Trump elogia Musk e il petrolio, mentre la transizione green rischia di naufragare. Cattaneo (Enel): “Sì alla ricerca su tutta la filiera del nucleare”. Pioggia di dividendi in anticipo per il Mef da Enel e Poste. La rassegna Energia
Le prime parole di Trump da neo presidente degli Usa sono musica per le orecchie di Musk e dei petrolieri, ma mettono a rischio la sostenibilità economica e sociale del Green Deal europeo. “Lasciami il petrolio Bobby, noi abbiamo più oro liquido di qualsiasi altro paese, più della Russia. Bobby, stai lontano dal petrolio. Per il resto va bene tutto”, ha detto “The Donald”, riferendosi a Elon Musk, descritto come “una persona fantastica che ci aiuterà a far tornare il nostro paese un paese in salute”. Le rinnovabili non saranno sufficienti da sole a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Per questa ragione, Enel è a favore della ricerca su tutta la filiera del nucleare. A dirlo è Flavio Cattaneo, ceo della società, che sottolinea come sia necessario “considerare anche le altre tecnologie in una sorta di staffetta per arrivare alla fusione”. In quest’ottica, l’azienda sta portando avanti trattative con Leonardo e Ansaldo Nucleare per creare una nuova società che si occupi di ricerca sulle centrali di nuova generazione. Enel e Poste italiane daranno parte della loro cedola in anticipo dopo le buone performance dei primi nove mesi del 2024. L’utile di Enel è aumentato del 16,2%, mentre quello di Poste ha visto un incremento del 19,5%. La distribuzione degli utili delle due società con il Tesoro tra gli azionisti porteranno nuova linfa nelle casse statali. La rassegna Energia.
PETROLIO, PRIME PAROLE TRUMP UN REGALO PER MUSK E BITCOIN
“Trump lo ha descritto come “una persona fantastica che ci aiuterà a far tornare il nostro paese un paese in salute”, per poi aggiungere “lo lasceremo lavorare”, e infine, rivolto a lui, “lasciami il petrolio Bobby, noi abbiamo più oro liquido di qualsiasi altro paese, più della Russia. Bobby, stai lontano dal petrolio. Per il resto va bene tutto”. Si tratta di un segnale importante, nel primo discorso a braccio da vincitore, sul fatto che Trump intende rilanciare la produzione e le vendite del petrolio americano come strategia per abbassare il costo dei prodotti americani e della bolletta energetica, probabilmente facendone un asse non secondario per la lotta al caro vita. E’ una rassicurazione all’industria degli idrocarburi ma è anche un segnale diretto implicitamente verso l’esterno: a quel mondo “non americano” in cui Trump non sembra fare troppe differenze tra amici, partner e rivali. Per lui sono tutti, prima di tutto, competitor e i rapporti con loro devono essere orientati a una relazione dalla quale gli Usa traggano un vantaggio netto in ogni singola transazione”, si legge su Il Foglio.
“Per l’Unione europea e i suoi stati membri, che hanno apparentemente imboccato con decisione e irreversibilmente la via della transizione green, significa molto probabilmente perdere un alleato importante e forse mettere a rischio la sostenibilità economica e sociale di un piano che appariva tanto audace quanto ambizioso. (…) il rischio di riaprire un dibattito iperideologico e capace solo di paralizzarci (quello in cui noi europei siamo maestri) è tutt’altro che da escludere. Per la Russia di Putin, un aumento significativo e repentino delle quantità estratte e commercializzate di petrolio americano avrebbe ripercussioni importanti. Più petrolio significa prezzi più bassi: esattamente quello di cui Trump ha bisogno ma non quello che serve a Putin, il cui bilancio federale (e la cui guerra) si regge prevalentemente sulle royalty energetiche. Per Putin, oltretutto, il calo dei prezzi del greggio non avrebbe alcuna influenza sull’altissima inflazione interna. Ma il petrolio a basso costo significa anche un bel regalo a due delle “industrie” più energivore del nostro presente e del nostro futuro: quella della fabbricazione dei Bitcoin e quella dell’intelligenza artificiale”, continua il giornale.
ENERGIA NUCLEARE, CATTANEO (ENEL): “SI’A RICERCA SU INTERA FILIERA NUCLEARE”
Le rinnovabili non saranno sufficienti da wole a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Per questa ragione, Enel è a favore della ricerca su tutta la filiera del nucleare. A dirlo è Flavio Cattaneo, ceo della società, che sottolinea come sia necessario “considerare anche le altre tecnologie in una sorta di staffetta per arrivare alla fusione”. In quest’ottica l’azienda sta portando avanti trattative con Leonardo e Ansaldo Nucleare per creare una nuova società che si occupi di ricerca sulle centrali di nuova generazione.
“Enel è il più grosso produttore mondiale di energie da fonti rinnovabili, con circa 65 GW di capacità installata, ma ritiene che per arrivare agli obbiettivi di decarbonizzazione fissati al 2050 e a un auspicabile ribasso dei prezzi dell’energia, non si possa fare a meno del nucleare. Lo ha detto a chiare lettere Flavio Cattaneo, ceo di Enel, in un breve intervento al Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione che si è riunito ieri per la prima volta a Roma, alla Farnesina, su iniziativa dell’Italia e dell’Aiea. «In Italia la produzione di energia generata con l’acqua, il sole e il vento non è sufficiente a raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione ha spiegato Cattaneo – e per completare l’uscita dalla produzione a carbone e ridurre quella da gas occorre per forza far ricorso all’energia nucleare che considero verde»”, si legge su La Repubblica.
“(…) «Enel è a favore della ricerca in tutta la filiera del nucleare – ha ricordato Cattaneo – . Considero la fusione una sorta di Sacro Graal che risolve tutti i problemi di sicurezza ma bisogna essere pragmatici e considerare anche le altre tecnologie in una sorta di staffetta per arrivare alla fusione». E dunque spazio anche agli Smr (reattori a fissione di terza generazione avanzata) e Amr (di quarta generazione) che hanno il vantaggio di essere pronti in tempi più brevi”, continua il giornale.
“In questo quadro si inseriscono le trattative che Enel sta portando avanti con Leonardo e Ansaldo Nucleare per una nuova società che si occupi della ricerca per le centrali di nuova generazione. «Il soggetto dovrebbe avere un ruolo importante nel sistema», ha confermato il ministro Pichetto Fratin. La strategia dell’Enel è in piena sintonia con le idee che sta cercando di diffondere il governo: «Lo scopo è quello di portare avanti una transizione energetica sostenibile e non ideologica – ha sottolineato in un messaggio alla conferenza di ieri la premier Giorgia Meloni – . Per farlo saranno usate tutte le tecnologie, quelle già in uso, quelle che stiamo sperimentando, quelle che dobbiamo ancora scoprire. La fissione di quarta generazione può fare da ponte dall’idrocarburo alla futura fusione». (…) Nel Belpaese, inoltre, è difficile ottenere nuovi permessi per impianti rinnovabili, come dimostra il caso della Sardegna che ha bloccato tutti i progetti. Ciò non toglie che i buoni risultati del terzo trimestre di Enel e quindi quelli dei primi nove mesi del 2024 siano stati ottenuti grazie alle rinnovabili la cui capacità installata è salita di 3 GW nel corso dell’anno. Il margine operativo lordo (Ebitda or dinario) si è attestato a 17,4 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al dato del 2023. (…) L’indebitamento scenderà a circa 56 miliardi considerando che entro la fine dell’anno dovrebbero concludersi alcune dismissioni già annunciate portando in casa 2 miliardi di cash. Così a fine anno il rapporto tra debito netto e Ebitda scenderà a 2,4 volte”, continua il giornale.
ENERGIA, MAXI DIVIDENDI DA ENEL E POSTE
“Pioggia di dividendi in arrivo da Enel e Poste Italiane, entrambe società con il Tesoro tra gli azionisti, che sono pronte ad anticipare parte della loro cedola dopo i conti dei primi nove mesi del 2024. Poste, che nel libro soci vede il Mef e Cdp, il 20 novembre pagherà 33 centesimi per azione come anticipo sulla distribuzione degli utili che sono previsti a fine anno a 2 miliardi. Enel (…) aspetterà invece fino a gennaio per staccare i suoi 0,215 euro di acconto, alla luce di un utile netto per l’intero 2024 stimato tra 6,6 e 6,8 miliardi di euro. Per Poste Italiane i primi nove mesi si sono chiusi con ricavi in crescita dell’8% a 9,2 miliardi di euro, mentre l’utile del periodo è salito del 19,5% a 1,6 miliardi. L’amministratore delegato, Matteo Del Fante, ha parlato di «livelli record», con risultati che «dimostrano la capacità di garantire una redditività e una generazione di cassa solide e sostenibili»”, si legge su La Stampa.
“Enel ha invece messo in archivio i primi nove mesi del 2024 con un utile in crescita del 16,2% a 5,8 miliardi di euro, nonostante il calo dei ricavi del 17% a 57,6 miliardi. Gli investimenti nel periodo si sono fermati a 7,6 miliardi, -13% rispetto a un anno fa, con una decisa attenzione sulle reti: Enel Grids ha drenato 4,2 miliardi, il 54% del totale e con un aumento del 11,7% rispetto ai primi mesi del 2023. (…) Il 18 novembre la società presenterà il Piano strategico al 2027”, continua il giornale.