Dopo la moratoria votata all’unanimità dalla commissione ambiente del consiglio regionale abruzzese e la successiva smentita del capogruppo di FDI, per vedere come stanno le cose siamo andati a vedere nel dettaglio ragioni e caratteristiche di un progetto su cui l’Italia e l’Europa fanno molto affidamento.
La Commissione Ambiente del Consiglio regionale abruzzese dice “no” al gasdotto Snam “Linea Adriatica”, un’opera strategica per il Paese che, partendo dalla Puglia, dovrebbe raggiungere l’Emilia Romagna attraversando la provincia dell’Aquila.
LA RISOLUZIONE IN COMMISSIONE AMBIENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE ABRUZZESE
La presa di posizione, presentata dal consigliere dem Pierpaolo Pietrucci e approvata da una risoluzione unanime della Commissione, è netta ma il significato di questo voto trasversale, che unisce maggioranza di centrodestra e opposizione nel segno di una serie di preoccupazioni ambientali, è stato immediatamente ridimensionato dallo stesso centro destra.
LA REALE PORTATA DEL NO ABRUZZESE: PER FDI “NESSUN EFFETTO GIURIDICO SULL’OPERA GIA’ AVVIATA”
Qual è, in effetti, la reale portata di questo “no”? E cosa comporta per la realizzazione del gasdotto? A tentare di smorzare i toni ci pensa Massimo Verrecchia, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale. Secondo Verrecchia, il voto in Commissione Ambiente rappresenta “una posizione di principio che non ha e non avrà alcun effetto giuridico su un’opera già avviata e ritenuta strategica anche dai governi precedenti che serve all’Italia”. Una precisazione che apre interrogativi sulla reale intenzione di bloccare l’opera da parte della Regione ma anche sulla possibilità stessa che questo stop possa verificarsi.
LINEA ADRIATICA: UN’OPERA STRATEGICA PER L’APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO
Mentre proseguono le polemiche, abbiamo deciso di approfondire il progetto nelle sue caratteristiche tecniche, per fare il punto sulle ragioni che ne sono alla base e su come viene portato avanti da Snam. Il gasdotto “Linea Adriatica” è un progetto ambizioso, concepito per rafforzare la rete di trasporto del gas naturale nel nostro Paese. L’opera si compone della centrale di compressione di Sulmona e di tre gasdotti fra loro funzionalmente indipendenti (Sulmona-Foligno, Foligno-Sestino e Sestino-Minerbio), complessivamente lunghi 425 chilometri. Si tratta del più grande progetto infrastrutturale di trasporto gas italiano degli ultimi 10 anni, sostenuto da investimenti per circa 2,5 miliardi di euro (ma il costo della componente trasporto pesa solo per il 5% sull’importo totale della bolletta).
L’infrastruttura è approvata in ogni sua parte. La costruzione del metanodotto Sulmona-Foligno, in particolare, è stata autorizzata dal Mase il 29 novembre 2022, successivamente alla deliberazione del Consiglio dei Ministri, del 5 ottobre 2022, con la quale è stato superato il dissenso emerso nel corso delle varie conferenze di servizi.
LE CRITICITÀ AMBIENTALI E LE GARANZIE DI SNAM
Le preoccupazioni per l’impatto ambientale del gasdotto restano vive tra le associazioni ambientaliste, con timori legati alla fragilità del patrimonio naturalistico e alla sicurezza delle aree sismiche attraversate dall’opera, ma su questi aspetti Snam è intervenuta più volte con la dichiarata intenzione di fare chiarezza.
Il TSO, in particolare, si è impegnato a realizzare una serie di misure di mitigazione ambientale, come la riqualificazione delle aree interessate dai lavori, e anche su altri territori il raccordo con gli enti locali è sempre stato al centro delle opere messe a terra dall’azienda.
LA SOSTENIBILITA’ DELLA LINEA ADRIATICA NON È IN DISCUSSIONE
Molteplici gli aspetti di sostenibilità del progetto “Linea Adriatica” di Snam a cominciare dal ripristino ambientale, per il quale Snam si impegna, come in passato per altre opere, a ripristinare le aree interessate dai lavori, spesso migliorandone le condizioni, pulendo – se necessario – alvei fluviali e rinforzando gli argini. Effettua ripristini vegetazionali con specie autoctone e monitora la crescita delle piante.
Questo anche grazie a tecnologie innovative, utilizzate soprattutto in aree complesse, nel quale l’azienda utilizza tecniche di posa “trenchless” (cioè senza scavo a cielo aperto) per minimizzare l’impatto sul suolo. Ma non vengono trascurati nemmeno gli aspetti relativi alla sostenibilità del cantiere che è pensato per contenere i consumi energetici, abbattere gli impatti ambientali e acustici e armonizzare le operazioni con le esigenze e i bioritmi della fauna locale.
Da non dimenticare, infine, che le nuove condotte sono “hydrogen ready” pronte cioè a trasportare idrogeno, rendendo l’infrastruttura un asset a prova di futuro per la transizione energetica. Opera fossile insomma, ma fino a un certo punto. Tra l’altro, le turbine della centrale di compressione di Sulmona, che spingerà il gas lungo tutto il tracciato, possono funzionare con miscele di idrogeno fino al 10%. Quanto al rischio sismico, Snam ha condotto un’analisi comparativa del rischio sismico sull’intero tracciato, basandosi su dati INGV e ISPRA e ha più volte ricordato come la rete sia progettata per operare in sicurezza anche in presenza di eventi sismici rilevanti, come dimostrato dalla sua resilienza durante i gravi terremoti che in passato hanno interessato il Paese.
UN BRACCIO DI FERRO TRA ESIGENZE NAZIONALI E TUTELA DEL TERRITORIO
La vicenda del gasdotto Snam in Abruzzo è un esempio emblematico di come in Italia le grandi opere si scontrino spesso con resistenze locali, come se le esigenze di approvvigionamento energetico del Paese non potessero mai coniugarsi con la tutela del territorio e dell’ambiente. Ma è davvero così? Basti pensare al gasdotto Tap che per anni è stato osteggiato dalle popolazioni locali per poi essere considerata come un’opera fondamentale che ha “salvato” l’Italia durante la crisi energetica innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina, con il conseguente stop agli approvvigionamenti da Mosca. E quanto agli ulivi, più del gasdotto poté la Xylella.
UN’OPERA STRATEGICA PER LA SICUREZZA ENERGETICA E PER I FLUSSI DI GAS IN ARRIVO DA SUD E DAL RIGASSIFICATORE DI RAVENNA
La Linea Adriatica incrementerà di 10 miliardi di metri cubi all’anno la capacità di trasporto del gas lungo la direttrice che va da sud a nord, valorizzando al contempo i flussi che hanno cominciato ad arrivare dal rigassificatore di Ravenna. Si tratta quindi di un’opera strategica per la sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa, ancora più importante alla luce dello scadere dei contratti di transito del gas russo attraverso l’Ucraina, che hanno portato a zero i flussi in arrivo via tubo da Mosca, in un contesto in cui la domanda nazionale gas – da gennaio a maggio 2025 – ha segnato un +6% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Almeno duplice l’obiettivo dell’opera: potenziare l’import da sud (la Germania ha da poco stretto accordi per incrementare l’import di gas azero, che per l’appunto entra a Melendugno) e, in seconda battuta, garantire in ottica europea forniture aggiuntive ai Paesi europei a nord del nostro, maggiormente esposti al phase out del metano di Mosca.
Un equilibrio che richiede, quindi, un confronto aperto e trasparente tra tutte le parti in causa, per trovare soluzioni che tutelino gli interessi nazionali e la salvaguardia del patrimonio naturalistico abruzzese.
PARTITA TUTT’ALTRO CHE CHIUSA
La partita è tutt’altro che chiusa. Resta da vedere come si risolverà la questione politica in seno alla Regione Abruzzo. Una cosa è certa: il futuro energetico dell’Italia passa anche per l’Abruzzo, e il suo futuro non può essere messo a repentaglio.