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politiche climatiche

Ecco perché l’Europa, il Regno Unito e la Cina dovrebbero formare una coalizione sul clima (escludendo gli USA)

A lanciare la proposta è Lord Adair Turner, presidente della Energy Transitions Commission, un’alleanza di aziende globali focalizzate sulle zero emissioni nette che include aziende come Shell, BP, HSBC, Iberdrola, ArcelorMittal e Tata Steel

Unione europea, Regno Unito e Cina dovrebbero formare una “coalizione sull’azione per il clima a parte rispetto agli Stati Uniti”, dopo la decisione del presidente USA Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi.

È quanto ha affermato Lord Adair Turner, presidente della Energy Transitions Commission, un’alleanza di aziende globali focalizzate sulle zero emissioni nette che include aziende associate come Shell, BP, HSBC, Iberdrola, ArcelorMittal e Tata Steel. Secondo Turner, “avere l’uomo più potente del mondo che crede che il cambiamento climatico sia una bufala liberale è un grosso problema”.

SUL CLIMA SERVE UNA MAGGIORE COLLABORAZIONE TRA L’OCCIDENTE E LA CINA

Le osservazioni di Turner seguono le mosse di Trump per eliminare decine di politiche a sostegno dello sviluppo dell’energia verde, prima del lancio di un rapporto ETC sulle misure necessarie affinché gli edifici passino a sistemi di energia rinnovabile. Il settore contribuisce ad un terzo delle emissioni di gas serra attraverso l’uso di combustibili fossili.

“Ora – ha detto Turner al Financial Times – serve una maggiore collaborazione sulle tecnologie verdi a basso costo tra l’Occidente e la Cina per limitare il riscaldamento globale all’obiettivo massimo dell’accordo di Parigi di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Il resto del mondo deve mettere insieme accordi che siano il più efficaci possibile senza gli Stati Uniti”.

IL RISCALDAMENTO GLOBALE E IL RUOLO DELLA CINA SUL CLIMA

Lo scorso anno il mondo ha superato per la prima volta gli 1,5 °C di riscaldamento, anche se questo non viola l’obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi, che si riferisce ad una temperatura globale media su oltre due decenni.

La Cina è di gran lunga il più grande emettitore al mondo su base annua, ma domina anche la vendita di auto elettriche, pannelli solari e batterie di accumulo, oltre alle catene di fornitura dei minerali essenziali necessari per costruirli. Alcuni esperti prevedono che le emissioni del gigante asiatico nel 2025 raggiungeranno il picco. Secondo Turner, “è un sistema meritocratico, tecnocratico ed elitario: bisogna partire dal presupposto che credano seriamente che ci sia un problema”.

L’IMPEGNO TRA USA E CINA SUL RISCALDAMENTO GLOBALE SOTTO JOE BIDEN

Anche se, sotto l’ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden, le tensioni geopolitiche con la Cina sono aumentate, “i due Paesi hanno continuato ad impegnarsi per limitare il riscaldamento globale”, ha osservato Turner. La relazione tra l’ex inviato statunitense per il clima John Kerry e la sua controparte cinese Xie Zhenhua è stata “un motore di negoziati” cruciale nei vertici ONU sul clima nel 2021 e nel 2023. “C’è il pericolo che le COP perdano dinamismo a causa di questo”, ha avvertito, aggiungendo che, “nella misura in cui sarà possibile, Ue, Regno Unito e Cina dovrebbero colmare questa lacuna”.

I DAZI DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LA CINA

L’Unione europea nel 2024 ha continuato ad imporre dei dazi fino al 45% sulle auto elettriche cinesi, dopo le accuse di ingiusti sussidi industriali da parte di Pechino. Qualsiasi dazio sulla Cina dovrebbe essere unito anche “con una volontà di accettare investimenti cinesi in Europa”, ha spiegato Turner. Ciò potrebbe includere più legami industriali, come una possibile fabbrica nel Regno Unito per il produttore cinese di auto BYD o la fabbrica di batterie al litio che la cinese CATL ha detto che costruirà in Spagna insieme a Stellantis.

LA TASSA UE SUL CARBONIO ALLE FRONTIERE

Una delle aree cruciali di contesa tra grandi inquinatori – come Cina, India, Brasile e Unione europea – è la tassa Ue sul carbonio alle frontiere, il cosiddetto “Carbon Border Adjustment Mechanism”, che penalizza gli esportatori per i gas serra che emettono durante la produzione di beni come acciaio, cemento e fertilizzanti. Un pilastro della politica europea che, per Turner, “deve essere non negoziabile, e forse rafforzato”.

Nel Regno Unito e altrove, i beni cinesi più economici potrebbero consentire ai politici di tenere a bada i populisti, aiutandoli a sostenere che i più poveri della società non dovranno pagare per le auto elettriche e i pannelli solari che contribuiranno a guidare un allontanamento dai combustibili fossili.

Turner è stato il primo presidente del Climate Change Committee del Regno Unito, il consulente indipendente del governo sulla riduzione delle emissioni. L’ultimo rapporto dell’ETC ha evidenziato il potenziale dei governi nel ridurre radicalmente le emissioni del settore edilizio, anche incentivando l’installazione di batterie, che potrebbero aiutare le case ad immagazzinare energia dal sole per utilizzarla di notte.

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