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Tesla

Idrogeno tedesco, transizione 5.0 e autostrade sui giornali di oggi

Germania pronta a diventare uno dei maggiori importatori di idrogeno del mondo, al Gse la gestione del portale per accedere agli aiuti e i controlli sui progetti mentre per oggi è prevista in Cdm la riforma sulle autostrade. Cosa c’è sui giornali di oggi

La Germania ha lanciato la “Strategia per l’importazione dell’idrogeno”, che integra la strategia per l’idrogeno delineata nel 2023. In 38 pagine il governo ha presentato un mix di strumenti e delineato i principi base per importare idrogeno verde, e anche idrogeno a basse emissioni di carbonio, in maniera “affidabile e sostenibile nel lungo termine”. Intanto il Piano Transizione 5.0 mette sul piatto incentivi per progetti di innovazione che garantiscono un determinato risparmio energetico, entro il limite di 6,23 miliardi: 1.039,5 milioni per il 2024, 3.118,5 milioni per il 2025 e 415,8 milioni per ciascuno degli anni dal 2026 al 2030. L’aliquota massima è del 45%, il tetto dei costi ammissibili è fissato a 50 milioni. La gestione del portale per accedere agli aiuti e i controlli sui progetti è affidata al Gse. Infine questa mattina alle 10 è in programma il Consiglio dei ministri che tra porterà con sé nel disegno di legge per la concorrenza anche la riforma delle autostrade dalla quale potrebbe però scomparire più il “Fondo per la gestione delle tariffe autostradali” comparso nell’ultima bozza del ddl Concorrenza. Lì dove c’è scritto che “le tariffe da pedaggio sono riscosse dal concessionario”, cioè dallo Stato.

ENERGIA, AL VIA IL PIANO TEDESCO PER IMPORTARE IDROGENO

“«La Germania diventerà uno dei maggiori importatori di idrogeno al mondo»: parola del Governo federale tedesco. L’idrogeno infatti sarà lo strumento chiave per la decarbonizzazione dell’economia tedesca e per raggiungere il traguardo della neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2045. Gran parte della domanda di idrogeno verde (gassoso o liquido) e dei suoi derivati (ammoniaca, metanolo, nafta per citarne alcuni) sarà coperto da importazioni da Ue ed extra-Ue già per il 2030”. È quanto riporta Il Sole 24 Ore di oggi. “Per questo il governo federale, tramite il ministro dell’Economia e della Protezione del Clima Robert Habeck, ha lanciato in questi giorni una nuova “Strategia per l’importazione dell’idrogeno”, che integra la strategia per l’idrogeno delineata nel 2023”.

“In un libretto di 38 pagine – prosegue il quotidiano -, il governo presenta un mix di strumenti e delinea i principi base per importare idrogeno verde, e anche idrogeno a basse emissioni di carbonio, in maniera “affidabile e sostenibile nel lungo termine”: 1) utilizzare “direttamente e fin dall’inizio i derivati dell’idrogeno importati, dove possibile, in quanto particolarmente conveniente” e trasportare i derivati via nave, ferrovia e strada; 2) sviluppare infrastrutture di importazione via gasdotto e via nave e anche oleodotti per il trasporto dell’idrogeno molecolare per importare a basso costo da Paesi europei e limitrofi; 4) massima diversificazione delle fonti; 5) contribuire in innovazione, ricerca, tecnologia; 6) incoraggiare trasparenza e standard di qualità; 7) predisporre sovvenzioni e sussidi per stimolare la domanda (fino a 200 milioni ad azienda)”.

“Il piatto forte della strategia per l’idrogeno verde è la creazione di una rete centrale di gasdotti, tra vecchi e nuovi, che costerà tra 13 e 20 miliardi di euro sarà lunga circa 9.700 chilometri e che dovrà essere funzionante entro il 2032 (…)”, ha proseguito ancora il quotidiano.

IL GSE GESTIRÀ IL PORTALE PER ACCEDERE AGLI AIUTI E I CONTROLLI SUI PROGETTI

“Gioie e dolori. Transizione 5.0 porta con sé il vantaggio di una platea vastissima di potenziali beneficiari, inclusi gli energivori, ma anche procedure e oneri documentali non indifferenti. «L’impatto iniziale potrebbe scoraggiare le imprese, ma i diversi passaggi sono facilmente approcciabili», spiega Marco Calabrò, capo della segreteria tecnica del ministro delle Imprese e del Made in Italy, all’evento “Transizione 5.0: istruzioni per l’uso” promosso da Il Sole 24 Ore in collaborazione con Unioncamere”. È quanto riporta Il Sole 24 Ore di oggi. “Sul piatto ci sono incentivi per progetti di innovazione che garantiscono un determinato risparmio energetico, entro il limite di 6,23 miliardi: 1.039,5 milioni per il 2024, 3.118,5 milioni per il 2025 e 415,8 milioni per ciascuno degli anni dal 2026 al 2030. L’aliquota massima è del 45%, il tetto dei costi ammissibili è fissato a 50 milioni. Nella base di calcolo del credito entrano anche le attività di formazione, nel limite del 10% di spesa rispetto ai beni strumentali e agli impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile destinata all’autoconsumo, e per un massimo di 300mila euro. Il meccanismo è articolato in scaglioni, modello Irpef (si veda anche Il Sole 24 Ore del 9 luglio): il credito d’imposta varia in relazione all’asticella della riduzione dei consumi energetici e alla quota di investimento, da un massimo del 45% fino a 2,5 milioni per un risparmio dei consumi della struttura produttiva superiore al 10% (o dei processi produttivi superiore al 15%) a un minimo del 5% da 10 a 50 milioni se il taglio dei consumi è dal 3 al 6% per unità (o dal 5 al 10% per processo). (…)”, si legge sul quotidiano.

GOVERNO: LA RIFORMA SULLE AUTOSTRADE OGGI IN CDM

“Matteo Salvini è pronto ad apporre il “bollino” autostrade sul disegno di legge per la concorrenza. Ma l’adesivo rischia di rimpicciolirsi rispetto ai piani iniziali. Ieri al ministero delle Infrastrutture si è lavorato fino a tarda sera per tenere fede alla promessa che il leader della Lega ha ribadito in tv: «Domani al Consiglio dei ministri – ha anticipato – c’è il disegno di legge concorrenza con una nuova impostazione delle concessioni autostradali per rendere più facili i lavori e per regolarizzare i pedaggi che sono diversi sulle varie tratte». Parole che rimandano a un pacchetto di norme in cui potrebbe non figurare più il «Fondo per la gestione delle tariffe autostradali» comparso nell’ultima bozza del ddl Concorrenza. Lì dove c’è scritto che «le tariffe da pedaggio sono riscosse dal concessionario», cioè dallo Stato, che dispone anche delle risorse incassate. (…)”. È quanto riporta La Repubblica di oggi.

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