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Ue norme fiscali

L’allarme dei Verdi europei: le nuove norme fiscali Ue ostacoleranno la lotta al cambiamento climatico

Per il copresidente del gruppo Verdi/ALE, Philippe Lamberts, le norme fiscali negoziate al trilogo tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio renderebbero “legalmente impossibile” per l’Ue raggiungere l’obiettivo della completa decarbonizzazione entro il 2050

Le nuove norme dell’Unione europea sul debito e sul deficit nazionale ostacoleranno la capacità dei Paesi membri di effettuare gli investimenti pubblici necessari per contrastare il cambiamento climatico. È quanto afferma un nuovo studio commissionato dal gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo.

Intervenendo ieri ad una conferenza stampa, il copresidente del gruppo Verdi/ALE, Philippe Lamberts, ha sottolineato che le regole fiscali attualmente negoziate nelle discussioni del trilogo tra la Commissione europea, il Parlamento e il Consiglio renderebbero “legalmente impossibile” per l’Ue raggiungere l’obiettivo della completa decarbonizzazione entro il 2050. Lamberts ha accusato l’Ue di essere gestita da “fondamentalisti religiosi che seguono politiche suicide”.

LE NUOVE NORME FISCALI DELL’UNIONE EUROPEA

Le nuove norme – che i sindacati europei hanno fortemente criticato – includono dei “percorsi di spesa” individuali per ciascun Paese Ue per ridurre il debito e il deficit entro i limiti stabiliti dai trattati europei. Come proposto dai ministri delle Finanze dei Paesi Ue, esse richiederanno inoltre agli Stati con un rapporto debito pubblico/PIL superiore al 90% di ridurre il loro peso del debito di un punto percentuale in media all’anno, mentre i Paesi con un rapporto debito/PIL annuo tra il 60% e il 90% dovranno ridurlo dello 0,5% in media ogni anno.

Tredici dei 27 Stati membri Ue attualmente hanno un rapporto debito/PIL annuo superiore all’obiettivo del 60% fissato nel “Patto di stabilità e crescita”, la precedente serie di regole di bilancio. Il rapporto debito totale/PIL annuo dell’Unione europea è pari all’83,5%.

Tuttavia, secondo un nuovo studio dell’Institute Rousseau, i Paesi Ue quasi certamente dovranno emettere molto più debito per finanziare la transizione verde nel prossimo quarto di secolo. In particolare, il rapporto ha rilevato che, affinché l’Unione europea raggiunga l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050, serviranno ulteriori investimenti pubblici per un valore di 260 miliardi di euro l’anno, pari all’1,6% del PIL annuo dell’Europa.

MOLTI INVESTIMENTI SARANNO “NON REDDITIZI”

Guillaume Kerlero de Rosbo, uno dei ricercatori dello studio, ha spiegato che serviranno ingenti finanziamenti pubblici, perché molti degli investimenti richiesti “non sono abbastanza redditizi” affinché il settore privato possa finanziarli da solo, in particolare nei settori della ristrutturazione degli edifici e dell’industria pesante. “La mano invisibile del mercato non farà il lavoro da sola”, ha affermato Kerlero de Rosbo, aggiungendo che “nel breve periodo, i Paesi membri avranno bisogno di margini finanziari per agire, per questo che riteniamo che la riforma in corso sulle regole fiscali europee non consentono questi ulteriori investimenti”.

Le osservazioni di Kerlero de Rosbo sono state riprese da Lamberts. “Queste regole sono suicide, non c’è altra parola che le caratterizzi meglio. Al trilogo tra il Consiglio e il Parlamento sostanzialmente discuteremo di come tagliare due gambe e un braccio e poi affrontare le sfide del 21° secolo. Abbiamo assolutamente bisogno di investimenti privati, ma è un errore pensare che gli investimenti aggiuntivi arriveranno solo dal privato. Senza un massiccio sostegno pubblico, l’ondata di rinnovamento non avverrà”.

I RISULTATI DELLO STUDIO SULLE NORME FISCALI UE

Lo studio presuppone che quasi tre quarti degli investimenti per la neutralità climatica provengano dai governi, ma molti economisti si aspettano che delle percentuali molto più elevate di investimenti privati raggiungano gli obiettivi climatici Ue. “Non possiamo gestire un sistema in cui facciamo continuamente affidamento su un massiccio debito pubblico, perché non riusciremo a sostenerlo a lungo come Unione europea”, aveva affermato a dicembre Veronika Grimm, membro del Consiglio tedesco degli esperti economici, aggiungendo che “allora, saremo colpiti dalla crisi del debito sovrano molto prima di essere neutrali dal punto di vista climatico”.

Grimm ha invitato quindi a mobilitare più investimenti privati, anche da parte delle famiglie più ricche, aumentando il prezzo del petrolio e del gas attraverso prezzi più alti del carbonio. Una mossa inizialmente respinta dai Verdi al Parlamento europeo e che continua a dividere il gruppo.

LAMBERTS (VERDI): “SI GUARDA LA REALTÀ CON GLI OCCHI DI UN RAGIONIERE IDEOLOGICAMENTE CIECO”

Durante il briefing, Lamberts ha fatto diverse analogie storiche con il momento attuale. Ad un certo punto, ha ribadito un concetto già espresso precedentemente ad Euractiv, secondo cui gli attuali leader dell’Unione europea assomigliano a dei “sonnambuli che hanno portato l’Europa nell’abisso della Prima Guerra Mondiale”. In un’altra analogia, ha paragonato la lotta al cambiamento climatico agli sforzi degli Alleati per sconfiggere la Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, e ha sottolineato l’assurdità del fatto che i politici aderiscano alle restrizioni fiscali, quando si confrontano con sfide di significato esistenziale.

“Immaginiamo che questa discussione sia avvenuta sotto il vincolo delle regole fiscali europee. Il Cancelliere dello Scacchiere sarebbe andato da Churchill dicendo ‘sai, per quanto tu voglia continuare la lotta, devi arrenderti a causa delle regole fiscali anche se sono vitali per le società, per l’economia e per il futuro. Mi dispiace, ma non si può guardare la realtà con gli occhi di un ragioniere ideologicamente cieco”, ha concluso Lamberts.

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