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Gas

Perché anche la Bulgaria vuole diventare un hub del gas

Le mosse di Sofia e dell’Unione europea, il ruolo della Russia e le esplorazioni delle compagnie straniere nel Mar Nero per trovare petrolio e gas

La Bulgaria potrebbe diventare a stretto giro, un crocevia fondamentale delle forniture di gas europee. Sofia ha avviato, infatti, uno studio di fattibilità per verificare la possibilità di trasformare il paese in un hub di transito per il gas russo diretto in Europa concentrandosi, in particolare, sulla nascita di un polo commerciale per il combustibile a Varna, uno dei principali porti bulgari sul Mar Nero.

LA COMMISSIONE UE APPOGGIA IL PROGETTO BULGARO

Nel realizzare il suo piano la Bulgaria non è comunque sola. La Commissione europea ha deciso da tempo di supportare i piani del paese dell’Est Europa, soprattutto dopo la cancellazione del  progetto South Stream nel 2014 che avrebbe dovuto trasportare gas russo sotto il Mar Nero direttamente in Bulgaria e di lì verso l’Europa centrale. La cancellazione di South Stream è stata, infatti, un duro colpo per il paese, che si affida quasi esclusivamente al gas russo per le sue forniture. Per questo Sofia spera che con il progetto di creazione di un hub del gas nei Balcani possa mantenere costante il flusso di combustibile russo attraverso il suo territorio, sulla rotta verso l’Europa centrale.

COMMISSARIO SEFCOVIC: VOGLIAMO UNA LIQUIDITÀ DEL GAS MOLTO FORTE NELLA REGIONE

Nel quadro della programmazione delle future mosse, Bulgartransgaz, la società di Stato attiva nel settore del gas, ha firmato un contratto da 1,5 milioni di dollari con un consorzio bulgaro-svizzero, la AF-EMG Consult, per condurre uno studio di fattibilità sull’operazione di realizzazione dell’hub, da completare entro l’inizio di luglio. Lo ha riferito lo stesso ministero dell’Energia bulgaro aggiungendo che l’Unione Europea si è impegnata a stanziare 920mila euro per lo studio. Anche il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic ha ribadito il sostegno di Bruxelles al piano, che, a suo dire, contribuirà a rafforzare la liquidità del gas e la sicurezza energetica nell’Europa sudorientale: “La Bulgaria ha un ottimo sviluppo delle interconnessioni, sia quelle attualmente in costruzione sia quelle in corso di realizzazione. L’idea è quella di avere una liquidità del gas molto forte nella regione. Ciò è fortemente sostenuto dalla Comunità europea e il nostro obiettivo è trasformare la Bulgaria da paese di transito del gas in paese per il trading del gas. Vogliamo che l’hub del gas proveniente da varie direzioni nei Balcani sia efficiente”. Attualmente la Bulgaria trasporta circa 12 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo attraverso la Turchia, ma tali forniture potrebbero cessare nel 2019 se la Russia realizzerà il suo piano di completamento del gasdotto TurkStream. La Bulgaria spera inoltre di attrarre il gas azero e le forniture di Gnl dalla Grecia, dal Qatar e da altri paesi per acquisire un ruolo centrale all’interno dei Balcani

I COSTI? TRA 1,4 E 2,4 MILIARDI DI EURO

Il costo della costruzione dell’hub è stimato tra gli 1,4 e i 2,4 miliardi di euro. Di fatto si utilizzerebbero i gasdotti esistenti e quelli in corso di realizzazione in Bulgaria, nonché i collegamenti di interconnessione che sta costruendo con la Romania, la Serbia e la Turchia e, in ultima analisi, un gasdotto sottomarino proveniente dalla Russia. Mosca dal canto suo non si è ancora impegnata ad approvvigionare il progetto di hub della Bulgaria e la sua portata sarebbe limitata se non riuscisse ad attrarre gas russo. Mosca ha dichiarato che considererà l’hub solo se avrà garanzie che il progetto non sia in contrasto con le norme dell’Unione europea in materia di energia. 

BULGARTRANSGAZ STA ACQUISTANDO GLI ASSET DI SOUTH STREAM BULGARIA PER REALIZZARE IL PIANO HUB

Intanto Bulgartransgaz ha annunciato l’intenzione di acquistare 28 proprietà di South Stream Bulgaria, la vecchia joint venture creata dalla russa Gazprom e dalla holding statale Bulgarian Energy Holding. Le proprietà hanno un valore totale stimato di 6,7 milioni di euro, secondo quanto dichiarato dalla stessa Bulgartransgaz che, precisa il sito Novinite, dovrebbe utilizzare questi asset proprio per realizzare l’hub del gas vicino al porto di Varna. L’area costituirebbe un polo di attrazione per Grecia, Romania, Ungheria, Croazia, Slovenia e, attraverso tali paesi, per gli Stati membri dell’Europa centrale e occidentale, nonché per Serbia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina.

LA BULGARIA VUOLE ANCHE PRODURRE GAS E PETROLIO

Sofia non vuole però essere solo un soggetto passivo dell’operazione gas. Il governo bulgaro ha annunciato di voler estendere per altri due anni il permesso di esplorazione di petrolio e gas affidato a Total (40%), OMV e Repsol (30% ciascuno) nel blocco offshore Han Asparuh 1-21 nel Mar Nero. Durante questi due anni, le aziende realizzeranno ulteriori opere geofisiche per un totale di 3 milioni di euro nel blocco. Il blocco 1-21 Han Asparuh si trova in mare aperto nel settore bulgaro nella parte occidentale del Mar Nero e copre un’area di 14.220 km quadrati con profondità d’acqua fino a 2.200 m. A settembre dello scorso anno, le società hanno avviato la seconda perforazione in acque profonde del blocco per ottenere dati aggiuntivi sul potenziale di idrocarburi. Le compagnie hanno ottenuto il permesso per la prospezione e l’esplorazione nel 2012. Secondo i termini del contratto, si sono impegnati a investire oltre 1 miliardo di euro nel processo mentre la Bulgaria riceverà 40 milioni di euro sotto forma di un bonus.

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