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GAZPROM gas

Perché i conti di Gazprom sono sempre più in rosso?

I ricavi di Gazprom sono diminuiti di quasi il 30% su base annua, a 8,5 trilioni di rubli, con le vendite di gas che sono scese da 8,4 a 4,1 trilioni di rubli. Alla notizia, le azioni della società quotate a Mosca sono scese di oltre il 4,4%

Il gigante energetico russo Gazprom ha fatto registrare la perdita più grande in almeno un quarto di secolo, dopo che le vendite di gas si sono più che dimezzate a causa delle ricadute della guerra in Ucraina. La perdita di 629 miliardi di rubli (6,9 miliardi di dollari) del 2023 sottolinea come l’invasione dell’Ucraina abbia devastato il monopolio statale del gas naturale, portando al crollo delle vendite in Europa, la sua principale fonte di reddito.

IL CROLLO DEI RICAVI DI GAZPROM

I ricavi di Gazprom sono diminuiti di quasi il 30% su base annua, a 8,5 trilioni di rubli, con le vendite di gas che sono scese da 8,4 a 4,1 trilioni di rubli. Alla notizia, le azioni della società quotate a Mosca sono scese di oltre il 4,4%, mentre la maggior parte degli analisti russi si aspettavano che la società realizzasse un piccolo profitto.

Gli analisti hanno affermato che i risultati mostrano come Gazprom non sia riuscita ad adattarsi alla perdita del mercato europeo. I ricavi della società derivanti dalle vendite di gas al di fuori della Russia sono scesi dai 7,3 trilioni di rubli del 2022 ai 2,9 trilioni di rubli dello scorso anno; un calo che, secondo gli analisti, è stato causato principalmente dalla perdita delle vendite in Europa.

LE ALTERNATIVE DEI PAESI EUROPEI AL GAS RUSSO

Come riporta il Financial Times, i Paesi europei sono riusciti a trovare rapidamente delle fonti alternative di gas: secondo i dati Ue, la quota della Russia nelle importazioni di gas in Europa è scesa dal 40% nel 2021 all’8% del 2023. I risultati hanno mostrato che quello che una volta era il core business di Gazprom – la vendita di gas all’Europa – è diventato un mercato in perdita, che solo parzialmente viene compensato dai profitti derivanti dalle vendite di petrolio.

I profitti derivanti da petrolio, gas condensato e prodotti petroliferi sono saliti a 4,1 trilioni di rubli, in crescita del 4,3% rispetto allo scorso anno, dimostrando come gli esportatori russi siano riusciti a superare con successo i tentativi occidentali di limitare le entrate del Cremlino dalle vendite di energia. Questi sforzi però non sono stati sufficienti ad impedire a Gazprom di subire delle perdite. “Gazprom era una grande compagnia di gas e un business petrolifero, Gazprom Neft”, ha commentato Sergei Vakulenko, membro senior del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino.

GLI ALTRI DATI SULLA COMPAGNIA RUSSA

Tuttavia, ha affermato Vakulenko, “nel 2023 Gazprom Neft ha generato vendite quasi pari a quelle del business del gas di Gazprom e ha realizzato un profitto pari a due terzi del profitto del segmento gas nel 2022, nonostante possedesse solo un quarto delle attività della società madre”. L’esperto energetico ha aggiunto che “lo scorso anno sono aumentati i costi operativi e le spese in conto capitale di Gazprom, e le difficoltà per la società sono diventate evidenti, contribuendo ulteriormente alle perdite”.

Nel 2023 le altre vie di esportazione dell’azienda russa sono cresciute leggermente, ma secondo gli analisti hanno rappresentato solo tra il 5% e il 10% delle vendite europee perse. “La perdita di entrate dall’Europa è un problema non risolvibile senza tornare nel continente. Si trattava di sovvenzioni incrociate con il resto degli affari, e alla fine sono stati costretti a dimostrarlo nei loro conti”, ha spiegato Craig Kennedy, uno studioso affiliato ad Harvard ed ex vicepresidente della Bank of America, aggiungendo che “le perdite hanno mostrato come la guerra ha reso insostenibile questo modello prebellico”. Il Cremlino ha cercato di evitare la liberalizzazione dei prezzi interni del gas, costringendo Gazprom a contrarre dei prestiti per coprire le perdite crescenti. “La risposta dello Stato è stata semplicemente ‘prendiamo in prestito di più’”, ha detto Kennedy.

LE IMPORTAZIONI DI GAS DELL’ITALIA

E l’Italia? Nel nostro Paese, al 12 aprile, gli stoccaggi di gas registravano 118,52 TWh, per una percentuale di riempimento  pari al 60,68%. Nonostante lo stop al transito del gas russo via Ucraina previsto per fine anno (dovuto al mancato rinnovo dell’accordo), non dovremmo avere problemi, poiché riceviamo flussi, via tubo e via nave, da Stati Uniti, Norvegia, Algeria, Libia, Azerbaigian e Qatar.

Per quanto riguarda il GNL, l’Italia nel 2022 è stato il quinto importatore in Europa: lo scorso anno abbiamo importato 16,3 miliardi di metri cubi, 14 mmc nel 2022 e 9,3 mmc nel 2021. Inoltre, con 2,74 miliardi di euro, siamo il Paese europeo che lo scorso anno ha speso di più per le importazioni dal Qatar.

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