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Trivelle

Trivelle, 24 Comuni italiani fanno ricorso al Tar del Lazio contro il Pitesai

L’eventuale annullamento potrebbe portare allo stop di qualsiasi nuovo progetto fossile nelle cosiddette “aree idonee”

Ieri è scaduto il termine per impugnare il Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) approvato con decreto del Mite nel dicembre 2021 e pubblicato lo scorso 10 febbraio sul sito web del ministero. Secondo la legge votata dal Parlamento (art. 11ter della legge 11 febbraio 2019 n. 12) il piano avrebbe dovuto individuare le aree idonee e quelle non idonee per la ricerca e la successiva estrazione di gas e petrolio.

IL PITESAI, UN PIANO CONTROVERSO

Il Pitesai però ha fatto altro, in quanto il piano impedisce nuove attività di ricerca solo in regioni prive di interesse minerario e in aree interdette per legge alle trivelle già prima dell’approvazione dello stesso piano. All’interno del Pitesai, poi, la ripartizione tra aree idonee e aree inidonee è ambigua, poiché non si esclude a priori che si possa cercare ed estrarre gas anche nelle seconde (le aree inidonee).

Inoltre, per quanto riguarda il previsto rigetto delle istanze di ricerca con più di 10 anni di vita (ricordiamo che il Buig – Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse del marzo scorso riporta 37 provvedimenti di rigetto), le aree momentaneamente liberate torneranno disponibili per le compagnie fossili, che potranno presentare delle nuove istanze di ricerca.

I 24 COMUNI CHE HANNO FATTO RICORSO

Ecco allora che 24 Comuni italiani, appoggiati dal coordinamento nazionale No Triv, si sono attivati contro le potenziali azioni delle compagnie petrolifere, impugnando il Pitesai davanti al Tar del Lazio.

I Comuni ricorrenti sono Alba Adriatica (Teramo), Atella (Potenza), Atena Lucana (Salerno), Baragiano (Potenza), Barile (Potenza),  Buonabitacolo (Salerno), Carpignano Sesia (Novara), Lavello (Potenza), Lozzolo (Vercelli), Martinsicuro (Teramo), Maschito (Potenza), Montemilone (Potenza), Monte San Giacomo (Salerno), Montesano sulla Marcellana (Salerno), Noto (Siracusa), Padula (Salerno), Pineto (Teramo), Polla, (Salerno), Rionero in Vulture (Potenza), Ripacandida (Potenza), Sala Consilina (Salerno),  Silvi (Teramo), Teggiano (Salerno), Venosa (Potenza).

I Comuni hanno fatto ricorso contro il ministero della Transizione Ecologica, il ministero della Cultura e il ministero dello Sviluppo Economico, chiedendo “l’annullamento del Decreto del ministro della Transizione Ecologica del 28 dicembre 2021, numero 548, e relativi allegati,”  con cui si è proceduto all’”approvazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai)”; del Decreto del ministro della Transizione Ecologica, di concerto con il ministro della Cultura, del 29 settembre 2021, che definisce la procedura di Valutazione ambientale strategica del Pitesai; del parere della Commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale e del parere del ministero della Cultura del 23 settembre 2021 che sono serviti tutti all’approvazione del Piano delle aree”.

Il ricorso è stato depositato ieri dall’avvocato Paolo Colasante del Foro di Roma, che l’ha preparato insieme al costituzionalista abruzzese Enzo Di Salvatore, autore anche dei quesiti del referendum “No Triv” del 2016.

I Comuni sperano nell’annullamento del decreto ministeriale 28 dicembre 2021, con cui il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha approvato il Pitesai; un annullamento che potrebbe portare allo stop di qualsiasi nuovo progetto fossile e, di conseguenze, verso una strategia energetica e climatica fondata maggiormente sull’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la mobilità elettrica.

LE PROSPETTIVE DELLE ENERGIE RINNOVABILI

Elettricità Futura afferma che in Italia, in un anno, si potrebbero installare 20 GW di energie rinnovabili.
Con 60 GW installati, in tre anni potremmo ridurre le importazioni di gas di 15 miliardi di metri cubi, corrispondenti ad oltre la metà del gas che ogni anno il nostro Paese importa dalla Russia e a 7 volte il volume che il governo, con il dl Energia, vorrebbe far estrarre offshore e onshore.

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