Da un rapporto ISPRA emerge che i primi quattro Paesi (Germania, Polonia, Italia e Regno Unito) determinano più del 50% delle emissioni dell’intero sistema
Con una forte mossa per combattere il cambiamento climatico, la Commissione europea ha confermato che i governi europei metteranno all’asta 244 milioni di permessi di carbonio dell’Unione europea da gennaio ad agosto 2024, nell’ambito del sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS). L’ETS impone delle tariffe per le emissioni di anidride carbonica a settori come produttori, società elettriche e compagnie aeree.
La vendita di ulteriori permessi di carbonio da parte dell’Ue il prossimo anno servirà a tre cause fondamentali: in primo luogo, aiuterà a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi, una decisione stimolata dall’invasione russa dell’Ucraina; in secondo luogo, rafforzerà le economie che si stanno riprendendo dagli impatti della pandemia Covid; infine, finanzierà la transizione dei Paesi verso un’energia più pulita e sostenibile.
Tre fondi primari beneficeranno dell’asta. La Recovery and Resilience Facility riceverà 87 milioni di permessi, al Fondo per l’innovazione verranno stanziati 35 milioni, mentre il Fondo per la modernizzazione riceverà 97 milioni. Le prime aste per il 2024 inizieranno il 15 gennaio 2024.
I DATI DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI
Attualmente il sistema dello scambio di quote di carbonio coinvolge 31 Paesi europei, i 28 Stati Membri di EU28 più Norvegia, Islanda e Lichtenstein. Dei 28 Stati Membri 25 sono entrati nel sistema ETS dal primo anno (2005), mentre Bulgaria e Romania sono entrate dal 2007 e Croazia dal 2013. Norvegia è entrata nel sistema dal 2008, Islanda e Lichtenstein dal 2013.
Da un rapporto ISPRA del settembre 2020 emerge che i primi quattro Paesi (Germania, Polonia, Italia e Regno Unito) determinano più del 50% delle emissioni dell’intero sistema con quote (53,1% nel 2005 e 52,7% nel 2019). La quota dei quattro Paesi non subisce variazioni di rilievo dal 2005 sebbene la relativa costanza sia il risultato dell’incremento della quota di emissioni di Germania e Polonia a scapito delle quote di Italia e Regno Unito.
LE EMISSIONI DELL’ITALIA E IL RUOLO DEL GAS NATURALE NEL MIX ENERGETICO
Tra i principali Paesi – che nel complesso sono responsabili di oltre il 75% delle emissioni ETS – Italia, Spagna e Regno Unito hanno le percentuali di riduzione annua più elevate, da -3,9% a -5,8%, mentre Francia e Germania fanno registrare rispettivamente -3,5% e -2,5%.
L’EU ETS, in tutta Europa, interessa oltre 11.000 impianti industriali e circa 600 operatori aerei. In Italia sono disciplinati più di 1.200 soggetti che coprono circa il 40% delle emissioni di gas serra nazionali. Per quanto riguarda gli impianti industriali, la situazione è più variabile: a fronte di Paesi con consistenti riduzioni delle emissioni dal 2005 – come Italia (-30%), Francia (-27,7%), Repubblica Ceca (-15,9%), Spagna (-15,3%) e Regno Unito (-5,6%) – vi sono Paesi che aumentano in maniera considerevole le proprie emissioni, come Polonia (+51,1%), Olanda (18%) e Germania, (16,6%).
I dati nazionali mostrano che un driver strutturale per la riduzione delle emissioni ETS è rappresentato dall’incremento nel mix energetico della quota di gas naturale a scapito dei combustibili solidi. Le emissioni da impianti di combustione a livello europeo nel 2019 rappresentavano il 62,6% delle emissioni del sistema EU ETS. Germania e Polonia da sole determinavano il 25,5% delle emissioni totali e il 40,8% di quelle da impianti di combustione.