Skip to content
energia

Transizione 5.0 a un passo, Orsini (Confindustria) e Spada (Assolombarda): no ideologia sul nucleare. Cosa c’è sui giornali

Transizione 5.0 a un passo, Orsini (Confindustria): no a stop endotermici, sì a nucleare. Spada (Assolombarda): nucleare imprescindibile per l’Occidente. La rassegna stampa

Manca solo l’intesa tra Mimit e Mase prima che il decreto regolativo e il regolamento tecnico per sbloccare i crediti d’imposta 5.0. Il neo Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini chiede al governo di continuare a contrastare lo stop ai motori endotermici dal 2035 e una ideologia antindustriale, affrontando la questione dell’energia senza discriminare nessuna tecnologia, in primis il nucleare. Nucleare che secondo Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda deve essere inserito al più presto nel PNIEC per colmare il gap occiddentale nell’energia.

TRANSIZIONE 5.0, SERVE INTESA TRA MINISTERI

“L’attesa del decreto attuativo e del regolamento tecnico per sbloccare i crediti d’imposta 5.0 non è finita. La norma che ha varato il nuovo piano è contenuta nel decreto Pnrr quater, approvato in consiglio dei ministri il 26 febbraio e convertito in legge dal Parlamento il 23 aprile, e le agevolazioni copriranno retroattivamente gli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2024 (dovrebbe far fede l’ordine)”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“L’ultimo aggiornamento sul lavoro effettuato dal Mimit dice che il decreto è sostanzialmente pronto ma deve passare il “vaglio” degli altri ministeri: sentito il dicastero dell’Ambiente e sicurezza energetica e di concerto con l’Economia. Tra oggi e la fine della settimana il testo dovrebbe essere inviato a questi due ministeri. Nei mesi scorsi si è registrata la grande cautela della Ragioneria dello Stato sulle regole relative ai crediti di imposta, prudenza acuita dall’effetto superbonus sui conti pubblici”, continua il giornale.

“(…) L’iter quindi dovrebbe richiedere ancora alcune settimane, considerando anche i successivi tempi di pubblicazione e soprattutto l’implementazione da parte del Mimit della piattaforma telematica per la gestione dei crediti d’imposta e per il controllo dell’andamento della misura”, aggiunge il quotidiano, sottolineando che “c’è poi un aspetto relativo ai pannelli fotovoltaici per l’autoconsumo che, se dotati di determinati requisiti tecnici e se sono “made in Europe”, godono di un incentivo maggiorato. Il decreto Pnrr quater fa riferimento a un registro dell’Enea non ancora pubblicato ma in questo caso il problema è aggirabile perché nelle more basta un’attestazione rilasciata dal produttore”.

“(…) Al piano Transizione 5.0 sono legate le aspettative di rilancio degli investimenti privati in innovazione ma anche un pezzo importante del Pnrr, da cui si attinge per una copertura finanziaria di 6,3 miliardi. L’obiettivo è agevolare con i crediti d’imposta le spese delle imprese, di qualsiasi dimensione, in beni strumentali innovativi a patto che il progetto comporti anche un risparmio energetico pari ad almeno il 3% della struttura produttiva oppure ad almeno il 5% se si considerano i processi interessati dall’investimento”, continua il giornale.

ORSINI (CONFINDUSTRIA): “PARLIAMO DI NUCLEARE”

“Competitività, dell’Italia e dell’Europa, mettendo al centro l’industria. Dialogo: con governo e opposizione. E dentro Confindustria: «Il dialogo è centrale, essere uniti è importante. Bisogna cercare quello che unisce per essere ancora più forti». Sono molte le questioni da affrontare, con l’obiettivo della crescita. Occorre il varo «domani mattina» dei decreti attuativi di Industria 5.0 per dare uno slancio agli investimenti; mettere al centro del dibattito l’energia, «un tema di sicurezza nazionale», puntando sul «nucleare di ultima generazione»; confermare nella prossima legge di bilancio il taglio al cuneo fiscale «anche per difendere la capacità di spesa dei nostri lavoratori»; un piano casa per offrire ai lavoratori abitazioni in affitto a costi contenuti. Con una condizione di fondo: la «certezza del diritto», per non minare quell’elemento fondamentale del rapporto imprese-istituzioni che è la fiducia, vedi il caso del superbonus 110 per cento. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha indicato le linee guida della sua azione al vertice degli industriali, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore”, si legge sull’edizione odierna del quotidiano di Confindustria.

“«Una Confindustria unita vuol dire avere una associazione forte, per poter fare il bene del paese», ha detto, ringraziando il presidente Erg e del Sole 24 Ore, Edoardo Garrone, in sala, candidato alla presidenza, che ha deciso il passo indietro alla vigilia del voto di designazione: «Mi ha dato la possibilità di compattare il sistema, di unire la grande macchina di Confindustria»”, si legge sul giornale.

“(…) Quale messaggio a governo e opposizione?”, è stata l’ultima domanda di Tamburini, per sintetizzare l’intervista durata un’ora, ricordando che sul palco del Festival di Trento sono sfilati non solo personaggi dell’economia, ma anche leader come Giorgia Meloni e Elly Schlein. «Parleremo con entrambi, pronti a collaborare, a dialogare – ha risposto il presidente degli industriali – a partire da alcuni capitoli centrali: no ad una ideologia antindustriale, affrontare la questione dell’energia, anche parlando di nucleare, certezza del diritto e conferma del taglio al cuneo fiscale»”, continua il quotidiano.

“(…) Se quella misura è pensata per accelerare gli investimenti, va attuata subito. Gli ultimi trimestri ci danno un’industria in frenata, per vari fattori, tra cui la crisi della Germania. L’export sta sostenendo tantissimo l’Italia, ma la domanda interna sta soffrendo, anche per colpa degli investimenti in frenata. Gli imprenditori aspettano Industria 5.0. Ricordiamoci i risultati di Industria 4.0, ha reso pronte le imprese ad affrontare la pandemia, il caro energia, l’aumento dei costi delle materie prime», si legge sul giornale.

“(…) La fine del motore endotermico al 2035 «non può esistere, abbiamo una filiera importantissima, è un tema di competitività, mette a rischio le nostre imprese». Parlando di auto, il dossier automotive è sul tavolo del governo: «Mi auguro che si mantenga il patto tra Stellantis e il paese e si produca un milione di auto. Se riuscissimo ad attrarre anche un secondo produttore, va bene, ma solo se porta tecnologia e utilizza le nostre filiere». Bisogna affrontare la transizione green. Per l’Italia che, ha ricordato Orsini, ha un costo di 1.100 miliardi: «ovvio che siamo vicini all’ambiente, i consumatori chiedono la transizione, le imprese sono chiaramente a favore, ma chi paga? È una transizione che mette in difficoltà il sistema produttivo, dobbiamo avere una Commissione europea a sostegno dell’industria. La Ue emette solo il 9% di Co2 a livello mondiale: o tutti facciamo i compiti a casa, o si pone un problema di competitività». (…) C’è l’energia tra gli argomenti centrali, in Europa e in Italia: «La Spagna paga 14 euro a Mwh, l’Italia 86. Occorre ragionare in modo non ideologico sul nucleare di ultima generazione, che può essere a sostegno delle imprese, mantenendo la rete elettrica nazionale. Se cominciassimo domani mattina con il nucleare saremmo pronti nel 2032”, si legge su Il Sole 24 Ore.

SPADA (ASSOLOMBARDA): “NUCLEARE IMPRESCINDIBILE PER L’OCCIDENTE”

“Garantire la competitività delle nostre imprese è la chiave per la tenuta e la crescita del Paese. Sebbene finora l’Italia, spinta dai territori più performanti come Milano e la Lombardia, abbia ampiamente dimostrato di avere un’economia in salute, il rischio oggi è quello però di perdere sempre più forza se non sapremo colmare i divari di competitività che scontiamo come Paese e come Unione Europea rispetto agli altri player mondiali, a cominciare da Stati Uniti e Cina. Primo tra questi la mancanza di investimenti ingenti per agganciare e vincere la sfida della Twin Transition”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“(…) L’altro gap da colmare è sicuramente quello dell’energia, un’emergenza ormai diventata strutturale. La questione energetica rappresenta a tutti gli effetti una discontinuità significativa nella sostenibilità del nostro modello di crescita e tuttora costituisce un rischio reale di perdita di competitività dell’industria europea e quindi italiana sui mercati globali. A questo si aggiunge il fatto che anche per fare la transizione digitale abbiamo bisogno di enormi quantità di energia che attualmente come Europa e, soprattutto, come Italia non riusciamo a garantire a livelli competitivi alle nostre imprese in termini di costo, volumi e stabilità. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, oggi il consumo energetico dei data center si attesta a circa 460 TWh ma potrebbe aumentare fino a 1.050 TWh nel 2026, ovvero, in soli due anni, più o meno equivalente all’attuale consumo totale di un grande paese industriale come il Giappone. (…) Per noi diventa imprescindibile l’uso del nucleare pulito, moderno e sicuro. L’Occidente non può permettersi di rimanere indietro rispetto agli altri player globali e l’Italia in questa partita può giocare un ruolo chiave sia per know-how industriale sia per storia.”, continua il quotidiano.

“Ma è importante che si faccia un’operazione di Sistema Paese per superare i dogmatismi e affrontare la questione con pragmatismo, visione e trasparenza. Bisogna affidarsi ai numeri, alle evidenze scientifiche e alle potenzialità della tecnologia. La tecnologia di oggi, infatti, ci consente di avere impianti sicuri, a bassa produzione di scorie, realizzabili in pochi anni. Peraltro, basta alzare lo sguardo e scoprire che, attorno a noi, ci sono 130 centrali nucleari, impianti che in più di un caso forniscono energia anche all’Italia”, si legge sul quotidiano, che sottolinea come “garantirebbe un apporto costante e sicuro di energia, fattore fondamentale per garantire la competitività delle imprese. E avrebbe, inoltre, un impatto positivo anche sul mercato del lavoro con oltre mezzo milione di posti creati a livello nazionale entro il 2050. Serve quindi al più presto inserire il nucleare nel PNIEC e definire le regole del gioco con l’obiettivo di essere operativi dal 2030”.

“(…) Non c’è più tempo da perdere, il rischio è la deindustrializzazione del Paese e dell’Unione Europea. E senza industria non c’è sostenibilità e progresso civile. Presidente di Assolombarda”, continua il quotidiano.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su