La ministra dell’Economia Katherina Reiche intende accelerare sul piano di costruzione entro il 2030 di centrali di riserva a gas per almeno 20 gigawatt, equivalenti a 40 grandi impianti. Lo ha ribadito in interviste recenti e durante l’intervento al congresso annuale dell’Associazione federale dell’energia e dell’acqua (BDEW) a Berlino.
La Germania sta accelerando i suoi investimenti nel gas naturale come ponte verso un futuro energetico più pulito. Il governo di coalizione guidato da Friedrich Merz ha annunciato un significativo ampliamento dei piani iniziali, passando dai 10 gigawatt (GW) di nuove centrali a gas originariamente previsti a ben 20 GW entro il 2030. Questa decisione mira a garantire stabilità nella produzione elettrica mentre il Paese abbandona gradualmente il carbone e potenzia le energie rinnovabili.
Attualmente, metà delle abitazioni tedesche si riscalda ancora con il gas, che rimane la principale fonte energetica per il riscaldamento. Tuttavia, il governo insiste sul fatto che queste nuove centrali saranno progettate per essere convertibili all’idrogeno verde in futuro, allineandosi così agli obiettivi di decarbonizzazione. Per assicurare l’approvvigionamento, Berlino punta a contratti di fornitura a lungo termine con partner internazionali, una mossa che però solleva interrogativi sulla sicurezza energetica del Paese.
IL DILEMMA DELLA DIPENDENZA
La crisi del gas del 2022, scatenata dalla guerra in Ucraina e dalla riduzione delle forniture russe, ha dimostrato i pericoli di un’eccessiva dipendenza da un singolo fornitore. Nonostante ciò, la Germania sembra ancora legata al gas naturale come risorsa transitoria, anche se in una forma più diversificata. I contratti a lungo termine con esportatori come Norvegia, Qatar e Stati Uniti potrebbero stabilizzare i rifornimenti, ma potrebbero anche creare nuove dipendenze difficili da sciogliere in tempi brevi.
Le opposizioni politiche, in particolare i verdi e la sinistra della Linke, criticano questa strategia, sostenendo che un’espansione così massiccia delle infrastrutture del gas rischia di rallentare la transizione verso le rinnovabili. Secondo alcuni esperti, investire in nuove centrali a gas senza garanzie sufficienti sulla loro riconversione all’idrogeno potrebbe bloccare la Germania in un sistema ancora basato sui fossili, vanificando parte degli sforzi climatici.
IL PUNTO FERMO DELLA MINISTRA REICHE
Ma la ministra dell’Economia Katherina Reiche non demorde e intende accelerare sul piano di costruzione entro il 2030 di centrali di riserva per almeno 20 gigawatt, equivalenti a 40 grandi impianti. Lo ha ribadito in interviste recenti e durante l’intervento al congresso annuale dell’Associazione federale dell’energia e dell’acqua (BDEW) a Berlino. E visitando la Baviera ha anche aggiunto che il governo tedesco intende privilegiare la Germania meridionale nel piano di espansione delle centrali a gas, con due terzi delle nuove capacità previste che dovrebbero sorgere proprio nelle regioni del Sud. La ministra ha anche parlato di “dialoghi intensi” in corso con la Commissione Ue in merito alle gare per la realizzazione degli impianti, sottolineando che Bruxelles dovrà approvare gli aiuti di Stato per evitare distorsioni della concorrenza nel mercato unico.
DECARBONIZZAZIONE: LE ALTERNATIVE AL GAS
La Germania si è impegnata a ridurre quasi a zero il consumo di gas fossile entro il 2045, in linea con i suoi obiettivi di neutralità climatica. Per raggiungere questo traguardo, il Paese deve accelerare l’elettrificazione di industrie e abitazioni, promuovere pompe di calore e migliorare l’efficienza energetica. Tuttavia, nel breve periodo, il gas rimane indispensabile per compensare l’intermittenza di eolico e solare, soprattutto durante i picchi di domanda invernali.
Un altro elemento cruciale è lo sviluppo dell’idrogeno verde, che dovrebbe gradualmente sostituire il gas naturale nelle centrali elettriche. Tuttavia, questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo e richiederà ingenti investimenti nelle infrastrutture. Nel frattempo, il governo tedesco spera che le nuove centrali a gas, progettate per essere compatibili con l’idrogeno, possano essere riconvertite una volta che questo vettore energetico diventerà economicamente sostenibile.
CENTRALI A GAS COME RISERVA, VANTAGGI E CRITICITÀ
L’aumento della capacità delle centrali a gas è giustificato dalla necessità di garantire flessibilità alla rete elettrica, soprattutto in un’epoca di crescente penetrazione delle rinnovabili. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che 20 GW siano eccessivi e che un’espansione così ampia potrebbe avere effetti controproducenti.
In primo luogo, un eccesso di centrali a gas potrebbe scoraggiare gli investimenti in soluzioni alternative, come sistemi di accumulo energetico o demand-response (gestione intelligente della domanda). In secondo luogo, l’aumento dei prezzi della CO2 nell’ambito del sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS) renderà il gas sempre meno conveniente, spingendo verso soluzioni più pulite. Infine, se le centrali verranno utilizzate solo come back-up, potrebbero risultare sottoutilizzate, con costi di mantenimento elevati che ricadrebbero sui consumatori.
BILANCIARE SICUREZZA ENERGETICA E SOSTENIBILITÀ
La decisione della Germania di raddoppiare la capacità delle centrali a gas riflette un compromesso tra esigenze immediate di stabilità energetica e obiettivi climatici a lungo termine. È una scelta accolta con favore da quanti – anche tra gli analisti economici – chiedevano una politica energetica più realistica riuspetto a quella portata avanti da Habeck e dal governo di Olaf Scholz. Ma se da un lato il gas rimane una risorsa necessaria nella transizione, dall’altro il rischio è che un’eccessiva espansione delle infrastrutture fossili rallenti la corsa verso le rinnovabili.
Secondo gli esperti, per evitare di rimanere intrappolati in una dipendenza prolungata dal gas, il governo dovrà garantire che le nuove centrali siano effettivamente convertibili all’idrogeno e non diventino un ostacolo alla decarbonizzazione, che i contratti di fornitura siano flessibili, evitando legami troppo stretti con singoli fornitori, e infine che gli investimenti in rinnovabili, stoccaggio ed efficienza energetica siano accelerati, riducendo progressivamente il ruolo del gas.