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Usa Trump dazi

Come si trasforma la lotta al cambiamento climatico con l’avvento di Trump

La fine dei programmi climatici della USAID potrebbe aumentare i rischi per la sicurezza. Intanto Amazon dice addio all’ente che verifica gli obiettivi aziendali sul clima, si sfila la Silicon Valley seguendo fondi e banche che hanno detto addio all’Alleanza sul clima

L’eliminazione della US Agency for International Development (USAID), l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale che Elon Musk ha promesso di “uccidere” con il supporto del presidente Trump, potrebbe destabilizzare le regioni in cui il cambiamento climatico sta colpendo in modo particolarmente forte.

Ponendo fine all’assistenza umanitaria e ai programmi di resilienza e adattamento al clima, l’esercito statunitense potrebbe essere coinvolto nella risposta a più crisi future. Secondo gli esperti, l’eliminazione completa dell’agenzia, o addirittura una sua significativa riduzione, avrebbe implicazioni sulla sicurezza nell’affrontare il cambiamento climatico.

IL LAVORO DELLA USAID PER I PAESI VULNERABILI AL CLIMA

La USAID – un’agenzia indipendente e operativa che ora potenzialmente si sta muovendo sotto il Dipartimento di Stato – conduce una serie di progetti in luoghi vulnerabili al clima come Africa, America Centrale e parti dell’Asia. Questi includono programmi volti ad aiutare a rafforzare la resilienza della produzione agricola agli eventi meteorologici estremi e a rendere le infrastrutture più in grado di resistere a tali eventi.

Come si legge sul sito web, l’agenzia aiuta i Paesi a ridurre le loro emissioni, a conservare le foreste pluviali tropicali ricche di carbonio e a fare più affidamento su fonti di energia rinnovabili. Ridurre l’USAID “aumenterà sostanzialmente l’instabilità in queste regioni volatili, perché le popolazioni vulnerabili ne faranno a meno”, ha detto ad Axios Sherri Goodman, ricercatrice del Wilson Center e presidente del Cda del Council on Strategic Risks .

LE CONSEGUENZE DI UN’EVENTUALE CHIUSURA DELLA USAID

Secondo Goodman, “l’instabilità si trasforma, come abbiamo visto in certe regioni dove la governance è insufficiente, non hai accesso alle basi e si crea un vuoto che consente anche ad altri attori maligni di entrare”. Per la ricercatrice si tratta di scegliere tra “pagare un po’ ora, per aiutare a rendere le regioni più resilienti agli shock alimentari e di siccità, o pagare di più in seguito, dovendo mandare figli e figlie americane in aree di conflitto”.

Secondo Goodman e altri analisti, un ritiro degli aiuti esteri potrebbe anche avvantaggiare la Cina, che potrebbe colmare il vuoto per offrire i suoi aiuti e guadagnare più favore in Africa e altrove. “La decisione di Trump di chiudere la USAID ha congelato il lavoro fondamentale per fornire assistenza vitale in tutto il mondo e ha messo la Cina al posto di guida”, ha twittato il senatore Chris Van Hollen.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NELLE POLITICHE USA

Il Pentagono e le agenzie di intelligence statunitensi considerano il cambiamento climatico una minaccia alla sicurezza nazionale, in parte perché ha il potenziale per costringere le risorse militari a rispondere a più emergenze umanitarie. Il riscaldamento globale causato dall’uomo potrebbe anche causare più conflitti, tra cui dispute per le risorse naturali come l’acqua.

Alcuni studi hanno già collegato il cambiamento climatico ad alcuni conflitti mortali, tra cui la guerra civile in Siria. Essendo proattivi con gli aiuti e i programmi sul campo, la USAID fornisce agli Stati Uniti un modo per prevenire future crisi prima che arrivino a quel punto. Ad esempio, la USAID, insieme ad altre agenzie, gestisce un sistema di allerta precoce per le carestie per prevederle prima che si verifichino e indirizzare gli aiuti dove sono più necessari.

Le agenzie distribuiscono anche aiuti alimentari dagli agricoltori statunitensi a chi ne ha più bisogno, il che può ridurre la migrazione che potrebbe destabilizzare i Paesi o inviare ondate di immigrati negli Stati Uniti. Al momento non è chiaro quale sarà il destino della USAID, considerata l’intensa attenzione di Musk su di essa negli ultimi giorni e la dichiarazione del Segretario di Stato americano, Marco Rubio, di essere ora l’amministratore facente funzione dell’agenzia.

IL FONDO DI BEZOS INTERROMPE IL SOSTEGNO AL SCIENCE BASED TARGETS

Nel frattempo, l’Earth Fund di Jeff Bezos ha interrotto il sostegno al Science Based Targets (SBT), il principale organismo di verifica degli obiettivi climatici aziendali. La decisione arriva dopo che SBT aveva criticato l’influenza del CEO di Amazon sulle decisioni del fondo, non sempre in linea con quanto proclamato.

L’SBT è stato criticato anche dal suo stesso personale per la decisione, lo scorso anno, di allentare le regole su come le aziende possono utilizzare i crediti di carbonio per ridurre le loro emissioni. Secondo alcuni dipendenti il fondo di Bezos avrebbe influenzato la decisone. L’Earth Fund ha una dotazione di 10 miliardi di dollari, ma le sue donazioni sono anche molto utili ai fini di esenzioni fiscali. Ogni anno, Amazon emette circa 70 milioni di tonnellate di CO2.

COME È CAMBIATA LA POSIZIONE DELLE BIG TECH SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Quindici mesi fa il CEO di Apple, Tim Cook, scrisse su X che il cambiamento climatico “è una delle priorità più urgenti al mondo”. Cinque anni fa il presidente di Amazon, Jeff Bezos – che ha fondato un’organizzazione da 10 miliardi di dollari dedicata alla lotta al cambiamento climatico – scriveva su Instagram che si tratta “della più grande minaccia per il nostro pianeta”.

Nel 2017, intervenendo ad una cerimonia di laurea all’Università di Harvard, il fondatore di Meta, Mark Zuckerberg, esortò i laureati ad aiutare a combattere il cambiamento climatico, “prima che distrugga il nostro pianeta”. Inoltre, Apple, Alphabet e Meta si sono tutte impegnate a raggiungere le zero emissioni nette di carbonio entro il 2030, mentre Amazon punta a raggiungere l’obiettivo entro il 2040.

“Otto anni fa, molti leader del settore tecnologico condannarono il ritiro di Trump dall’accordo sul clima di Parigi”, ha affermato Bill Weihl, ex direttore sostenibilità di Facebook, che in seguito ha fondato il gruppo di difesa ambientale ClimateVoice. “Il loro attuale silenzio – ha aggiunto – è codardo e complice del rafforzamento dell’economia dei combustibili fossili, e dimostra che tengono più ai propri profitti che al popolo americano”.

LE MOSSE DI META, APPLE E ALPHABET CON LA RIELEZIONE DI DONALD TRUMP

Se nel 2017, in occasione dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, Meta non aveva effettuato alcuna donazione, il mese scorso la società di Zuckerberg ha donato un milione di dollari per l’insediamento di Trump per il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Anche Alphabet ha fatto una donazione di un milione di dollari, così come il ceo di Apple Tim Cook, separatamente da Apple.

Ma a cosa è dovuto questo cambiamento di rotta? Probabilmente al fatto che, 8 anni fa, rifiutare la posizione di scetticismo sul cambiamento climatico di Trump per le aziende era vantaggioso.

Inoltre, oggi le big tech stanno investendo miliardi di dollari nell’intelligenza artificiale, nei data center e nelle infrastrutture energetiche ad essi collegate. E, dal momento che l’IA e i data center richiedono enormi volumi di energia, il loro sviluppo potrebbe rendere più difficile per le aziende promuovere il passaggio all’energia verde.

In conclusione, gli analisti si aspettano che le aziende continueranno ad impegnarsi nella riduzione delle emissioni di CO2 durante il secondo mandato Trump, anche se con meno vigore rispetto a prima.

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