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Stoccaggi Gas

Stoccaggi, l’Europa sta facendo il suo. Ma non basta

Berlino vede quota 85%, Roma è a quota 81%. La vera sfida da vincere adesso in Ue è quella del price cap sul gas 

L’Ue è attesa da settimane cruciali. Non che quelle precedenti siano state da meno, lo sappiamo. Ma la partita energetica contro la Russia sta per giungere alle fasi decisive. E non per usare espressioni fatte, luoghi comuni. Il 9 settembre a Praga si terrà la riunione d’emergenza sull’energia con tutti i ministri dei paesi membri. Poi a ottobre sarà la volta del Consiglio informale. Due appuntamenti cruciali ai quali arrivare con buona parte dei compiti a casa svolti.

Tradotto: gli stoccaggi vanno riempiti a più non posso perché l’inverno è alle porte, le bollette continuano a salire, il caro carburante non accenna a lasciare scampo, i ricatti russi sulle forniture altrettanto. Ne va della sicurezza energetica del Vecchio Continente, ne va delle tasche dei cittadini, dei conti e della tenuta delle imprese. Siamo tutti coinvolti, in poche parole.

I COMPITI A CASA DELL’UE: STOCCAGGI OK, ORA IL PRICE CAP SUL GAS

In particolare, sulla partita del riempimento delle riserve di gas la situazione è andata progredendo in questi mesi dopo i timori di fallimento iniziali. Oggi a preoccupare è piuttosto la questione del tetto al prezzo del gas, su cui Germania e non solo si stanno peraltro convincendo. Insomma, al netto della fragilità di tanti esecutivi europei – da quello britannico a quello nostrano – forse sarà possibile ripetere l’unitarietà comunitaria dimostrata già sul fronte della pandemia.

E allora, qualche numero. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe ripresi da Bloomberg, la media europea di stoccaggi arriverà all’80% entro l’inizio di novembre. Molti paesi sono avanti, altri devono recuperare. In particolare, la Polonia ha riempito l’UGS di quasi il 100%, il Portogallo completamente, l’Italia dell’81%, l’Ungheria è al 62% e la Bulgaria al 60%. La Germania, secondo il ministro dell’Economia e della protezione del clima Robert Habeck, raggiungerà l’obiettivo dell’85% a settembre.

IL PUZZLE ENERGETICO

Come spiegato, tra l’altro, da Federico Fubini nella puntata di ieri del Corriere Daily condotto da Francesco Giambertone la soluzione degli stoccaggi non sarà sufficiente. Risolverà, se tutto andrà bene, un terzo del fabbisogno. Insomma, il puzzle è composto da tanti pezzi. Tutti necessari ma nessuno indipendente dall’altro. E d’altronde qualcosa avremmo dovuto capirlo dalla traiettoria disegnata dal governo Draghi. Sì, proprio quello mandato a casa da M5S, Lega e Forza Italia. Partiti impegnati, come tutti gli altri, in una folle campagna balneare (copyright David Allegranti) ma altrettanto in ginocchio proprio verso l’ex capo della Bce nel prendere (ancora) misure d’emergenza contro il caro energia.

I traguardi, intanto, sono già in parte arrivati. La dipendenza europea dal gas russo si è drasticamente ridotta. In concomitanza con le sanzioni (su cui si dibatte aspramente: funzionano o no?) a Mosca, le forniture di Gazprom segnano da giugno un -70% verso Bruxelles. L’Italia ha dimezzato la sua “sottomissione” energetica dal 40 al 20% e, per citare ancora Draghi, solo grazie al rigassificatore di Piombino e a quello di Ravenna potrà dirsi finalmente indipendente a partire dal 2024.

Infine, la partita economica. Il nuovo governo italiano che nascerà dalle urne dopo il 25 settembre avrà tra le mani una patata bollente che scotta più di tutte. Perché riguarda le tasche dei cittadini, i conti delle imprese. Discorso analogo per gli altri esecutivi dell’Unione, fortunatamente non interessati da crisi di governo ma comunque immersi in una fase delicata sia a livello nazionale che continentale e globale.

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