Antonio Gozzi, numero uno di Duferco, inizialmente restio a candidarsi, pare che si sia convinto a partecipare alla corsa per la presidenza di Confindustria nelle ultime ore
Si profila una corsa a due, massimo tre, per la presidenza di Confindustria. Ma le carte dovrebbero scoprirsi presto visto che le nomina è calendarizzata per gennaio con l’avvio dei lavori del nuovo presidente già a febbraio. Da un lato il candidato forte è Emanuele Orsini classe 1973, emiliano, uno dei vice attuali con le deleghe al Credito, Finanza e Fisco già con in mano il quorum per presentarsi davanti ai saggi dell’associazione per rivendicare le poltrona dell’uscente Carlo Bonomi. Dall’altro lato si sta rafforzando il nome di Antonio Gozzi, classe 1954, numero uno di Duferco, gruppo internazionale che opera nell’acciaio e nell’energia, occupando 2.500 persone, di cui mille solo in Italia. In corsa con loro potrebbe partecipare Giovanni Brugnoli, vice di Bonomi con la delega al capitale umano. E non solo. Secondo il Secolo XIX, al momento sarebbero infatti in cinque ad aver dato disponibilità a candidarsi, con i saggi che avranno il compito di ridurre la rosa di nomi a tre. Secondo il quotidiano genovese, in lizza per la poltrona di presidente di Confindustria ci sarebbero anche Enrico Carraro e Alberto Marenghi.
CHI È EMANUELE ORSINI
Emanuele Orsini è l’ex numero uno di Federlegno e amministratore delegato di Sistem Costruzioni e Tino Prosciutti, ma anchee presidente di Maranello Residence. “Partito per tempo e in discontinuità con il mandato di Bonomi, Orsini starebbe raccogliendo appoggi che andrebbero oltre all’intera Emilia-Romagna, come il Lazio, pezzi del Trentino e della Lombardia”, sottolinea La Repubblica.
IL RITRATTO DI GIOVANNI BRUGNOLI
Giovanni Brugnoli “ha guidato gli industriali di Varese, classe 1970, è presidente di Tiba Tricot di Castellanza, società produttrice di tessuti per abbigliamento sportivo, industriali e per l’arredamento. Tra i suoi sostenitori ci sarebbero i past president Vincenzo Boccia e Luigi Abete. Con Alberto Marenghi, altro vice di Bonomi con delega all’organizzazione, si completa la cinquina, considerando pure Carraro. Nato nel ‘76, mantovano, è amministratore delegato di Cartiera Mantovana e di Cartiera Galliera. Si dice che goda dell’appoggio di Bonomi, ma la cosa non lo avvantaggerebbe”, si legge su La Repubblica di oggi.
IL PROFILO DI ENRICO CARRARO
“Classe 1962, Carraro è alla guida dell’omonimo gruppo padovano produttore di macchine agricole. Già membro della giunta di Confindustria Padova, l’imprenditore veneto ha fatto parte della Commissione per la riforma di Confindustria ed è presidente di Confindustria Veneto dal 2019, confermato per il quadriennio 2021-2025. Carraro avrebbe l’appoggio dei veneti ma non di tutti, una parte di industriali guarderebbero con favore a Emanuele Orsini”, scrive il giornale ligure.
LA FIGURA DI ALBERTO MARENGHI
“In campo c’è poi Alberto Marenghi, attuale vice presidente di Confindustria con delega all’organizzazione. Mantovano, classe 1976, Marenghi è amministratore delegato di Cartiera Mantovana e di Cartiera Galliera. Dal 2014 al 2019 ha presieduto Confindustria Mantova e oggi, nella corsa, gode dell’appoggio di Bonomi e di alcuni settori di Assolombarda”, prosegue il quotidiano.
L’IDENTIKIT DI ANTONIO GOZZI
Gozzi è ligure di Chiavari, “città che non ha mai lasciato nemmeno quando è diventato uno dei big della siderurgia e dell’energia, potrebbe ridare a Confindustria quella concretezza manifatturiera che si è persa da tempo”, sottolinea il quotidiano romano. Spiegando che “chi lo sostiene dice che potrebbe dare nuova autonomia al Club degli industriali rispetto all’attuale governo a trazione Fdi, pur sapendo tenere e gestire i rapporti. D’altronde la scuola politica è quella del Psi ligure degli anni ‘80, senza però gli scandali degli anni ‘90”.
Inizialmente restio a candidarsi, pare che si sia convinto a partecipare nelle ultime ore: “Difficile determinare cosa lo abbia convinto a cedere. C’è chi dice sia stato l’appello dell’industria energivora – acciaio, carta, chimica, vetro – bisognosa di un rappresentante capace di battersi, anche in Europa, in difesa della neutralità tecnologica che la manifattura italiana rivendica per non essere travolta da una decarbonizzazione ideologica e iniqua”, scrive il Secolo XIX, secondo cui “Gozzi avrebbe ‘ufficializzato’ la sua disponibilità a correre per la successione di Carlo Bonomi davanti al consiglio generale di Confindustria Genova.
IL RITRATTO DEL PERSONAGGIO
Un ritratto del personaggio arriva da Il Foglio: “Ha raccontato recentemente Gozzi in uno degli incontri per un anniversario dell’azienda di famiglia, la Duferco, che fu la nonna, abbandonata dal marito, a prendere in mano la situazione familiare e, ottenuta una patente specifica, a cominciare a girare per l’Italia in camion in cerca di rottami ferrosi per uso industriale. La nonna rimasta sola e fattasi camionista e commerciante di rottame, che poi sceglie di fermarsi in Liguria dopo aver guadagnato abbastanza soldi per poter avviare un’attività, supera, come racconto esemplare, i recentissimi apologhi fantasiosi sulla femminilità repressa dal patriarcato violento, e ha il pregio della verità contro l’invenzione”.
“Il gruppo – prosegue il quotidiano – produce e vende acciaio, ma, sempre partendo dall’esperienza del trading e poi dell’autoproduzione, è diventato anche un polo importante per l’energia. E recentemente, sempre muovendosi su terreni conosciuti attraverso le esperienze dirette dell’attività primaria, è entrato in Ital Brokers come primo azionista del principale operatore italiano nel brokeraggio assicurativo”.
LA SQUADRA DI GOZZI SI COMPONE?
Secondo La Repubblica è in via di composizione anche la rete di imprenditori che potrebbero sostenere la corsa di Gozzi. “Ad iniziare dagli uomini e dalle donne dell’acciaio, come Giuseppe Pasini di Feralpi ed Emma Marcegaglia. Alcune associazioni confindustriali lombarde starebbero con Gozzi, così come il Veneto Est, guidata da Leopoldo Destro, che potrebbe così pensare di avere un ruolo da vice, trampolino per tentare poi la scalata al prossimo giro. Dal Nord Est arriva però anche il nome di Enrico Carraro, classe 1962, che guida l’omonimo gruppo che produce trattori e parti meccaniche. A lui, come presidente di Confindustria Veneto, è stato affidato un mandato esplorativo dalle realtà territoriali per verificare l’esistenza di una candidatura veneta. Iter che si potrebbe concludere con una sua investitura diretta. Ora pare più difficile. Gozzi, oltre che scomporre gli assetti al Nord, potrebbe coagulare voti delle associazioni del Sud, grazie all’aiuto del past president campano Antonio D’Amato”.
LE VICEPRESIDENZE GIA’ DECISE?
Affaritaliani.it conferma con le sue indiscrezioni che “a dirigere l’operazione Gozzi ci sarebbero il past president Antonio D’Amato e l’attuale numero uno della divisione di Brescia Giuseppe Pasini”. Ma fornisce anche un’anticipazione sulle vicepresidenze, che potrebbero essere così distribuite: “due al Nord, due alla Lombardia, due all’Emilia Romagna, una al Piemonte e tre al Sud. Per quanto concerne il Settentrione, e in particolare il Veneto, il nome prescelto è quello di Leopoldo Destro, numero uno di Confindustria Veneto Est. L’altro nome va ancora identificato, anche se appare evidente che non può trattarsi di Barbara Beltrame Giacomello, vicepresidente di Confindustria Vicenza e parte dell’omonima dinastia dell’acciaio. E il motivo è molto semplice: dal momento che Gozzi proviene dall’acciaio e che Pasini, come vedremo, avrà un ruolo di peso, è impensabile che ci sia una terza esponente della siderurgia. Un ulteriore riprova che il nome di Enrico Carraro sta continuando a perdere quota non solo per la presidenza, ma anche per una poltrona importante”.
Sempre Affaritaliani.it, per quanto concerne i due nomi della Lombardia, anticipa che “il primo spetterà a Milano e sarà probabilmente appannaggio di Alessandro Spada, numero uno di Assolombarda che vedrà scadere nei prossimi mesi il suo mandato. L’altro nome, come detto, è quello di Pasini. Per quel che concerne l’Emilia Romagna, un posto dovrebbe essere destinato al presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi, mentre l’altra sedia dovrebbe spettare al petroliere Guido Ottolenghi. In questo caso il grande escluso sarebbe Maurizio Marchesini, già oggi vicepresidente di Confindustria e imprenditore stimato negli ambienti di Viale dell’Astronomia”.
In Piemonte, lotta a due tra “Giorgio Marsiaj, imprenditore manifatturiero molto stimato a Torino, e Marco Gay, giovane e ambizioso che punta senza più nascondersi alla presidenza nel 2028. Il Sud invece sarà appannaggio di Antonio D’Amato, che potrebbe destinare una sedia all’attuale presidente di Confindustria Campania Costanzo Jannotti Pecci”.
“Rimane, inoltre, il rebus relativo al centro Italia. Sembra che la stella di Luigi Abete, per decenni dominus di quella che gli addetti ai lavori chiamano la ‘ztl romana’, sia lievemente offuscata. E lo stesso Maurizio Stirpe, da due mandati vicepresidente di Confindustria, non sembra rientrare nei piani di Gozzi. Anche se ricordiamo che ci sono altre due poltrone da assegnare, cioè quelle di vicepresidente di diretta nomina del presidente. E chissà che Stirpe non possa finire nella ristretta cerchia dei papabili”, conclude Affariitaliani.it