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Price Cap Sul Gas Rinviato

Ecco perché la proposta del price cap al gas slitta a ottobre

Troppi paesi ancora dubbiosi. Si cerca l’accordo sugli altri punti. Fatti, numeri, scenari e dichiarazioni dalla giornata in Ue

Ennesimo rinvio. Quella che fino a ieri si prospettava come una potenziale giornata storica si è poi rivelata l’ennesima occasione per confermare l’indecisionismo dell’Unione europea. Frutto, come sempre, di responsabilità precise. Di ostracismi ben chiari. I paesi sono sempre quelli.

SALTA IL PRICE CAP AL GAS, RINVIATO A OTTOBRE

Eppure, anche ieri pomeriggio, tra il viaggio di von der Leyen in Olanda per il colloquio con il premier Rutte e le sensazioni confermate anche da Energia Oltre di una Germania sempre più convinta dall’approvazione del tetto al prezzo del gas russo, le prospettive per la giornata odierna apparivano diverse. Positive, ottimiste.

Oggi, a Bruxelles, sono riuniti i ministri dell’energia dei paesi membri. Sul tavolo tante cose, su tutte il price cap al gas russo. Che però molto probabilmente, salvo clamorosi cambiamenti di scenario, verrà posticipato a ottobre. Non c’è l’intesa, non sono convinti i paesi del nord: Olanda e Danimarca. Anche se ieri Ursula von der Leyen è volata ad Amsterdam per incontrare il premier Rutte, ricavando una prima apertura. Non troppo convinta, evidentemente. Così come poco chiara, anzi del tutto ambigua, è risultata nelle ultime settimane la posizione di Berlino. Che sono da pochi giorni aveva fatto trapelare un cambio di posizione a favore di quello che è stato un vero e proprio cavallo di battaglia del governo Draghi.

Ma, appunto, l’accordo non c’è. Serve ma verrà discusso dagli Stati tra un mese e più. Nonostante tanti paesi abbiano seguito l’Italia: Grecia, Belgio, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Lussemburgo.

GLI ALTRI PUNTI IN DISCUSSIONE

Sul tavolo non c’è solo il tetto al prezzo del gas di Putin. Che da mesi arriva in quantità ridotte, nel frattempo non più via Nord Stream, bloccando anche il meccanismo economico che favoriva lo Zar. La dipendenza europea sta riducendosi e di conseguenza anche i vantaggi economici per la Russia, che nel frattempo collassa sempre di più.

L’Italia, molto attiva sul fronte europeo della partita energetica, guidava anche altre proposte. Come quella di un cap a tutto il metano. Nelle settimane scorse sono state tante le polemiche sui rischi speculativi del mercato Ttf di Amsterdam. E, infatti, l’Olanda approva ancora meno questa ipotesi. Così come l’Ungheria e i paesi dei Balcani.

Uscendo dal pressing draghiano, invece, gli altri punti che verranno affrontati godono di maggiori garanzie e supporto. Riduzione dei consumi elettrici, limite agli extra-profitti, sostegni di Stato alle imprese fossili. Escluso, invece, il disaccoppiamento tra costi da gas e costi da altre fonti energetiche.

FRANCIA E BELGIO FAVOREVOLI, L’ALLARME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO UE. BERLINO ANCORA AMBIGUA

La giornata sarà lunga. Ma già dai primi arrivi al Consiglio sono giunte dichiarazioni che fanno capire il trend dei vari paesi.

“Se la Commissione europea lo propone, sosterremo il meccanismo per limitare il prezzo del gas russo consegnato tramite gasdotto”. La ministra francese della Transizione ecologica, Agnes Pannier-Runacher, al suo arrivo al Consiglio Ue Energia a Bruxelles ha esposto per la prima volta la posizione transalpina.

Ancora più palese e convinta la posizione belga espressa dalla ministra per l’Energia, Tinne van der Straeten all’arrivo alla riunione. “Siamo favorevoli a un cap generalizzato. Serve un tetto su tutti i gas per poter controllare le bollette, per ridurre i prezzi dell’energia”. Secondo la ministra, è l’unico modo. Il mercato del gas è mondiale e qui in Europa paghiamo molto più che in Asia.

Per Berlino, invece, occorre “trovare un meccanismo di mercato per ridurre il prezzo” dell’energia. Lo ha detto il ministro tedesco dell’Energia Robert Habeck, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di introdurre un price cap sul gas, entrando al Consiglio Ue.

Infine, l’urgenza fatta trapelare dal numero uno ceco del Consiglio europeo. Secondo Jozef Sikela, “siamo di fronte a una seria crisi energetica. Da un lato vediamo un’incapacità di garantire le forniture e dall’altro un aumento della domanda di energia. Siamo in guerra, non abbiamo bisogno di giocare con le parole, siamo in una guerra energetica con la Russia e Putin sta cercando di manipolare i mercati per rompere la pace sociale nei nostri paesi e colpire il nostro modo di vivere”. Inoltre, “dobbiamo mandare un segnale chiaro e forte che faremo tutto il necessario per proteggere le nostre famiglie, le nostre economie e per garantire che ci sarà energia sufficiente e a prezzi accessibili. Sono abbastanza sicuro che tutti gli Stati membri e la Commissione capiranno che non c’è tempo da perdere”.

CHI SI OPPONE AL PRICE CAP

“Il piano che imporrebbe un price cap esclusivamente sul gas russo da gasdotti è totalmente contro gli interessi europei e ungheresi – ha detto in un video su Facebook, secondo quanto riporta Reuters -. Se venissero imposte iscrizioni solo sul gas russo chiaramente questo causerebbe una immediata interruzione degli approvvigionamenti. Non ci vuole un Nobel per capirlo”. A scriverlo è il ministro degli esteri di Budapest, Peter Szijjarto. Sarà una giornata lunga, ma già sappiamo che avrà dei buchi importanti.

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