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Idea Ue contro dazi: più acquisti GNL Usa. Mercato gas teso e volatile nel 2025. Pasini (Confindustria): “Giù costo energia per competitività”

L’Ue cerca di evitare i dazi offrendo più acquisti di GNL dagli Usa. Il mercato del gas sarà teso e volatile nel 2025. Pasini (Confindustria): “Abbassare il costo dell’energia per la competitività”. La rassegna Energia

L’Unione Europea cerca di ammorbidire Trump ed evitare i dazi offrendo maggiore acquisti di gas liquido statunitensi. Anche l’Italia sicuramente sarà colpita dalle sanzioni, ma il buon rapporto tra Meloni e il presidente americano potrebbe convincerlo a ridurre i dazi per il nostro Paese. Oggi i capi di Stato discuteranno del tema durante un Consiglio europeo informale. Il gas sarà ancora più protagonista nel 2025, dopo lo stop alle forniture russe attraverso l’Ucraina e le tensioni in Medio Oriente. A risentirne sarà il mercato, che secondo le stime sarà caratterizzato dalla volatilità dei prezzi. «Da qualche mese, il flusso di gas dall’Algeria è diminuito attestandosi su valori tra 50 e 60 milioni di mc al giorno, rispetto agli 80-90 milioni di mc precedenti. Il gas azero via Tap è calato di un terzo nelle ultime settimane, a causa di problemi di produzione in Azerbaijan. Tutti eventi che hanno portato ad un maggiore utilizzo degli stoccaggi e ad un aumento delle importazioni dal Nord Europa, influenzando i prezzi del gas in Italia anche in riferimento al prezzo sui mercati europei»”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Il costo dell’energia è il primo problema da risolvere per diventare più competitivi, secondo il neo presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini da Lonato. “Nel 2024 pagavamo il Mwh in media 108 euro. A gennaio di quest’anno abbiamo superato di 150. L’energia elettrica ci costa l’82% in più rispetto alla Francia, il 78% in più rispetto alla Spagna, il 38% in più rispetto alla Germania”, ha detto Pasini in un’intervista a Il Corriere della Sera, sottolineando che la soluzione nel breve è “potenziare al massimo le rinnovabili”, mentre per “il medio periodo dobbiamo attivare il nucleare”. La rassegna Energia.

DAZI, UE OFFRE ACQUISTO GAS A USA

“Il primo dato da cui partire, di cui a Palazzo Chigi non fanno mistero, è che «l’Italia sarà colpita». Bisognerà vedere l’entità delle misure commerciali che la Casa Bianca prenderà contro il nostro Paese, che fra l’altro è insieme alla Francia e ad altri due Stati della Ue l’unico ad avere una legislazione fiscale sui colossi del web americano. E bisognerà vedere, ma è tutto da verificare, se il rapporto privilegiato che Giorgia Meloni ha sviluppato con Donald Trump darà i suoi frutti, producendo alcuni trattamenti di favore verso il nostro export. Oggi Giorgia Meloni sarà nella capitale belga per partecipare ad un Consiglio europeo informale basato sulla ricerca di finanziamenti e di idee nuove verso un target che ormai appartiene a tutti, senza distinguo: la consapevolezza che va fatto un salto industriale e finanziario nel settore militare europeo, d’intesa con la Nato e con la Gran Bretagna. Mark Rutte, come leader Nato, parteciperà a uno dei tavoli di lavoro. Il premier britannico Starmer sarà alla cena di lavoro. (…) «È ovvio che dovremo reagire in modo efficace, concentrandoci sui prodotti che sono importanti per gli Stati Uniti», prevede il ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci. Ma se si bussa dalle parti della Commissione europea al momento si riscontra una posizione attendista. Sembra di capire che dagli uffici della von der Leyen, in queste ore, è stato aperto un collegamento negoziale con la Casa Bianca, e Bruxelles — che ha la titolarità della politica commerciale per tutti e 27 i Paesi — sta cercando di offrire dei pacchetti, da maggiori acquisti di gas liquido a stelle e strisce sino a un aumento della spesa militare fondata su armi made in Usa”, si legge su il Corriere della Sera.

“Bisognerà vedere se questi tentativi produrranno dei frutti e spingeranno Trump ad attendere, o se comunque arriveranno prima le misure di restrizione commerciale che il nuovo inquilino della Casa Bianca ha promesso e poi cercare di studiare una risposta. E qui si torna alla posizione del governo italiano: in questa fase Meloni non può che cercare di minimizzare i danni per la nostra economia (gli americani, per esempio, potrebbero colpire lo Champagne, considerato un bene di lusso, e non il nostro Prosecco, o il Franciacorta), consapevole che una volta definiti i dazi contro i singoli Stati della Ue inizierà la fase di risposta che invece non sarà bilaterale. (…) Oggi, nonostante ufficialmente non sia in agenda, capi di Stato e di governo europei si confronteranno su queste materie. E ovviamente chi ha notizie riservate, sulle intenzioni di Trump, se riguardano il proprio Paese, e se sono di favore, le terrà in un ragionevole riserbo. Al momento è ancora in atto un tentativo di negoziare prima e non dopo la firma di un nuovo decreto esecutivo alla Casa Bianca, e le quote di contribuzione alle spese Nato (…)sono in testa all’agenda di questi scambi informali”, continua il giornale.

IL MERCATO DEL GAS SARA’ TESO E VOLATILE NEL 2025

“C’è tensione sui mercati del gas globali per la crescente domanda di energia proveniente dall’Asia, le continue tensioni geopolitiche in Ucraina e Medioriente, l’offerta stagnante del Gnl. E dal primo gennaio anche per lo stop definitivo delle forniture di gas russo che ha comportato una riduzione a livello europeo di 15 miliardi di metri cubi (mc) di metano annui, pari al 5% delle importazioni complessive dell’intero continente nel 2024. Tutte variabili che rendono la situazione sempre più volatile e incerta per i consumatori e le fabbriche europee affamate di energia. E addirittura drammatica per i Paesi emergenti più poveri. Lo si vede bene nei prezzi: da mesi al Ttf di Amsterdam, il punto di riferimento europeo per monitorare e comprendere il mercato del gas, le quotazioni del megawattora si aggirano intorno ai 50 euro. Un valore che, pur lontano dai picchi di due estati fa, risulta superiore alle medie storiche. Anche i futures sul gas in Europa, che solitamente hanno un impatto sui prezzi spot del Gnl asiatico, sono ancora circa il 45% più alti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e i contratti vengono scambiati a circa il triplo dei livelli pre-crisi”, si legge su La Repubblica Affari & Finanza.

“(…) Il problema è che il mercato del gas liquefatto non è limitato all’Europa ma è globale. E la sua offerta continuerà ad essere limitata nel 2025 a causa dei ritardi operativi dei nuovi mega impianti in Qatar e Stati Uniti, che dovrebbero entrare in funzione nel corso della seconda metà di questo decennio. Stando ai numeri dell’ultimo rapporto trimestrale sul mercato del gas, pubblicato di recente dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), l’offerta globale di Gnl dovrebbe crescere del 5% nel2025 contro il 2,5% del 2024 (25 miliardi mc vs poco più di 13), grazie all’avvio e all’espansione di diversi progetti”, continua il giornale.

“A causa di fondamentali di mercato così rigidi, le previsioni dell’Agenzia intravedono una debole crescita della domanda globale di gas sotto il 2% nel 2025, cioè lo 0,8% in meno rispetto allo scorso anno. Come nel 2024, la crescita dovrebbe essere però ampiamente sostenuta dai mercati asiatici, che dovrebbero coprire oltre la metà dell’aumento della domanda globale di gas. La maggiore richiesta arriverà da Cina, Giappone e Corea del Sud che sono i mercati tradizionali della regione. A ruota da quelli emergenti come India, Pakistan e Thailandia. Per l’Europa tutto lascia supporre che non ci saranno grandi variazioni della domanda rispetto al 2024, perché l’economia del vecchio continente langue. In primis, quella tedesca. Tuttavia, a rendere più tesi i fondamentali del gas europeo, non solo per l’inverno ma anche per l’estate, è la situazione attuale degli stoccaggi che risulta inferiore del 15% rispetto al 2024 a causa della forte domanda e della minore offerta. Per questo motivo, secondo i calcoli di Morgan Stanley, l’Europa dovrà importare il 35% in più di Gnl anno su anno nel secondo e terzo trimestre 2025 per soddisfare l’obiettivo di riempimento dello stoccaggio del 90% di novembre. Questo equivale a 8 milioni di tonnellate (Mt) in più di importazioni di Gnl nei sei mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso per raggiungere l’obiettivo. (…) Per l’Italia, la situazione non è migliore. Come ha segnalato di recente il ministro Gilberto Pichetto Fratin, «da qualche mese, il flusso di gas dall’Algeria è diminuito attestandosi su valori tra 50 e 60 milioni di mc al giorno, rispetto agli 80-90 milioni di mc precedenti». Inoltre, «il gas azero via Tap è calato di un terzo nelle ultime settimane, a causa di problemi di produzione in Azerbaijan. Tutti eventi che hanno portato ad un maggiore utilizzo degli stoccaggi e ad un aumento delle importazioni dal Nord Europa, influenzando i prezzi del gas in Italia anche in riferimento al prezzo sui mercati europei»”, continua il giornale.

ENERGIA, PASINI (CONFINDUSTRIA): “TROPPO CARA PER IMPRESE”

Il costo dell’energia è il primo problema da risolvere per diventare più competitivi, secondo il neo presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini da Lonato. “Nel 2024 pagavamo il Mwh in media 108 euro. A gennaio di quest’anno abbiamo superato di 150. L’energia elettrica ci costa l’82% in più rispetto alla Francia, il 78% in più rispetto alla Spagna, il 38% in più rispetto alla Germania”, ha detto Pasini in un’intervista a Il Corriere della Sera, sottolineando che la soluzione nel breve è “potenziare al massimo le rinnovabili”, mentre per “il medio periodo dobbiamo attivare il nucleare”.

“Giuseppe Pasini da Lonato (Brescia) ha appena preso possesso del suo ufficio da presidente di Confindustria Lombardia. «Pensavo che la mia esperienza associativa fosse terminata con la presidenza della territoriale di Brescia. Ma il momento è critico, le sollecitazioni numerose: non potevo tirarmi indietro». Ventidue mesi di calo della produzione industriale: crisi congiunturale o strutturale? Strutturale. La Lombardia produce il 23% del Pil nazionale, è la prima regione manifatturiera d’Italia e la seconda in Europa. Abbiamo un patrimonio di aziende che rischiamo di mettere a repentaglio». (…) Primo fattore su cui intervenire per tornare competitivi? «Il costo dell’energia. Nel 2024 pagavamo il Mwh in media 108 euro. A gennaio di quest’anno abbiamo superato di 150. L’energia elettrica ci costa l’82% in più rispetto alla Francia, il 78% in più rispetto alla Spagna, il 38% in più rispetto alla Germania. Per quanto riguarda il gas: 7,4 euro al mwh negli Usa, 34,4 in Europa e oltre 36,3 in Italia». (…) Per il medio periodo dobbiamo attivare il nucleare. Nell’immediato serve potenziare al massimo le rinnovabili. La competenza delle Regioni nel definire i siti per eolico e fotovoltaico rallenta i tempi. La burocrazia frena gli investimenti. Oltre a produrre più rinnovabili, serve il disaccoppiamento, cioè la possibilità di comprare l’energia da rinnovabili a un prezzo più basso perché gli stessi costi di produzione sono più bassi». (…) «Il green deal va rallentato. Il sistema produttivo non può decarbonizzare al ritmo che la commissione ci aveva dato. Vedi la grande crisi della meccanica e dell’automotive». (…)
«Le enunciazioni vanno bene ma poi servono i fatti. E servono anche i fondi. Draghi non a caso indicava la necessità di 800 miliardi l’anno. Oggi le risorse non si vedono. La transizione e la digitalizzazione non possono essere tutte sulle spalle delle imprese se vogliamo davvero restare competitivi con Usa e Cina»”, si legge su L’Economia de Il Corriere della Sera.

“Le risorse non ci sono perché alcuni Paesi sono contro il debito comune. «Paesi come la Germania che ha grandi responsabilità su come sono state condotte le politiche europee negli ultimi anni. Ma adesso la Germania ha bisogno di più Europa». Una fetta della sua attività siderurgica è in Germania. Come legge la crescita della destra dell’Afd? «È semplice: tutto ha radice nel malcontento della gente che vede diminuire il proprio benessere e a rischio il futuro. Thyssen taglia 5.000 posti di lavoro, Vw ventila la chiusura di due stabilimenti… Le persone hanno paura, vogliono credere a chi assicura ricette semplici per evitare il declino. Meccanismi che noi italiani conosciamo bene». (…) «Sono una preoccupazione, certo. Come l’invasione delle merci cinesi a basso costo, ora anche ad alta tecnologia. L’Europa deve reagire. Si parla di mandare segnali “distensivi” agli Usa aumentando gli acquisti del loro gas liquefatto. Ma quel gas ha costi molti elevati». (…) «Che la nostra premier abbia buoni rapporti con Trump è sicuramente positivo. Ma l’Italia è dentro allo scacchiere Ue ed è in quella dimensione che dobbiamo muoverci». (…) «Se non c’è fiducia, se tutto è incerto è molto difficile investire. In più i tassi di interesse stanno scendendo, sì, ma troppo lentamente. Il fare impresa non è un’equazione matematica. Contano le aspettative delle persone. E bisogna creare le condizioni perché la gente abbia di nuovo voglia di scommettere sul futuro»”, continua il giornale.

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