mandato insolitamente breve (un solo anno anziché gli abituali tre) e non risulta essere più presidente né di Atlante né di Nhoa Corporate, la capogruppo italiana. Ora ci sono Yao-Hui Cheng e An-Ping Chang. Oggi, al quarto piano di Palazzo Chigi, sono stati convocati i vertici di Tcc (Taiwan Cement Corporation) (…) sono stati proprio i manager asiatici a “estendere l’invito” anche all’ad di Nhoa che è, appunto, la partecipata e formalmente non è stata chiamata in causa. Già a fine giugno c’era stata una riunione del dipartimento che si occupa della materia golden power ed è stato individuato il ministero dell’Ambiente come competente per l’istruttoria”, continua il giornale.

RIFIUTI, NIENTE TARI SU AREE CASELLI AUTOSTRADALI

“Non è dovuta la Tari sulle aree dei caselli autostradali. Questo perché nelle aree affidate in concessione dall’Anas la gestione dei rifiuti compete al concessionario e non al Comune. Così, correttamente, la sentenza n. 2118/21/2024 della Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma (presidente e relatore Papa). La vicenda riguardava l’applicazione della Tari sui locali di alcuni caselli autostradali. Di fronte alla notifica degli avvisi di pagamento da parte del Comune, la società detentrice dei caselli proponeva ricorso eccependo, tra l’altro, la formazione del giudicato esterno, riferito a precedenti annualità in relazione alle quali il giudice tributario si era già espresso in senso negativo per il Comune”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“La Tari è «destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti». La previsione in esame, inoltre, si coordina con la norma contenuta nell’articolo 198 del Dlgs 152/2006 (Testo unico ambiente), a mente della quale «i Comuni concorrono (…) a livello degli ambiti territoriali ottimali alla gestione dei rifiuti urbani». La disposizione da ultimo riportata, inoltre, sancisce il diritto di privativa dei Comuni cui possono sottrarsi le sole utenze non domestiche che dimostrino di avviare al recupero i rifiuti urbani prodotti (articolo 198 citato, comma 2-bis)”, continua il giornale.

“La Cassazione ha in più occasioni confermato tale interpretazione, tra l’altro, nell’ordinanza n. 1341/2019.La Corte di giustizia tributaria di primo grado di Roma ha pertanto accolto il ricorso della parte privata, osservando tra l’altro che, nel caso di specie, quest’ultima avesse provato di essersi avvalsa di imprese terze per la gestione dei rifiuti prodotti. (…) Ne sarebbe sorta, verosimilmente, una richiesta indennitaria da parte del Comune, a ristoro dei costi indebitamente sostenuti dal servizio pubblico per occuparsi dei rifiuti in questione. Da ultimo, si segnala che una situazione analoga si è verificata nel recente passato con riguardo ai rifiuti delle aree di pertinenza dell’Autorità portuale, in relazione alle quali la competenza gestoria era stata riconosciuta in capo a quest’ultima, e non ai Comuni (Cassazione, n. 11853/2024)”, continua il giornale.

ENERGIA, LE NOMINE CDP E FS E I CAMBI DI POTERE

“Esiste un filo conduttore che lega l’ultima tornata di nomine nelle partecipate pubbliche Cdp, Fs, Netco, e quelle che verranno in Rai? In prima battuta si può osservare che le impronte della politica sono più visibili, e vanno di pari passo con gruppi e cordate di manager che si riassestano da una partecipata all’altra, in un genere che si potrebbe definire Vaudeville. In questo genere non hanno trovato posto innesti di nuovi manager o consiglieri noti per la competenza in specifici settori, ma ciò non ha impedito i veti incrociati e gli schieramenti avversi. Ci sono volute cinque convocazioni di assemblea per nominare il nuovo cda di Cdp, per le Fs i rinvii sono stati solo due, e per la Rai bisognerà probabilmente aspettare fino a settembre. Una prima spiegazione del perché il percorso si è fatto accidentato viene dal fatto che al contrario di Eni, Enel, Terna, Leonardo – tutte quotate in Borsa – a questo giro Cdp, Fs, Rai non hanno investitori istituzionali e dunque l’attenzione del mercato, con le regole che si porta dietro, è molto minore. Così i partiti si sono sentiti in diritto di indicare i loro nominativi da inserire nelle posizione chiave, da richiamare all’ordine nei momenti delicati”, si legge su La Repubblica Affari & Finanza.

“(…) La riprova di questa lacuna si è avuta quest’anno, quando il Mef si è trovato a dover inserire nel cda di Cdp almeno un uomo a testa espresso dai tre partiti di maggioranza (Stefano Cuzzilla per Forza Italia, Francesco Di Ciommo per Fdi e Giorgio Lamanna per la Lega) e quattro donne con provata esperienza, nel rispetto della legge sulle quote rosa. Le indicazioni provenienti dal centrodestra, a questo riguardo, sono state ritenute dal Tesoro molto deboli, poiché oltre alla competenza i partiti richiedevano una patente politica a loro favore. Questa debolezza è stata però lo spunto, per il ministro Giancarlo Giorgetti, per porre un argine alle richieste che arrivavano dall’alto. E alla fine è riuscito a inserire in cda almeno tre donne di comprovata esperienza e valore, cresciute alla scuola del Mef e della Ragioneria generale: Flavia Mazzarella, Luisa D’Arcano e Maria Cannata, quest’ultima indicata dalle Fondazioni ex bancarie grazie all’allargamento del cda da 9 a 11 posti.”, continua il giornale.

“Con questa mossa Giorgetti ha risposto a Palazzo Chigi, che gli ha imposto la conferma dell’ad Dario Scannapieco contro il suo volere, nonostante il Mef sia il principale azionista della Cassa con l’85% del capitale. (…) Mentre quando si parlerà di risparmio postale, i soldi dei privati che la Cassa raccoglie attraverso le Poste, Giorgetti avrà una presa diretta attraverso il dg del Tesoro Riccardo Barbieri Hermitte e il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, anch’egli nominato nel board, a segnalare la fiducia di cui gode dal ministro, mentre i partiti e Palazzo Chigi vorrebbero sostituirlo. La nuova geografia del potere dei prossimi tre anni passa anche per le Ferrovie dello Stato, dove il ministro dei Trasporti Salvini ha indicato l’ad Stefano Donnarumma in accordo con Giorgia Meloni. Il manager ex Terna torna così su una poltrona importante dopo che l’anno scorso era stato scalzato dalla prevista nomina alla guida dell’Enel, decisione maturata in un summit segreto in un appartamento romano cui hanno partecipato Meloni, Salvini e Tajani. Donnarumma (…) poi è riuscito a ricucire con Palazzo Chigi e con Salvini e diventare l’unico elemento di convergenza per la guida Fs. Fratelli d’Italia non ha rinunciato alla presidenza, assegnata a Tommaso Tanzilli. Donnarumma sta ora formando la sua squadra portando a bordo manager di sua fiducia ma anche ascoltando i desiderata dei partiti che l’hanno nominato. Così Giuseppe Inchingolo, che era entrato in Fs nel gennaio scorso su indicazione di Salvini, è stato promosso a direttore Corporate affairs e comunicazione. Inchingolo, titolare della Arts Media, aveva già lavorato per i social di Salvini a fianco di Luca Morisi, il promotore della famosa “Bestia”, e conosce bene Massimo Casanova, l’imprenditore che ha lanciato il Papeete di Milano Marittima da dove Salvini nel 2019 fece cadere il governo Conte. (…) Donnarumma starebbe anche pensando di portare in Fs il suo ex capo dei Corporate affairs di Terna, Giuseppe Del Villano, ora general counsel di Acea. E forse anche di mettere mano all’organizzazione della holding Fs per avere più presa operativa sulla società, anche a costo di accentrare una maggiore responsabilità. Per una squadra che arriva ce n’è una che se ne va. Luigi Ferraris, non confermato in Fs, ha subito trovato un’altra poltrona di spicco in Fibercop, la società posseduta al 70% dal fondo americano Kkr e per il 30% dal Mef che ha acquistato la rete Tim per 18,8 miliardi. Insieme all’ad Luigi Ferraris, e al presidente Massimo Sarmi che gode della fiducia di Giorgetti, potrebbe arrivare Massimo Bruno, che per tanti anni è stato il vero uomo forte di Fs e riferimento politico della sinistra.”, continua il giornale.

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