L’uso di crediti di carbonio sarà consentito da una proposta della Commissione europea per ridurre l’inquinamento climatico entro il 2040. Tuttavia, la base di questa scelta non prevedeva alcun parere formale da parte degli esperti della Direzione Generale Clima dell’Unione europea
I funzionari dell’Unione europea non hanno valutato l’impatto economico o ambientale di un controverso piano per pagare i Paesi più poveri affinché riducano l’inquinamento per conto dell’Europa. È quanto ha ammesso l’esecutivo Ue in risposta ad una richiesta di documenti.
EMISSIONI E CREDITI DI CARBONIO
L’uso di crediti di carbonio – che possono essere acquistati finanziando la riduzione delle emissioni di carbonio al di fuori dell’Ue – sarà consentito da una proposta della Commissione europea per ridurre l’inquinamento climatico entro il 2040. Tuttavia, la base di questa scelta non prevedeva alcun parere formale da parte degli esperti della Direzione Generale Clima dell’Unione europea.
In risposta ad una richiesta di documenti da parte di Politico – che chiedeva l’analisi della Commissione sull’impatto economico e sulle emissioni di questa politica – l’esecutivo Ue ha risposto che, sebbene avesse consultato l’unità di analisi e modellizzazione economica, “ci dispiace informarvi che la DG CLIMA non detiene alcun documento”.
GLI AMBIENTALISTI SONO CONTRARI
Gli attivisti per il clima e i consulenti scientifici dell’Unione europea hanno criticato la proposta, in quanto indebolisce gli sforzi interni dell’Ue per ridurre le emissioni di gas serra, e hanno anche messo in guardia dal rischio che i crediti possano essere fraudolenti o minare il sistema di scambio di quote di emissione Ue.
IL LIMITE DI UTILIZZO IMPOSTO DALLA COMMISSIONE UE
Di fronte a ciò, la Commissione ha fissato un limite massimo di utilizzo dei crediti a 3 punti percentuali dell’obiettivo per contribuire a raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040. Una valutazione d’impatto iniziale per l’obiettivo del 2040, prodotta dalla Commissione lo scorso anno, non ha analizzato l’utilizzo dei crediti di carbonio, un’opzione che è stata discussa solo la scorsa primavera.
La portavoce della Commissione, Anna-Kaisa Itkonen, ha affermato che l’esecutivo Ue ha condotto “un ampio dialogo con le parti interessate” e i gruppi politici prima di pubblicare la proposta, al fine di “valutare la possibile inclusione di una quantità limitata di crediti internazionali di alta qualità nella progettazione del quadro politico post-2030”. Itkonen ha aggiunto che la Commissione si è impegnata ad effettuare una valutazione d’impatto sull’utilizzo dei crediti di carbonio internazionali.
LE POTENZIALITÀ DEI CREDITI DI CARBONIO
Lo scorso giugno il direttore della DG Clima, Kurt Vandenberghe, ha dichiarato che il suo team “non è del tutto preparato” alla proposta, sostenuta dal Commissario Ue per il Clima Wopke Hoekstra. I sostenitori del sistema, tra cui Hoekstra e anche noti esperti del mercato del carbonio, sottolineano il miglioramento degli accordi internazionali volti a prevenire crediti dubbi. La politica potrebbe avere importanti implicazioni per la spesa dell’Ue e per gli sforzi dell’Unione per ridurre l’impatto climatico.
Tre punti dell’obiettivo del 90% equivalgono a circa 144 milioni di tonnellate di gas serra, equivalenti alle attuali emissioni annuali dell’Olanda e al 30% delle emissioni totali dell’Ue nel 2045, secondo i calcoli dell’ONG Carbon Market Watch. Un credito rappresenta una tonnellata, ma l’organizzazione no-profit stima che, a seconda di come l’Ue definirà il limite all’utilizzo dei crediti, potrebbe arrivare ad acquistare fino a 700 milioni di crediti.
IL PREZZO DEI CREDITI DI CARBONIO
Il prezzo dell’inquinamento varia notevolmente a seconda dei mercati e dei Paesi, da una media globale inferiore a 5 dollari per tonnellata di compensazione di carbonio lo scorso anno all’attuale prezzo interno dell’Ue di circa 70 euro per tonnellata di carbonio emessa. Il costo dei crediti che l’Ue prevede di acquistare all’estero – e se saranno le aziende o i contribuenti a pagarli – non è ancora chiaro: uno dei tanti interrogativi senza risposta che una valutazione d’impatto presumibilmente contribuirebbe a risolvere.
Secondo i consulenti scientifici europei, qualsiasi somma spesa per i crediti non sarebbe quindi disponibile per aiutare l’economia dell’Unione a decarbonizzare. In una nota di giugno, hanno affermato che il costo dei crediti affidabili che effettivamente producono riduzioni dell’inquinamento “è molto elevato: l’acquisto di tali crediti dall’estero potrebbe quindi avvenire a scapito delle opportunità di investimento nazionali”.
L’IMPORTANZA DELLA VALUTAZIONE D’IMPATTO
La Commissione, nell’annuncio dell’obiettivo, ha promesso di fornire una “valutazione d’impatto approfondita” al momento di proporre la normativa dettagliata per l’utilizzo dei crediti di carbonio. Questa proposta è prevista per il prossimo anno.
A giugno Vandenberghe ha ribadito le preoccupazioni degli attivisti, che hanno spesso sottolineato un precedente episodio in cui crediti dubbi hanno inondato il mercato del carbonio Ue, facendo crollare il prezzo e danneggiando gli sforzi di riduzione delle emissioni. “Sarebbe opportuno effettuare una valutazione d’impatto molto approfondita, per esaminare tutte le questioni dettagliate”, ha spiegato il direttore della DG Clima.