A Nairobi, in Kenya, al via da oggi e fino al 17 novembre il vertice per limitare la produzione della plastica nel mondo. Da superare le frizioni tra paesi e industrie
Tolleranza zero per i rifiuti plastici. È il mantra che si ripete tra le stanze delle delegazioni governative riunite a Nairobi, in Kenya, per definire i dettagli di quello che potrebbe essere il primo trattato globale per affrontare l’inquinamento da plastica.
IL PUNTO CHIAVE SULLA PLASTICA: DECISIONE UNILATERALE DEGLI STATI O NO?
Un punto chiave delle discussioni che partono oggi (e fino al 17 novembre) è se gli obiettivi per limitare la produzione di plastica debbano essere decisi unilateralmente o se gli Stati debbano scegliere i propri obiettivi; questo è, dicono gli ambientalisti, il “centro di gravità” dell’ambizione del trattato.
CAMBIANO GLI EQUILIBRI
Durante l’ultimo round di negoziati a Parigi in maggio, gestiti dal comitato negoziale internazionale (INC), gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita, l’India e la Cina erano favorevoli ad un accordo “stile Parigi” in cui gli Stati avrebbero avuto la libertà di determinare i propri impegni, mentre gli altri, tra cui l’Africa e molti paesi in via di sviluppo, hanno preferito forti impegni globali.
Ma ci sono segnali, dicono alcuni osservatori, di un cambiamento nella posizione degli Stati Uniti su questo punto chiave, anche se i dettagli devono ancora emergere. “La conclusione principale per molti gruppi ambientalisti, dopo INC2 (i negoziati di Parigi, ndr) è stata quanto pessima fosse la posizione degli Stati Uniti, in termini di impegni volontari in stile Parigi”, ha affermato Graham Forbes, responsabile della campagna globale sulla plastica per Greenpeace Usa, secondo quanto riferito da The Guardian. “Osserveremo molto da vicino per vedere come andrà a finire. Dobbiamo parlare di regole e mettere in atto regolamenti”.
LA BOZZA ZERO
I delegati sono comunque al lavoro per redigere la “bozza zero” che elenca le possibili politiche e azioni da considerare, elementi che poi saranno inclusi in un trattato giuridicamente vincolante da parte del fine del 2024, hanno affermato i funzionari coinvolti nei negoziati, secondo quanto riferito invece da Reuters.
NEL MONDO 400 MLN DI TONNELLATE DI PLASTICA PRODOTTA. IL 10% VIENE RICICLATO
Il mondo produce attualmente circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ogni anno, di cui meno del 10% viene riciclato, secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, soffocando le discariche e devastando gli oceani. Tale quantità è destinata tuttavia ad aumentare nel prossimo decennio, e questo perché le compagnie petrolifere, che spesso producono anche plastica, cercano nuove fonti di reddito nel contesto della transizione energetica dai combustibili fossili. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, oggi circa il 98% della plastica monouso, come bottiglie o imballaggi, deriva da combustibili fossili.
LA POSIZIONE UE (E NON SOLO)
L’Unione Europea e decine di paesi, tra cui Giappone, Canada e Kenya, hanno chiesto un trattato forte con “disposizioni vincolanti” per ridurre la produzione e l’uso di polimeri plastici vergini derivati da prodotti petrolchimici e per eliminare o limitare la plastica problematica, come il PVC. e altri contenenti ingredienti tossici.
ARABIA SAUDITA TRA I PRIMI CONTESTATORI
A questa posizione si oppongono l’industria della plastica e gli esportatori di petrolio e prodotti petrolchimici come l’Arabia Saudita, che vogliono che l’uso del prodotto continui. Sostengono che il trattato dovrebbe concentrarsi sul riciclaggio e sul riutilizzo della plastica, a volte indicato nei colloqui come “circolarità” nella fornitura di plastica.
In una presentazione in vista dei negoziati di questa settimana, l’Arabia Saudita ha affermato che la causa principale dell’inquinamento da plastica è “la gestione inefficiente dei rifiuti”.
OCSE: RIFIUTI PLASTICI TRIPLICHERANNO ENTRO IL 2060, SOLO LA METÀ RICICLATO
Secondo un rapporto del 2022 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i rifiuti di plastica stanno accelerando e, secondo le previsioni, saranno quasi triplicati entro il 2060, con circa la metà che finirà in discarica e meno di un quinto riciclato.
Per questo organizzazioni ambientaliste come Greenpeace chiedono una riduzione di almeno il 75% della produzione di plastica entro il 2040, per mantenere le emissioni di gas serra entro uno scenario di 1,5°C.
L’IMPEGNO DEI 60 MINISTRI DELLA HIGH AMBITION COALITION TO END PLASTIC POLLUTION
Questo mese, i 60 ministri della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, ribadendo il loro impegno a porre fine ai rifiuti di plastica entro il 2040 e a favore di un trattato basato sull’intero ciclo di vita della plastica. Hanno espresso “profonda preoccupazione” per le proiezioni di un quasi raddoppio dei rifiuti di plastica mal gestiti e di un aumento della produzione che porterebbe a un aumento del 60% delle emissioni di gas serra dal sistema della plastica.
LE ASSOCIAZIONI DELLA CHIMICA: STOP A INQUINAMENTO PLASTICA NON ALLA PRODUZIONE
Il Consiglio internazionale delle associazioni chimiche vuole che il trattato includa misure “che accelerino un’economia circolare per la plastica”, secondo il portavoce del consiglio Matthew Kastner. “L’accordo sulla plastica dovrebbe concentrarsi sulla fine dell’inquinamento da plastica, non sulla produzione di plastica”, ha detto Kastner a Reuters in una nota.
Per i produttori ed esportatori di petrolio, gas e prodotti petrolchimici, un trattato forte rappresenta una responsabilità che potrebbe frenare la vendita di combustibili fossili, ha affermato Bjorn Beeler, coordinatore internazionale dell’International Pollutants Elimination Network.
LETTERA APERTA DI 20 SCIENZIATI PER METTERE LA SALUTE AL CENTRO DEI COLLOQUI DI NAIROBI
Domenica, un gruppo di 20 scienziati internazionali ha inviato una lettera aperta ai negoziatori chiedendo loro di mettere la salute al centro dei colloqui e di puntare a un trattato che riduca i volumi di produzione della plastica e “imposti test adeguati su tutte le sostanze chimiche presenti nella plastica”.