Gli analisti stanno monitorando soprattutto il mercato petrolifero, che corre il rischio di vivere nuove fasi di volatilità e anche di rincari, in caso di limitazioni o stop alle forniture. Cosa che, per il momento, non è avvenuta
Mentre il conflitto tra Israele e Iran prosegue, i mercati energetici osservano con apprensione. Nel fine settimana si sono registrati i primi attacchi diretti contro impianti nel settore petrolio e gas, che però finora non sembrano aver compromesso le forniture di idrocarburi. Ieri poi, le voci, confermate dal presidente USA Donald Trump, secondo cui l’Iran vorrebbe trattare per una de-escalation hanno fatto agito sui prezzi, rallentandone la crescita.
GLI EFFETTI DEL CONFLITTO ISRAELE-IRAN SUL PREZZO DEL PETROLIO
Come ricorda Il Sole 24 Ore, dopo una prima fase in cui le contrattazioni asiatiche avevano portato il prezzo del greggio Brent a 78 dollari al barile, ai valori massimi da 5 mesi, i futures hanno chiuso intorno a 73 dollari, in ribasso di quasi il 2% rispetto a venerdì, quando registrarono un aumento del 7%.
Per quanto concerne invece la quotazione del gas sul TTF – che in mattinata aveva sfiorato i 40 euro/MWh, per la prima volta da oltre due mesi – ha poi concluso in leggera flessione a 37,74 euro/MWh (-0,4%).
LE CONSEGUENZE SUI MERCATI DEL GAS
Il conflitto in Medioriente al momento sta avendo degli impatti economici soprattutto sul mercato del gas. Sabato scorso Israele ha bersagliato delle strutture collegate a South Pars, un grande deposito di gas nel mezzo del Golfo Persico, che l’Iran condivide con il Qatar, e si è registrata un’esplosione anche ad un impianto di trattamento del gas della Fase 14 ad Assaluyeh, sulla costa iraniana.
Sul piano internazionale non ci sono impatti sull’offerta: pur trattandosi del maggiore giacimento al mondo per riserve stimate, l’Iran fatica a svilupparlo da quando i partner occidentali (inclusa Eni) si sono ritirati a causa delle sanzioni, e il gas prodotto viene oggi consumato quasi tutto nel mercato interno.
RISCHIO VOLATILITÀ PER IL MERCATO PETROLIFERO
Ecco perché gli analisti energetici stanno monitorando soprattutto il mercato petrolifero, che corre il rischio di vivere nuove fasi di volatilità e anche di rincari, in caso di limitazioni o stop alle forniture. Cosa che, per il momento, non è avvenuta.
Nel frattempo, però, i prezzi della benzina sono tornati a salire, anche qui in Italia, riflettendo le tensioni sui mercati petroliferi avvenute nei giorni scorsi e che rischiano appunto di ripresentarsi.
GLI ATTACCHI ALLE INFRASTRUTTURE ENERGETICHE DI ISRAELE E IRAN
Nel weekend Israele ha colpito anche una raffineria di petrolio e due depositi di stoccaggio di carburanti vicino Teheran (a Shahran e Rey), con l’Iran che ha risposto colpendo la raffineria israeliana di Haifa.
Secondo Tanker Trackers l’Iran ora teme nuovi attacchi, e ha quindi deciso di ritirare “tutte le navi non indispensabili” dal terminal dell’isola di Kharg, da cui parte il 90% dei carichi destinati alle esportazioni. Per il momento i flussi sembrano proseguire con regolarità, ma alla prima irregolarità c’è da star certi che i mercati reagiranno.
L’IPOTESI DEL BLOCCO DELLO STRETTO DI HORMUZ
“L’evento più temuto è il potenziale blocco dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran, che potrebbe spingere i mercati petroliferi in territori inesplorati”, anche se “non c’è alcun segnale che questo scenario sia nelle carte”, ha dichiarato l’analista di Rystad Energy Mukesh Sahdev.
Dallo Stretto di Hormuz transita un quinto della produzione globale di petrolio e derivati, oltre a tutto il GNL del Qatar… ecco perché un suo eventuale blocco porterebbe al caos, e non solo sui mercati.