Una ricerca dello European Council on Foreign Relations ha unito i sondaggi d’opinione di ciascuno Paese dell’Unione europea con un modello statistico di come i partiti nazionali si sono comportati nelle precedenti elezioni europee. La conclusione è che nel Parlamento europeo potrebbe nascere “una coalizione di azione politica anti-climatica”
Le elezioni del Parlamento europeo potrebbero rendere più difficile l’approvazione di politiche ambiziose sul cambiamento climatico, se il voto porterà a quella “brusca svolta a destra” che mostrano i più recenti sondaggi d’opinione. È quanto affermano i ricercatori dello studio commissionato dallo European Council on Foreign Relations, ripreso dall’agenzia Reuters.
LE ELEZIONI EUROPEE DI GIUGNO 2024 E IL RISVOLTO SULL’AZIONE PER IL CLIMA
A giugno i cittadini dell’Unione europea eleggeranno il nuovo Parlamento europeo, l’organismo composto da 705 legislatori che, insieme ai rappresentanti dei Paesi membri, approva le nuove politiche e leggi dell’Ue. Si prevede che le elezioni porteranno più seggi ai partiti populisti e di destra e delle perdite per i partiti di centrosinistra e verdi, portando al Parlamento una coalizione “di azione politica anti-climatica”. “Questo – si legge nello studio dell’ECFR – minerebbe in modo significativo il quadro del Green Deal dell’Unione europea e l’adozione e l’applicazione di politiche comuni per raggiungere gli obiettivi net zero”.
L’Ue sta elaborando un obiettivo di riduzione della CO2 per il 2040 e sta valutando le misure per raggiungerlo, che richiederanno tagli alle emissioni molto più profondi in settori politicamente sensibili, inclusa l’agricoltura.
LA RICERCA DELLO EUROPEAN COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS
La ricerca ha unito i sondaggi d’opinione di ciascuno Paese dell’Unione europea con un modello statistico di come i partiti nazionali si sono comportati nelle precedenti elezioni europee, rilevando delle incertezze in questo metodo, anche nella previsione di come alcuni partiti politici nazionali si raggrupperanno al Parlamento europeo.
IL CONFRONTO TRA LE ELEZIONI 2023 E LA LEGGE SUL RIPRISTINO DELLA NATURA
Negli ultimi anni l’Unione europea ha approvato una serie di misure ambientali per ridurre le emissioni di CO2, contenere l’inquinamento e proteggere la natura, delle questioni legate tra loro che Bruxelles ha detto devono essere affrontate insieme. Tuttavia, le recenti leggi ambientali hanno incontrato il rifiuto di alcuni governi, legislatori e industrie, preoccupati per i costi e la burocrazia. Per dimostrare il potenziale cambiamento post elezioni, i ricercatori hanno confrontato un recente voto del Parlamento europeo su una legge per ripristinare la natura con il modo in cui lo stesso voto potrebbe svolgersi dopo le elezioni del 2024.
La legge obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle terre e dei mari dell’UE entro il 2030, con obiettivi vincolanti di ripristinare almeno il 30% degli habitat degradati entro il 2030, che saliranno al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Il voto chiave si è svolto il 12 luglio 2023 su una mozione del PPE volta a respingere completamente la proposta della Commissione. La proposta di rifiuto è fallita con soli 12 voti (312 favorevoli, 324 contrari), e il parlamento ha poi accolto la proposta della commissione, con una serie di voti contrari agli emendamenti dei gruppi di destra che annacquavano le azioni proposte.
L’ESITO DELLA VOTAZIONE DEL 2023 E LO SCENARIO PER IL 2024
Il Parlamento europeo ha approvato la legge, nel luglio scorso, con soli 12 voti. Se lo stesso voto si fosse tenuto dopo le elezioni 2024, sulla base del risultato previsto, secondo i ricercatori i partiti contrari alla legge avrebbero potuto respingerla con 72 voti. Le elezioni europee arrivano mentre l’Europa si avvia verso una fase impegnativa nella lotta per contrastare il cambiamento climatico.
Quale sarebbe stato il risultato delle votazioni del 12 luglio 2023, se i partiti nazionali di ciascun gruppo avessero votato allo stesso modo di luglio, ma con la prevista assegnazione dei deputati dopo le elezioni di giugno 2024? Nel luglio 2023 tutti gli 8 eurodeputati di Fratelli d’Italia hanno votato contro la proposta della Commissione ma, dopo le elezioni del prossimo giugno, il numero dei seggi del partito probabilmente salirà a 27 deputati. Tutti i 16 eurodeputati tedeschi dell’SPD hanno votato contro il rifiuto, ma dopo giugno i seggi dell’SPD probabilmente scenderanno a soli 12 deputati.
CLIMA: IL TIMORE DI UNA LIMITAZIONE ALLE AZIONI DELL’UNIONE EUROPEA
Nel luglio scorso, i contrari al rifiuto della proposta della Commissione hanno vinto con una piccola maggioranza di 12 voti. Tuttavia, se la votazione si fosse tenuta con gli assetti previsti, i favorevoli al rifiuto della proposta avrebbero vinto con 72 voti (393 voti contrari alla proposta della Commissione, contro 321 favorevoli). Di conseguenza, un pilastro fondamentale del Green Deal Ue sarebbe stato respinto. Per l’ECFR, quindi, “il grande aumento del numero di eurodeputati a destra del PPE rischia di limitare seriamente le azioni dell’Ue per affrontare la crisi climatica”.
L’ECFR AI LEGISLATORI UE: NON PERDERE SLANCIO SULL’AZIONE PER IL CLIMA
Per lo European Council on Foreign Relations, “i policymaker progressisti devono iniziare a considerare le tendenze che stanno guidando questi modelli di voto e preparare delle narrazioni che possano superarli. Anziché consentire la discussione sui costi e sui rischi del portare avanti la transizione verde, sostenere l’Ucraina o la riduzione dei rischi nelle relazioni internazionali a dominare il dibattito, dovrebbero elaborare un messaggio più chiaro sugli imperativi economici e di sicurezza per raggiungere questi obiettivi, poiché sono queste le preoccupazioni che guidano il pensiero degli elettori”.
Per l’ECFR, gli europarlamentari “devono riconoscere le sfumature del pensiero dei cittadini europei e competere politicamente dalle proprie posizioni di forza con delle politiche proattive, piuttosto che ricorrere alle narrazioni guidate dalla paura, che l’estrema destra sta utilizzando con successo. Ad esempio, sul clima, dopo l’insicurezza causata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, c’è la volontà pubblica di fare meno affidamento sui combustibili fossili. Dopo i drastici eventi meteorologici che hanno colpito molti Paesi europei e le previsioni di eventi simili in futuro, c’è il desiderio di non perdere slancio sull’azione per il clima, e con il nuovo quadro di competitività verde degli Stati Uniti, c’è la volontà della comunità imprenditoriale di abbracciare la tecnologia green, con il sostegno dei governi per ridurre i rischi nelle catene di approvvigionamento, con investimenti ed il giusto contesto normativo e autorizzativo”.