Salvini diserta il question time su Fs. La burocrazia pesa anche sulle bollette dell’energia e influisce per il 20% sul costo d’investimento complessivo per impianti rinnovabili. La geotermia si candida a diventare una delle fonti del futuro. La rassegna Energia
Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha disertato il question time alla Camera di ieri, incaricando il ministro dei rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Uno dei tanti segnali che i numerosi problemi che hanno investito la rete ferroviaria italiana in questi mesi avrebbero mandato “in tilt” il ministro, secondo Il Foglio. La burocrazia pesa anche sulle bollette dell’energia. Infatti, in media sono necessari oltre due anni per ottenere un’autorizzazione per un impianto fotovoltaico, oltre cinque per uno eolico. Come se non bastasse, la maggior parte delle istanze viene rigettata. Un’inefficienza che influisce per il 20% sul costo d’investimento complessivo. La geotermia tenta il rilancio grazie alle nuove tecnologie per le perforazioni in profondità. La trascurata energia della Terra potrebbe vivere una rinascita grazie al potenziale energetico, tanto da arrivare a coprire nel 2050 l’8% de fabbisogno elettrico globale, secondo l’IEA. La rassegna Energia.
FS, SALVINI DISERTA CAMERA
“Sul divanetto del Transatlantico Luca Ciriani sorride. Gli tocca la difesa d’ufficio: “Ho già sostituito altri ministri e poi questo è un question time fuori sacco”. Si chiamano così in gergo. “Di quelli programmati con poco preavviso. Salvini aveva altri impegni programmati. (…) Il leader della Lega, il ministro dei Trasporti e dei treni ha deciso di disertare il question time sui disagi ferroviari. Ce ne sono stati anche ieri tra Roma e Firenze (e non solo). Poco prima dell’appuntamento a Montecitorio, Salvini stava incontrando i ristoratori Fipe – la federazione italiana degli esercenti – per raccontare i successi del nuovo Codice della strada e per ribadire che quelle sull’aumento dei limiti alcolici “sono fake news”. Così al suo posto, a rispondere sui problemi delle ferrovie italiane, ci va il ministro dei rapporti con il Parlamento. “I ritardi – spiega Ciriani, davanti a una Camera praticamente deserta – sono in linea con quelli degli scorsi anni”. Insomma si tratta di “un problema di percezione”, replicherà poco dopo l’interrogante Giulia Pastorella di Azione: “Quindi i cittadini si stanno immaginando i disagi, va tutto bene, siamo nella media”. Nel suo intervento il Ciriani-Salvini mette in fila i dati, garantisce l’impegno del governo, gli interventi del Pnrr. (…) sono in corso approfondimenti per la rimodulazione e razionalizzazione dell’offerta”. Poco dopo la fine del question time riappare Salvini, è al Mit, negli ultimi giorni è un po’ il suo bunker: sta incontrando il suo omologo della Repubblica ceca. Mentre per oggi è convocato il Consiglio federale della Lega, all’ordine del giorno, tra le altre cose, l’analisi della situazione politica in vista delle amministrative 2025. C’è anche la questione Zaia, il terzo mandato e FdI che vuole il Veneto, ad agitare i pensieri del vicepremier leghista. I treni invece, soprattutto in questa fase, non sono esattamente la sua passione”, si legge su Il Foglio.
“Ieri infatti il gruppo Fs ha presentato un esposto alla Digos, “alla luce dell’ennesimo incidente anomalo sulla rete e di un elenco di circostanze altamente sospette”. In base alle quali, si legge nella denuncia visionata dal Foglio, “si ritiene non si possa escludere in radice l’ipotesi che si tratti cli una situazione connessa ad attività interne e/o esterne volutamente mirate a colpire gli asset aziendali con la finalità di destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo”. Sono parole pesanti, che evocano quasi una sorta di complotto. Le carte sono ora nelle mani dei pm di Roma che decideranno se e come agire, anche in base alla competenza territoriale. Ma nel frattempo la Lega non perde tempo. Dopo l’annuncio di Fs, i capigruppo di Camera e Senato, Romeo e Molinari, rilanciano subito.(…) “Sabotaggi? Auspico risposte inequivocabili e rapide, perché sarebbe gravissimo fare battaglia politica sulla pelle di lavoratori e pendolari”, attacca il segretario del Carroccio, confermando poi di essere “pronto ad andare a riferire in Parlamento”. Ma, calendario alla mano, potrebbe farsi attendere ancora. Per l’informativa bisognerà aspettare infatti qualche giorno, forse di più”, continua il giornale.
BOLLETTE, QUANTO PESA LA BUROCRAZIA
“«In Italia i costi dell’inefficienza burocratica si ribaltano sulle bollette, soprattutto per quanto riguarda le rinnovabili: abbiamo iter autorizzativi estremamente complessi e lunghi, oltre due anni per un impianto fotovoltaico, oltre cinque per uno eolico. Una larga parte delle istanze autorizzative viene rigettata. Ultimamente si stanno mettendo nuovi vincoli sulle aree del Paese. Nell’idroelettrico c’è ancora il nodo delle concessioni. Tutto questo da una parte rallenta la diffusione delle rinnovabili, dall’altro è un costo. Il 20% del costo d’investimento complessivo di un impianto è burocrazia. Un valore che si riflette sui prezzi dell’energia. Vogliamo abbassare le bollette? Rendiamo la vita più semplice a chi deve installare impianti». Marco Carta, ad della società di ricerca e consulenza Agici, mette l’accento su un aspetto particolare, su cui si potrebbe concretamente lavorare, per cercare di risolvere il problema italiano di costi dell’elettricità più alti rispetto agli altri Paesi concorrenti europei. «La Francia ha il nucleare, la Spagna ha autorizzato molto e costruito molto, il Nord Europa ha una penetrazione altissima di rinnovabili, idroelettrico soprattutto, mentre la Germania, in uscita dal carbone e dal nucleare, è la più simile a noi, con un’alta esposizione al gas», sintetizza Carta”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“(…) «Non solo da ora l’Italia si caratterizza per prezzi maggiori rispetto ai principali competitor. Abbiamo un mix fortemente sbilanciato sul gas, una tecnologia che con l’attuale sistema detta il prezzo elettrico nella maggioranza del tempo. Non è un caso che i Paesi con maggiore sviluppo di rinnovabili, per esempio quelli nordici, abbiano bollette più basse». Il meccanismo dei prezzi zonali che dal 1° gennaio 2025 ha sostituito il Pun (prezzo unico nazionale) – dopo una prima fase transitoria che mette in campo strumenti perequativi – dovrebbe spingerne maggiormente la penetrazione anche da noi”, continua il giornale.
“Negli ultimi anni i valori medi italiani si sono mantenuti superiori rispetto agli altri Paesi: la fotografia del 2024 riporta l’Italia a 108 euro al MWh, la Germania a 78, l’area scandinava a 36, la Spagna a 63, la Francia a 58. (…) Secondo Carta, i fronti su cui lavorare, oltre alla riduzione del peso della burocrazia, sono quelli degli investimenti per l’indipendenza energetica – e quindi la riduzione dell’import – e il disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità: «L’idea dell’autoproduzione e delle comunità energetiche rinnovabili va in questa direzione, i Ppa pure”, continua il giornale.
ENERGIA, GEOTERMIA PUNTA A PERFORAZIONI IN PROFONDITA’
La geotermia tenta il rilancio grazie alle nuove tecnologie per le perforazioni in profondità. La trascurata energia della Terra potrebbe vivere una rinascita grazie al potenziale energetico, tanto da arrivare a coprire nel 2050 l’8% de fabbisogno elettrico globale, secondo l’IEA.
“La geotermia è una delle fonti rinnovabili più trascurate. Nel mondo ci sono meno di 700 centrali geotermoelettriche, con 16 gigawatt installati, che hanno generato quasi cento terawattora complessivi nel 2023, il che equivale allo 0,3% dei consumi mondiali di elettricità. Eppure il calore della Terra è una fonte di energia inesauribile e costante, disponibile 24 ore su 24 e molto adatta per compensare l’incostanza del solare e dell’eolico. Proprio per questo l’International Energy Agency prevede un’enorme crescita del suo sfruttamento a fini energetici: nel 2050 potrebbe coprire l’8% del fabbisogno elettrico globale. Per non parlare della fornitura di calore, residenziale e industriale, che a sua volta è in grande crescita, soprattutto in Cina. In alcune aree del mondo, come l’Islanda e in parte anche l’Italia, il calore della Terra affiora in superficie e quindi è più facile da utilizzare. Il primo sfruttamento dell’energia geotermica avvenne proprio in Italia nell’Ottocento, grazie a un’intuizione dell’ingegnere francese François de Larderel, che portò nel 1905 all’avvio della prima centrale geotermoelettrica commerciale a Larderello”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“(…) il rapporto della Iea parla di arrivare a 50 dollari a megawattora nel 2050, un costo ampiamente competitivo con il gas. È questo l’obiettivo dei pionieri che usano nuove tecniche di perforazione per spingersi oltre i tre chilometri di profondità. Il progetto più interessante è quello in corso a Geretsried, in Alta Baviera, dove la società geotermica Eavor ha raggiunto nel 2024 una profondità di oltre 5 chilometri con due pozzi verticali, utilizzando una delle più grandi trivelle esistenti al mondo per creare un impianto a circuito chiuso su scala commerciale, l’Eavor Loop. (…) La capacità di questo primo impianto, che sarà operativo nel giro di pochi mesi, è di 64 megawatt di potenza termica e 8,2 megawatt di potenza elettrica. Un secondo impianto vicino a Hannover è già in fase di preparazione. Eavor, che si è assicurata il sostegno di Bp e Microsoft, ha sviluppato questo progetto anche con l’aiuto di 91,6 milioni di euro dal Fondo europeo per l’innovazione e con 130 milioni di finanziamento da un consorzio di banche internazionali guidate dalla Bei”, continua il giornale.
“L’approccio a circuito chiuso evita alcuni dei problemi della geotermia tradizionale, ad esempio le emissioni di gas pericolosi, come l’idrogeno solforato, che i sistemi geotermici a circuito aperto possono provocare, e anche le contaminazioni che possono verificarsi quando i fluidi geotermici vengono estratti da pozzi profondi, come ha scoperto l’Iceland Deep Drilling Project nel 2009. Il progetto islandese perforò inavvertitamente una camera magmatica nel vulcano Krafla, a 2 chilometri di profondità: il vapore bollente emesso da questo pozzo era talmente acido da portare a sigillare il pozzo. Un altro progetto europeo di perforazione profonda è quello di Ga Drilling, che sta esplorando in Slovacchia una tecnologia di perforazione al plasma pulsato, basata su scariche elettriche ad alta energia molto brevi, che disintegrano la roccia senza fonderla. (…) Quaise Energy, uno spin-off del Massachusetts Institute of Technology, punta a bucare la crosta terrestre fino a 20 chilometri di profondità, per raggiungere temperature di 500°C o più. Il team di Quaise attinge ad anni di ricerca sulla fusione nucleare e sta sperimentando la perforazione con fasci di energia a onde millimetriche, che vaporizzano persino la roccia più dura. L’idea è concentrare un fascio di radiazioni ad alta potenza simile alle microonde, ma a una frequenza più alta, su un segmento di roccia, riscaldandolo fino a 3mila °C, in modo che fonda e vaporizzi”, continua il giornale.