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Concessioni, ex Ilva, Total e Gazprom: cosa c’è sui giornali di oggi

Sulla riassegnazione delle concessioni l’Italia procede in ordine sparso. Si aggiorna al 12 giugno l’udienza sullo stato di insolvenza dell’ex Ilva mentre il possibile sbarco a Wall Street di TotalEnergies sta suscitando malumori nel governo. Per Gazprom, infine, conti in rosso: la rassegna dei giornali

Sulla riassegnazione delle concessioni l’Italia sta procedendo in ordine sparso, frutto di spinte contrapposte di interessi, di incapacità dello Stato di garantire i controlli, di richiesta di procedure competitive, talvolta spinte dalla Commissione europea o autoimposte come nel caso delle concessioni idroelettriche. Intanto, slitta l’udienza del Tribunale civile di Milano che dovrebbe stabilire lo stato di insolvenza della holding del gruppo Acciaierie d’Italia, riaggiornata al 12 giugno. Diventa invece un caso politico lo sbarco in Borsa a New York di TotalEnergies. La decisione sarà presa entro settembre, ma il solo proposito ha suscitato l’immediata reazione negativa del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. Infine, Gazprom, il colosso energetico controllato direttamente dal Cremlino, ha annunciato di aver chiuso il 2023 con il primo bilancio in rosso da 24 anni a questa parte. A causa del crollo delle vendite di gas ai paesi dell’Unione Europea, ha avuto un risultato negativo per 6,7 miliardi di dollari.

CONCESSIONI: DALL’ENERGIA ALLE AUTOSTRADE, ITALIA IN ORDINE SPARSO

“Le concessioni sono un importante strumento attraverso il quale lo Stato delegata la gestione di servizi o infrastrutture ai privati in cambio di un canone di concessione. Il valore di molte società privatizzate dallo Stato italiano, d’altro canto, fa perno proprio sui flussi finanziari che lo sfruttamento di queste concessioni può garantire. Quello che fa riflettere in questo periodo è come in Italia si stia procedendo in ordine sparso sui criteri per la riassegnazione. Essi sono spesso frutto di spinte contrapposte di interessi, di incapacità dello Stato di garantire i controlli, di richiesta di procedure competitive, talvolta spinte dalla Commissione europea (come nel caso delle concessioni balneari). Altre volte gare che ci siamo autoimposti a differenza di quanto accade in qualsiasi altro paese europeo, come nel caso delle concessioni idroelettriche”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “Ma ci sono altri generi di concessione che vanno a scadenza a breve. Le concessioni geotermiche da rinnovare entro il 2025; quelle per le reti di distribuzione elettrica sono in scadenza nel 2030 ma il decreto Bersani prevede che entro il prossimo anno vadano stabilite le regole in base alle quali riassegnarle (…)”, si legge sul quotidiano

“Così in quest’ultimo settore è il caos: consegnare la gestione di risorse cruciali per le sorti del paese, come acqua ed energia elettrica, a investitori esteri (come previsto dalle gare europee) può sembrare, in questi tempi di rincorsa per l’indipendenza energetica del paese, un esercizio masochistico. Nei fatti è tutto bloccato da una pioggia di ricorsi. Per le concessioni geotermiche (oltre 30 concentrate in Toscana e gestite da Enel Green Power) è invece partito un tavolo di confronto con la Regione che si deve concludere a giugno. L’auspicio è che il caos che si è aperto sulle concessioni idroelettriche non sia replicato con la riassegnazione delle concessioni per la distribuzione di energia elettrica. (…) Nell’attesa di capire come saranno le gare per la rete di distribuzione il mercato si posiziona: potrebbe rientrare in questa ottica la cessione di un pezzo di rete nella provincia di Milano da Enel all’utility A2A per 1,35 miliardi. Enel detiene una fetta importante della rete di distribuzione di energia elettrica del paese. Poi ci sono le concessioni autostradali. (…) Nelle scorse settimane il Mit ha varato la costituzione di Autostrade di Stato, nata dalla costola di Anas che detiene partecipazioni in 5 società concessionarie del Nord Italia a capitale misto che applicano pedaggi. L’ambizione di questo soggetto sarebbe quello di aggiudicarsi concessioni in scadenza o quelle di nuove tratte da realizzare. Frattanto il Mit sta lavorando a una riforma che abolirebbe il sistema delle tariffe per ripagare gli investimenti: sarebbe lo Stato a pagare il concessionario con una somma “upfront” e riceverebbe lui le tariffe (tenendole calmierate) e non il concessionario”.

EX ILVA, AL 12 GIUGNO L’UDIENZA PER IL COMMISSARIAMENTO

“Slitta l’udienza del Tribunale civile di Milano che dovrebbe stabilire lo stato di insolvenza della holding del gruppo Acciaierie d’Italia. Prevista per ieri, è stata riaggiornata al 12 giugno”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “(…) Il commissariamento del gruppo rappresenta un unicum in Italia, visto che è stato il socio di minoranza, Invitalia, a chiederlo, in qualità di azionista pubblico. La maggioranza era controllata da Arcelor Mittal”, conclude il quotidiano.

TOTALENERGIES: STOP DAL GOVERNO ALLO SBARCO A WALL STREET

“La quotazione di TotalEnergies diventa un caso politico. Il colosso petrolifero francese sta valutando di spostare da Parigi a New York la sede principale di scambio delle sue azioni, mantenendo il quartier generale in Francia. La decisione sarà presa entro settembre, ma il solo proposito ha suscitato l’immediata reazione del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. ‘È una decisione grave e sono qui per far sì che non accada perché sarebbe contrario agli interessi strategici della Nazione’, ha tuonato l’esponente del governo francese che, pur avendo fondato Total nel 1924, non ha più partecipazioni nella major”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “Con il trasloco a Wall Street, Total punta ad accorciare il divario di valutazione con le rivali statunitensi e a riflettere l’attuale composizione del libro soci, ha spiegato il ceo di Total, Patrick Pouyanné. (…) Non si tratta solo di una questione di numeri: è un problema industriale. Le Big Oil statunitensi possono infatti sfruttare il maggior valore di scambio delle loro azioni per acquistare concorrenti. E così rafforzarsi in un momento cruciale per l’industria petrolifera, stretta fra la necessità di investire sulla transizione energetica e l’esigenza di assicurare le forniture delle fonti fossili che ancora coprono gran parte dei consumi di famiglie e imprese. Non a caso, anche Shell ha accarezzato l’idea di trasferirsi a New York e, secondo indiscrezioni, anche Bp sarebbe tentata dalle luci della ribalta di Wall Street. Non così invece Eni che, accanto al 16% di soci nordamericani, ha lo Stato italiano come azionista di maggioranza relativa al 33%. (…)”, conclude il quotidiano.

ENERGIA, CROLLANO LE VENDITE GAZPROM, ROSSO DA 7 MILIARDI

“In qualche modo si può dire che l’Europa abbia vinto la guerra del gas con la Russia. Gazprom, il colosso energetico controllato direttamente dal Cremlino, ha annunciato di aver chiuso il 2023 con il primo bilancio in rosso da 24 anni a questa parte. A causa del crollo delle vendite di gas ai paesi dell’Unione Europea, ha avuto un risultato negativo per 6,7 miliardi di dollari”. È quanto si legge su La Repubblica di oggi. “Quanto accaduto non deve sorprendere. I segnali negativi per Vladimir Putin erano già arrivati l’anno scorso: nel 2022, Gazprom aveva dichiarato un utile per 14,2 miliardi, ma già in calo del 41,4 per cento rispetto alla stagione precedente. (…) Al momento, il gas russo copre non più del 12-14% del fabbisogno europeo, con alcuni paesi come l’Italia che nei primi mesi dell’anno hanno visto letteralmente crollare le importazioni da Mosca, che a marzo non superavano il 4-5 per cento del totale consumato nel Paese. (…) Alle ricadute economiche negative per Gazprom, si aggiungono considerazioni geopolitiche. Le quote di mercato europee sono passate nelle mani dei diretti concorrenti come il Qatar nell’area del Golfo, ai produttori africani (Algeria in primis) ma soprattutto ai grandi gruppi americani. (…)”, conclude il quotidiano.

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