Se le forniture russe via Ucraina nelle prossime ore si fermeranno davvero, il Vecchio continente perderà fino a 15 miliardi di metri cubi l’anno di gas a prezzi convenienti, che si potrà rimpiazzare solo con maggiori importazioni di GNL
L’Europa si prepara a fronteggiare una possibile nuova crisi energetica. Oggi infatti scadrà l’accordo che per 5 anni ha garantito che il gas russo, attraversando l’Ucraina, arrivasse in Europa.
L’EUROPA RISCHIA DI PERDERE 15 MMC DI GAS
Se le forniture russe via Ucraina nelle prossime ore si fermeranno davvero, il Vecchio continente perderà fino a 15 miliardi di metri cubi l’anno di combustibile a prezzi convenienti che sarà impossibile rimpiazzare se non con maggiori importazioni di GNL. E queste arriveranno in gran parte – come già accade – proprio da Oltreoceano. È in viaggio verso la Germania la prima nave metaniera salpata dal nuovo terminal Plaquemines LNG, l’ottavo negli Usa, inaugurato di recente da Venture Global. E questa settimana anche Kiev per la prima volta ha comprato un carico di GNL dagli Usa.
Gli analisti – pur escludendo il rischio di carenze di combustibile, in particolare per l’Italia, che ha un alto grado di diversificazione delle rotte di rifornimento – non vedono alternative a un maggiore ricorso al gas liquefatto. E questo inevitabilmente comporterà un aggravio dei costi, che potrebbe essere molto accentuato per i Paesi lontani dal mare e dunque privi di rigassificatori. Come spiega l’Oxford Institute for Energy Studies (OIES), “con la produzione domestica in declino e nessun aumento significativo previsto per le forniture via gasdotto non russe, i due parametri con cui misurare l’impatto economico della cessazione dei transiti del gas russo in Ucraina saranno la disponibilità di GNL e il costo per trasportarlo ai Paesi colpiti”.
OGGI DA GAZPROM MENO GAS ALL’EUROPA
Gazprom ha dichiarato che oggi immetterà un volume ridotto di gas in Europa attraverso l’Ucraina, l’ultimo giorno prima della scadenza di un accordo che aveva garantito il flusso di gas per quasi tre anni di guerra. Gazprom ha dichiarato infatti che invierà solo 37,2 milioni di metri cubi rispetto ai 42,4 milioni di metri cubi di ieri. Si prevede che i flussi scenderanno a zero dalle prime ore del 1° gennaio 2025, dopo la scadenza dell’accordo di transito quinquennale.
In questo modo, l’Ucraina rinuncerà a circa 800 milioni di dollari all’anno in commissioni dalla Russia, mentre Gazprom perderà quasi 5 miliardi di dollari nelle vendite di gas all’Europa attraverso l’Ucraina.
LE PREVISIONI SULLE BOLLETTE ENERGETICHE NEL 2025
Gli italiani nel 2025 rischiano di pagare fino al 30% in più sia per la luce sia per il gas. Il motivo è legato (anche) alla scadenza del contratto che fa fluire 15 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia all’Europa, attraverso l’Ucraina. Da giorni Putin ha comunicato che non ci sono i tempi per ridiscuterlo e ha mandato un primo segnale azzerando le forniture alla Moldavia. Austria, Slovacchia e Ungheria sono i Paesi più colpiti, ma il flusso oggi vale il 5% circa della domanda dell’Unione europea, e per l’Italia circa 5,5 miliardi di metri cubi.
Facile.it ha confrontato gli indici Psv (gas) e Pun (elettricità) degli ultimi 12 mesi con le previsioni dell’European energy exchange (Eex) per i prossimi 12, e ha calcolato che l’energia elettrica aumenterà del 27% e il gas del 26%. Ciò si tradurrà in bollette più care di 272 euro tra luce e gas (+11% rispetto a oggi) sul mercato libero.
L’UCRAINA QUADRUPLICA LE TARIFFE DI TRASPORTO DEL GAS NAZIONALE
L’Ucraina quadruplicherà le tariffe di trasmissione del gas per i consumatori nazionali dal 1° gennaio 2025, per compensare l’impatto delle mancate entrate a seguito della scadenza di fine anno dell’accordo di transito del gas con la Russia. Quasi 3 anni dopo l’inizio della guerra con la Russia, l’Ucraina ha rifiutato di estendere l’accordo che consentiva al gas russo di essere pompato ai clienti nell’Unione europea. L’ente regolatore ucraino, la commissione nazionale per le normative statali nei settori dell’energia e delle utilities, ha approvato una decisione di aumentare le tariffe di trasmissione del gas nazionale dalle circa 124 grivne (2,95 dollari) a circa 502 grivne (11,95 dollari).
“Nel 2024, l’85% delle nostre entrate proveniva dal trasporto di gas proveniente dalla Russia. Ciò significa che solo il 15% resta per noi dai clienti nazionali”, ha affermato Dmytro Lyppa, direttore generale dell’operatore di trasporto del gas ucraino. Sebbene le forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina si siano ridotte – poiché molti Paesi europei hanno cercato delle fonti energetiche alternative – l’Ucraina guadagna ancora 0,8-1 miliardo di dollari all’anno in tasse dal transito russo.
IL CLIMA IN EUROPA E GLI EFFETTI SUL SETTORE ENERGETICO
L’Europa è pronta per un gennaio più freddo del solito, forse con livelli di vento più deboli, aumentando la domanda di gas naturale. Secondo il servizio meteorologico Maxar Technologies, all’inizio di gennaio è previsto un forte calo delle temperature nella maggior parte del Regno Unito, Francia, Germania e Paesi nordici, e l’ondata di freddo persisterà per tutto il mese.
Un mix di freddo e venti deboli ha già spinto l’Europa ad utilizzare più riserve di gas del normale per questo periodo dell’anno, con livelli inferiori al 75%. Una fluttuazione della pressione atmosferica, nota come “Oscillazione Nord Atlantica”, potrebbe causare la persistenza di queste condizioni fino a febbraio, quando è quasi certo che nessun gas russo fluirà attraverso l’Ucraina.
A Parigi, le temperature potrebbero scendere fino a -1 °C in media all’inizio di gennaio, 6 °C al di sotto del livello normale, secondo i dati di Weather Services International. Ciò dovrebbe spingere la domanda di riscaldamento di circa il 50% al di sopra dei livelli abituali. I modelli meteorologici mostrano una certa possibilità di periodi più miti dopo questa ondata di freddo.
LA MANCANZA DI VENTO HA FATTO SCHIZZARE I PREZZI DELL’ELETTRICITÀ
I livelli del vento sono crollati in tutta Europa a novembre, facendo schizzare alle stelle i prezzi dell’elettricità, poiché i parchi eolici hanno smesso di generare grandi quantità di energia nella regione. Secondo i meteorologi, sebbene le raffiche saranno più forti di quelle viste quest’inverno, finora c’è il rischio che i livelli del vento di gennaio saranno inferiori alle medie a lungo termine. E così anche le temperature.
Nel frattempo, alcune parti d’Europa invertiranno la tendenza, tra cui Italia, Spagna e Grecia, e secondo Maxar queste aree vedranno temperature vicine o superiori alle medie a lungo termine. La El Niño-Southern Oscillation – che determina se il meteo del pianeta rientra in un modello El Niño o La Niña – attualmente è abbastanza neutrale. Sebbene ci sia la possibilità che un debole evento La Niña possa svilupparsi da gennaio a marzo, portando in teoria temperature più fredde, probabilmente non sarà un fattore importante che peggiorerebbe le cose.