Il mercato dei cavi è passato dai 3 miliardi di dollari di nuovi progetti aggiudicati all’anno tra il 2015-20 a 11 miliardi di dollari nel 2022.
L’allontanamento dai combustibili fossili e l’utilizzo sempre maggiore di elettricità pulita è accelerato negli ultimi anni, grazie anche al fatto che svariati paesi hanno posto obiettivi sempre più ambiziosi. La guerra della Russia contro l’Ucraina ha inoltre evidenziato la necessità di allontanarsi dal gas, a volte considerato un combustibile “ponte” e di garantire una sempre maggiore sicurezze energetica.
RINNOVABILI DESTINATE AL BOOM
Per questi motivi, l’Agenzia internazionale per l’energia prevede che la capacità rinnovabile crescerà di 2.400 gigawatt tra il 2022 e il 2027, l’equivalente dell’intera capacità energetica della Cina oggi.
A DURA PROVA LA CATENA DI FORNITURE PER INTERCONNETTORI E CAVI
In un simile contesto, tuttavia, la domanda di interconnettori e altre infrastrutture energetiche come le turbine eoliche sta crescendo rapidamente, mettendo a dura prova le catene di fornitura di cavi elettrici e stazioni di conversione necessarie per la connessione alla rete.
Le forniture di entrambi sono concentrate tra relativamente poche aziende, con elevate barriere all’ingresso. La potenziale difficoltà di reperire materie prime come il rame e la mancanza di manodopera qualificata necessaria per le fabbriche rischiano quindi di frenare le nuove forniture.
PERCHE’ I CABLAGGI FRENANO LE RINNOVABILI
La rivoluzione green richiede grandi quantità di nuovo cablaggio in generale. Ma anche le distanze su cui deve essere trasportata l’elettricità si stanno allungando, nel tentativo degli sviluppatori di sfruttare al meglio il vento e il sole.
Nella ricerca di rendimenti eolici più elevati, le turbine vengono posizionate sempre più in profondità nel mare. I paesi vogliono essere in grado di acquistare elettricità da quelli con tempo più soleggiato o più ventoso. Molti devono anche essere in grado di scambiare elettricità minuto per minuto con altri in diversi fusi orari e modelli meteorologici, per appianare picchi e interruzioni nelle forniture a seconda della forza del vento o del sole. La domanda e l’offerta di energia elettrica devono essere costantemente abbinate, per evitare blackout.
CORRENTE CONTINUA E ALTERNATA
Tuttavia, il trasporto di elettricità può essere inefficiente, con perdite lungo il percorso che peggiorano sulle grandi distanze. Inviarlo ad altissima tensione è più efficiente, anche se più costoso, con perdite potenzialmente fino al 3% per 1.000 km per i sistemi a corrente continua, che hanno meno resistenza. Si tratta di una perdita di circa il 30-40% inferiore rispetto ai sistemi a corrente alternata.
“L’HVDC (corrente continua ad alta tensione, ndr) diventa economica a circa 60 km” per i sistemi sottomarini, afferma Ian Douglas, amministratore delegato della società di cavi XLCC in un articolo del Financial Times.
LA SFIDA DEI CAVI SOTTOMARINI
La produzione di cavi in grado di farlo su fondali marini profondi e irregolari è un processo complesso e scrupoloso. I trefoli di rame o alluminio conduttore sono avvolti in diversi strati di isolamento e protezione, come carta imbevuta di fluido non conduttivo, rivestimento di piombo, plastica e acciaio, si legge su Ft.
La produzione in genere procede a circa un metro al minuto. La precisione è fondamentale. “Se hai, diciamo, un granello di sabbia all’interno, il cavo fallirà”, afferma Frank de Wild, consulente senior in cavi elettrici presso la società di consulenza DNV sempre al quotidiano economico. Posarli in fondo al mare è un’altra sfida, che richiede navi speciali ed equipaggi altamente qualificati. Il più grande produttore di cavi per quota di mercato, Prysmian Group, dispone di una nave lunga 171 metri ed attrezzata per posare cavi fino a 3.000 metri di profondità.
DOMANDA IN PIENO BOOM
Nonostante queste complessità, la domanda di cavi ad alta tensione è in piena espansione, con il mercato che è passato dai 3 miliardi di dollari di nuovi progetti aggiudicati all’anno tra il 2015-20 a 11 miliardi di dollari nel 2022. Quest’anno, è probabile che il valore stimato dei nuovi ordini aumenti superare i 20 miliardi di dollari prima di attestarsi a 18-20 miliardi di dollari all’anno, secondo Massimo Battaini, amministratore delegato entrante di Prysmian. “Siamo al completo fino al 2026/27”, afferma a Ft.
MERCATO CONCENTRATO IN POCHE IMPRESE
La domanda storicamente stabile, nonché le elevate barriere all’ingresso date le competenze tecniche e le attrezzature necessarie per realizzare e installare i cavi, hanno portato a un mercato relativamente concentrato. Prysmian con sede a Milano, NKT, con sede a Copenaghen, e Nexans a Parigi rappresentano oltre il 75% del comparto. E stanno investendo molto per soddisfare la domanda, mentre anche i concorrenti nuovi ed esistenti stanno cercando di entrare.
SI VA VERSO UN’ERA DI SCARSITÀ’?
Alcuni analisti dubitano tuttavia che la capacità di produzione si allineerà con il rapido ritmo con cui devono essere realizzati nuovi progetti per raggiungere gli obiettivi net zero.
La società di consulenza 4C Offshore stima che i piani attuali si tradurranno in una carenza di cavi ad alta tensione al di fuori della Cina nella seconda metà del decennio. (La Cina ha produttori nazionali che riforniscono principalmente il mercato cinese.)
La scarsità del resto è già evidente: l’aumento dei costi dei cavi e delle stazioni di conversione ha contribuito a far aumentare il budget per il ritardato progetto del Golfo di Biscaglia da 1,75 miliardi di euro a 2,85 miliardi di euro. Un insider di Inelfe, lo sviluppatore del progetto, indica la “saturazione del mercato HVDC, a causa della domanda senza precedenti di progetti eolici offshore e di interconnessione”, si legge sul Financial Times.
Lo stesso per National Grid, la società FTSE 100 che possiede e gestisce il sistema di trasmissione della Gran Bretagna e sta sviluppando nuovi cavi per il continente: ha affermato di “operare in un mercato limitato” guidato da “un numero limitato di fornitori a livello globale”.
CARENZA ANCHE DI COMPETENZE
Anche la carenza di competenze è un rischio. “Il più grande collo di bottiglia che abbiamo per implementare i progetti è nelle competenze”, ha detto a Ft Tim Holt, membro del consiglio di amministrazione di Siemens Energy, che fornisce trasformatori e altri prodotti per i sistemi HVDC.
Nell’arco di un anno, Siemens Energy è passata dall’avere slot di riserva a tempi di consegna di tre o quattro anni per i suoi grandi trasformatori. “Solo nell’ingegneria abbiamo assunto 700 persone l’anno scorso”, aggiunge Holt. “L’esecuzione di questi progetti multimiliardari richiede numerosi professionisti con anni di esperienza”.
IL MERCATO SI ADATTA
Il mercato sta iniziando ad adattarsi. Diversi progetti pianificati nel Regno Unito sono sulla buona strada per invertire la chiusura degli impianti di cavi negli ultimi decenni. La XLCC di Douglas ad esempio ha in programma di costruire la prima fabbrica HVDC del Regno Unito, ad Ayrshire, in Scozia, che dovrebbe aprire alla fine del 2027 per fornire progetti tra cui un potenziale collegamento di 3.800 km tra il Marocco e il Regno Unito.
Anche la giapponese Sumitomo Electric Industries ad aprile ha rivelato i piani per una fabbrica in Scozia, mentre il Global Interconnection Group del finanziere Edi Truell ne sta guardando uno nuovo nel porto di Tyne, per supportare un potenziale collegamento con l’Islanda.