Ok delle istituzioni locali al nuovo impianto. Urso apre alla vendita a due investitori, ma senza “spezzatino”. Intanto si decide il destino del rigassificatore: Genova o Gioia Tauro?
Genova e la Liguria dicono sì al forno elettrico per l’Ilva di Cornigliano. Il Mimit vorrebbe vendere tutto il pacchetto delle acciaierie di Acciaierie d’Italia, ma Urso non ha escluso la possibilità di una condivisione degli stabilimenti da parte di due investitori, se l’offerta sarà migliore rispetto alle altre. Si dirada la nebbia che aleggiava sopra ma i nodi da sciogliere sono ancora tanti e riguardano un aspetto centrale: l’approvvigionamento energetico degli impianti. Dove sorgeranno gli altri forni elettrici che forniranno energia alle acciaierie? La nave rigassificatrice ormeggerà a Genova o a Gioia Tauro?
GENOVA DICE SI’ AL FORNO ELETTRICO PER ILVA
Il sindaco Salis e il presidente di Regione Bucci hanno dato il via libera alla costruzione di un forno elettrico per alimentare il polo di Cornigliano e gli stabilimenti collegati. “Abbiamo registrato un ampio consenso di tutti gli attori istituzionali affinché ci sia un rilancio della siderurgia nel polo di Cornigliano e negli stabilimenti collegati, attraverso l’utilizzo di forni elettrici e tecnologia green”, ha commentato il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, sottolineando che l’impianto rappresenta “un’opportunità che può essere data agli investitori, a fronte del fatto che, a Taranto, sono previsti, al massimo, tre forni elettrici, per una capacità complessiva che non può superare i 6 milioni di tonnellate”.
“C’è un sostanziale consenso, da parte di Comune di Genova e Regione Liguria per andare avanti con l’impianto del forno elettrico a Cornigliano”, ha commentato il presidente della Regione Liguria. “In un momento così complesso su scala internazionale, perdere la filiera dell’acciaio esporrebbe l’Italia a grossi rischi. Penso che sia una soluzione da vedere in scala locale ma anche su scala nazionale”, ha detto la sindaca di Genova, Silvia Salis.
La domanda ora è se l’impianto rappresenterà un elemento attrattivo per i potenziali acquirenti degli asset dell’ex Ilva, come prevede il ministro, oppure sarà visto come un’ulteriore spesa.
URSO: NIENTE SPEZZATINO
Urso ha aperto alla possibilità che gli asset di Acciaierie d’Italia vengano venduti a due investitori se si tratta di “due proposte, compatibili tra loro” e offrono condizioni migliori in termini di produzione e occupazione rispetto alle altre. Il bando di gara prevede “in via preferenziale il mantenimento dell’unità degli stabilimenti dell’ex Ilva o, in via subordinata, di valutare eventuali proposte diverse, che possono riguardare, dopo il 15 settembre, una l’area di Taranto e, l’altra, l’area del Nord; ma non lo spezzatino. Sapremo se ci sarà un investitore, che vorrà produrre più di 6 milioni di tonnellate”, ha sottolineato Urso.
LE TEMPISTICHE PER LA VENDITA DI ILVA
Le manifestazioni di interesse “devono essere espresse entro il 15 settembre. Poi, chiederò al Comune di Taranto e alla Regione di esprimere, in maniera compiuta, le decisioni nei prossimi giorni, come ha fatto Genova oggi”, ha detto Urso.
“Se tutto andrà come speriamo si potranno assegnare gli impianti, ai nuovi investitori privati, nella prima parte del prossimo anno». E, solo a quel punto, «potremo passare agli accordi di programma con gli investitori e gli enti locali», per stabilire “ciò che è necessario affinché i piani industriali vengano realizzati”, ha aggiunto Urso.
ILVA, IL NODO RIGASSIFICATORE
Sul tavolo resta ancora il nodo del rigassificatore. Il ministro ha sottolineato che chiederà alla sindaca di Genova e al presidente della Regione Liguria se vogliono “far approdare la nave rigassificatrice affinché lì possa nascere il polo del preridotto per tutti gli stabilimenti dell’Ilva, e quindi anche per Genova”. Se la riposta sarà no, la nave rigassificatrice ormeggerà molto probabilmente nel Porto di Gioia Tauro, dopo l’ok della Regione Calabria e del sindaco.