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Sardegna, firmato il Dpcm per lo stop al carbone. Ma bisognerà aspettare per il phase-out. Ecco fino a quando

“Il nostro obiettivo è rafforzare la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico della Regione”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto. “Un atto concreto che apre la strada alla decarbonizzazione dei settori industriali e alla reindustrializzazione del territorio”, gli ha fatto eco il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

Il governo ha firmato il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per accelerare la decarbonizzazione della Sardegna, individuando le opere prioritarie per superare l’era del carbone, tra cui nuove rinnovabili, accumuli e un “collegamento virtuale” per il gas. Ma ci sarà da aspettare per vedere il fase out definitivo: poco più di tre mesi fa, la Nuova Sardegna scriveva che le centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme sono “tuttora necessarie per l’esercizio in sicurezza del sistema elettrico” e il loro spegnimento dovrà slittare fino al completamento del Tyrrhenian Link, previsto non prima del 2028. Da un lato dunque la firma del DPCM, proposto dai ministeri dell’Ambiente (MASE), delle Imprese (MIMIT) e delle Infrastrutture (MIT), che definisce la strategia per il phase-out; dall’altro la realtà tecnica descritta dalla Nuova Sardegna con la lettera di Terna al Ministero, che sposta l’orizzonte di qualche anno.

IL DECRETO PER LA DECARBONIZZAZIONE: RINNOVABILI, ACCUMULI E UN “PONTE VIRTUALE” PER IL GAS

Il DPCM, definito un “passaggio cruciale” dal governo, individua comunque una serie di interventi strategici, dichiarati di pubblica utilità e urgenti:

Sviluppo di nuova capacità di produzione da fonti rinnovabili e installazione di sistemi di accumulo energetico;
Potenziamento delle interconnessioni elettriche, sia con la penisola (Tyrrhenian Link) sia con la Sicilia;
Introduzione di un “collegamento virtuale” per il gas, che garantirà la sicurezza degli approvvigionamenti tramite l’uso di terminali di rigassificazione e FSRU, assicurando al contempo un’equità tariffaria a livello nazionale.

“Il nostro obiettivo è rafforzare la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico della Regione”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto nella nota. “Un atto concreto che apre la strada alla decarbonizzazione dei settori industriali e alla reindustrializzazione del territorio”, gli ha fatto eco il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

“CENTRALI NECESSARIE FINO AL 2028”

Nella lettera al MASE, Terna specificava infatti che le due centrali a carbone sono indispensabili “nelle more dell’entrata in esercizio della nuova capacità di stoccaggio elettrico e del Tyrrhenian Link”.
Nello specifico, Terna chiedeva di mantenere in esercizio: Due unità di Fiume Santo e due del Sulcis fino a giugno 2026; Almeno un’unità del Sulcis fino a dicembre 2027 (entrata in servizio del primo cavo del Tyrrhenian Link); Almeno un’unità di Fiume Santo fino a dicembre 2028 (completamento del Tyrrhenian Link).

Il MASE, a quanto riferito dal quotidiano sardo lo scorso 11 giugno, aveva quindi avviato le procedure per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, riconoscendo il “rischio” che la messa fuori servizio anzitempo degli impianti potesse avere “serie ricadute sul sistema elettrico sardo”.

D’altronde la necessità di proseguire ancora con il carbone, è stata ribadita dal ministro Pichetto Fratin anche nel corso del dibattito di questi giorni sulla transizione nell’ambito delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi (PG) promosse da Globe Italia e WEC Italia, in collaborazione con AICP: il ministro ha infatti sottolineato come la transizione energetica stia entrando in una fase di possibile stabilizzazione, legata alla necessità di garantire la sicurezza del Paese, in un momento di crescita della domanda energetica. Sottolineato che, per ora, le centrali a carbone restano in funzione perché il Mediterraneo vive una situazione instabile.

UNA TRANSIZIONE COMPLESSA E LEGATA ALLE INFRASTRUTTURE

E in effetti, sottolinea la nota del Ministero, la dismissione degli impianti a carbone “deve essere accompagnata dallo sviluppo di nuova capacità di generazione programmabile o da sistemi di accumulo per almeno 400 MW”. Nel frattempo, gli operatori si preparano alla riconversione: per la centrale di Fiume Santo, EP Produzione ha in programma l’Energy Park, un progetto da un miliardo di euro che prevede un mix di ciclo combinato a gas, biomasse, fotovoltaico, accumuli e idrogeno verde.

ZEDDA (FDI): DECRETO PHASE OUT CARBONE IN SARDEGNA, PROMOSSI GOVERNO E ISTITUZIOOI BOCCIATA GIUNTA TODDE

“Se la Regione fosse stata a guida centrodestra, il decreto energia per il phase out del carbone in Sardegna sarebbe stato firmato a una settimana dall’insediamento e cioè nella primavera 2024 e avrebbe previsto la dorsale dal nord al sud della Sardegna e con il coinvolgimento di Porto Torres e il nord Sardegna tutto. L’attuale Giunta ha scelto altro. Il mio plauso va a Mase, Mimit e Mit e rispettivamente a Pichetto Fratin, Urso e Salvini per il grande lavoro svolto sia dalla politica che dai tecnici. Ascoltare i territori è la base della buona politica. Non imporre, ma concordare. E questo è stato fatto dal Governo Nazionale con la Regione. Ora, la nostra Regione ha una grande opportunità: essere in linea con il resto d’Italia con l’approvvigionamento del Gas. Un grazie particolare a SNAM e ARERA, per l’ascolto e la disponibilità. Se gli attori nazionali meritano un sentito ringraziamento, la Regione a guida 5 stelle e campo largo merita una sonora bocciatura per ritardo e qualità e incoerenza delle scelte. La Sardegna meritava altre scelte”, ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia, Antonella Zedda, vicepresidente del gruppo.

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