Skip to content
termovalorizzatore

Ecco perché il termovalorizzatore del Giubileo di Roma finisce alla sbarra

Il termovalorizzatore del Giubileo di Roma finisce sotto accusa. Il M5S presenta un esposto, denunciando costi miliardari, rischi sulle spalle pubbliche e promesse mancate sul fronte ambientale

Emissioni sottostimate, traffico alle stelle, conti pubblici a rischio. Sono le accuse del M5S al termovalorizzatore di Santa Palomba, approvato dal sindaco Roberto Gualtieri in veste di Commissario per il Giubileo. L’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, Carla Canale, l’eurodeputato Dario Tamburrano e il deputato Marco Bella hanno depositato un esposto alla Corte dei Conti per contestare il progetto da 7 miliardi e 73 milioni di euro in 33 anni di gestione.

UN AFFARE PER RENEW ROME?

Il termovalorizzatore sarà realizzato e gestito da Renew Rome, società composta da Acea Ambiente, Suez, Vianini, Kanadevia Inova e Rmb, con una forte presenza del gruppo Caltagirone). L’investimento pubblico iniziale supera il miliardo di euro. Il Campidoglio dovrà sborsare 40 milioni per infrastrutture collaterali.

Secondo i ricorrenti, però, le clausole contrattuali sarebbero “sbilanciate” a favore del concessionario. Infatti, tutti i rischi resterebbero in capo al pubblico, mentre i privati vedrebbero garantiti i profitti. La municipalizzata Ama, invece, dovrà assicurare conferimenti, coprire eventuali oneri aggiuntivi e persino corrispondere indennizzi in caso di stop anticipato. Come se non bastasse, il prezzo di conferimento per Ama è già salito da 178 euro a tonnellata a 200 euro, per effetto dell’adeguamento automatico agli indici Istat.

QUANTO EMETTERA’ DAVVERO IL TERMOVALORIZZATORE

La seconda critica del M5S riguarda la promessa di un abbattimento “rivoluzionario” delle emissioni dell’impianto grazie al sistema di Carbon Capture and Storage (CCS). I ricorrenti sottolineano che nelle presentazioni pubbliche si parlava di un taglio superiore al 90% della CO₂. Nei documenti di gara, invece, si parla solo di 400 tonnellate catturate l’anno a fronte di circa 600 mila tonnellate emesse. Una riduzione irrisoria, pari allo 0,066% del totale.

Senza contare che dal 2026 gli inceneritori urbani entreranno nell’Emission Trading System (ETS) europeo. In altre parole, Roma dovrà pagare circa 120 euro per ogni tonnellata di CO₂ fossile emessa. Il conto è salatissimo anche applicando la tariffa al minimo stimato: 48 milioni l’anno, ovvero 1,44 miliardi in 30 anni.

IL NODO DEL TRAFFICO

Un altro nodo riguarda l’impatto sulla viabilità del nuovo termovalorizzatore, secondo i ricorrenti. Infatti, nonostante le promesse di trasporto su rotaia, i rifiuti arriveranno a Santa Palomba solo su gomma, circa 140 camion al giorno lungo via Ardeatina e via Laurentina, arterie già congestionate e fragili. Inoltre, serviranno altri mezzi per trasportare la CO₂ liquefatta fino a Ravenna, dove dovrebbe essere stoccata da Eni in giacimenti offshore.

IL CAMPIDOGLIO: “IPOCRISIA SULLE EMISSIONI, LA FERROVIA SI FARA'”

Il Campidoglio difende il termovalorizzatore. “Sulle emissioni c’è molta ipocrisia: non si considerano quelle prodotte oggi dai tir che portano i rifiuti romani in giro per l’Italia. E la ferrovia? Si farà, il bando letto dai ricorrenti non la prevedeva ancora”, ha detto l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi a Il Fatto Quotidiano.

“Roma deve chiudere il proprio ciclo dei rifiuti. Il termovalorizzatore sarà realizzato con standard tecnologici tra i più avanzati in Europa: è l’unica strada possibile”, ha aggiunto.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su