L’unica eccezione di rilievo è Mercedes-Benz. Il costruttore tedesco, che attualmente detiene la presidenza della lobby automobilistica europea ACEA ed è tra i più accesi oppositori degli obiettivi UE, rischia di non raggiungere i target da sola.
Le case automobilistiche europee sono sulla buona strada per rispettare i target di riduzione delle emissioni, con la sola Mercedes-Benz a rischiare di mancare l’obiettivo, ma lo slittamento di due anni concesso dall’UE sul primo traguardo del 2025 sta già avendo un effetto perverso: i costruttori stanno rallentando il passo sulla decarbonizzazione, una mossa che porterà a vendere 2 milioni di auto elettriche in meno nei prossimi tre anni.
È l’allarme lanciato da Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione europea per la decarbonizzazione dei trasporti, che in una nuova ricerca ha analizzato i progressi dei carmaker e ha invitato la Commissione Europea a “mantenere una posizione ferma” sugli obiettivi al 2030 e 2035 in vista del dialogo strategico sul futuro dell’industria, che si terrà venerdì.
UNA TRAIETTORIA POSITIVA, MA A RITMO RIDOTTO
Nei primi sette mesi dell’anno, le vendite di auto 100% elettriche (BEV) in Europa sono aumentate del 38% rispetto al 2024. Grazie a questa performance, quasi tutti i costruttori sono in linea con gli obiettivi UE, che ora verranno misurati sul periodo 2025-2027.
Secondo lo studio “EV Progress Report” di T&E, BMW, Renault e Volkswagen dovrebbero raggiungere comodamente i loro target. BMW si posizionerebbe addirittura 13 gCO₂/km al di sotto del limite, mentre Stellantis e Renault avrebbero un margine rispettivamente di 9 e 2 gCO₂/km.
Mercedes-Benz, l’Unica in Difficoltà (e la più Critica)
L’unica eccezione di rilievo è Mercedes-Benz. Il costruttore tedesco, che attualmente detiene la presidenza della lobby automobilistica europea ACEA ed è tra i più accesi oppositori degli obiettivi UE, rischia di non raggiungere i target da sola. Si troverebbe 10 gCO₂/km al di sopra della soglia e, per mettersi in regola, dovrebbe ricorrere a un accordo di “pooling”, acquistando crediti da costruttori più virtuosi come Volvo Cars e Polestar.
L’EFFETTO PERVERSO DELLO SLITTAMENTO DELLE REGOLE
All’inizio di quest’anno, l’UE, sotto la pressione delle case automobilistiche, ha concesso un’importante modifica, posticipando di due anni la scadenza dell’obiettivo intermedio del 2025. La reazione dei costruttori, secondo T&E, è stata immediata: il divario di prezzo tra i modelli elettrici e quelli a combustione è aumentato, passando dal 30% di inizio anno al 40% a giugno. La conseguenza diretta, stima l’organizzazione, sarà la vendita di 2 milioni di auto elettriche in meno tra il 2025 e il 2027.
“Le case auto dipingono un quadro a tinte fosche, ma la realtà è che le vendite di BEV sono in netta crescita, e lo sarebbero ancora di più se si fossero mantenuti gli obiettivi climatici stabiliti già nel 2019”, ha dichiarato Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia. “Ulteriori indebolimenti del Green Deal spingerebbero l’industria europea nella direzione sbagliata, facendole perdere terreno nella corsa globale”.
IL MONDO VA VELOCE, L’EUROPA RISCHIA DI DIVENTARE UN “MUSEO DELL’AUTOMOBILE”
Mentre in Europa si discute di allentare le norme, il resto del mondo accelera. La quota di mercato dei veicoli elettrici sta crescendo rapidamente in mercati come India, Messico, Indonesia e Thailandia. In Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, la quota di BEV supererà il 30% entro la fine del 2025.
“Le case automobilistiche europee vivono nel mondo dei sogni, se pensano che la Cina rallenterà mentre loro sono impegnate a prolungare la vita del motore endotermico”, ha aggiunto Boraschi. “Se si consentirà ai carmaker di rallentare, la nostra industria perderà ulteriore terreno. Invece abbiamo bisogno di un’industria all’avanguardia, non che ci porti a diventare un museo dell’automobile”.
La ricerca di T&E evidenzia inoltre come le dinamiche di mercato siano favorevoli all’elettrico, con i costi delle batterie in calo e le infrastrutture di ricarica in rapida espansione in tutta l’UE.