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I piani di BASF in Italia. Castagna: “Mercato chiave e motore industriale per la chimica”

Mario Castagna, Advocacy Manager and Chemical Strategy for Sustainability di BASF Italia, indica la via per evitare il deserto industriale e anticipa i piani dell’azienda

La chimica di base può contrastare il deserto industriale, ma servono agevolazioni e semplificazioni per supportare le imprese. “Serve una cultura che metta al centro l’impresa e l’autonomia strategica dell’Europa rispetto a produzioni fondamentali per il modello di sviluppo che abbiamo oggi”, spiega Mario Castagna, Advocacy Manager and Chemical Strategy for Sustainability di BASF Italia, nell’intervista rilasciata ad Energia Oltre nel corso delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi, promosse da Globe Italia e WEC Italia in collaborazione con AICP – Associazione Italiana dei Collaboratori Parlamentari e Askanews. “In un momento così sfidante servono scelte coraggiose. La nostra è quella di non abbandonare la chimica di base, lasciando un livello di produzione sufficiente ad assicurare l’autonomia strategica dell’Europa”, ha aggiunto Castagna, sottolineando che l’Italia rappresenta un mercato importante per Basf, non solo di sbocco. In particolare, l’azienda si concentrerà sul supporto tecnologico per aiutare le aziende clienti a rendere impianti e prodotti sostenibili.

A che punto è la transizione energetica del settore della chimica?

“La chimica è di per sé un settore circolare per caratteristiche intrinseche. Il sottoprodotto di un processo diventa il prodotto per un altro processo. Oggi si stanno innovando i processi produttivi, la chimica ha sempre fatto dell’economia circolare un suo elemento fondante e continua a farlo. È un momento molto particolare e sfidante, le pressioni che vengono dallo scenario geopolitico sono evidenti. Da una parte c’è la sovra produzione cinese, dall’altra la mancanza di mercati di sbocco a causa dei dazi. La transizione è una scelta di sostenibilità ma anche per costruire uno spazio di mercato. Sicuramente l’innovazione è un investimento importante per noi. Ogni anno investiamo 2 miliardi di euro l’anno in R&I, produciamo circa 1000 brevetti l’anno. È un campo di riserva per future innovazioni di sostenibilità. Siamo una multinazionale che agisce su mercati globali, ma l’Italia rappresenta un mercato importante. Ad esempio il polimero a base bio, sviluppato da noi, è stato introdotto nel mercato italiano prima che altrove, infatti qui le innovazioni vengono sviluppate più vicine al mercato rispetto ad altri Paesi”.

Come contrastare la desertificazione industriale?

“In un momento così sfidante servono scelte coraggiose. La nostra è quella di non abbandonare la chimica di base, lasciando un livello di produzione sufficiente ad assicurare l’autonomia strategica dell’Europa. Negli anni in Europa si è pensato di potere esternalizzare la chimica di base, ma continuando a perdere pezzi produttivi si va incontro al deserto industriale. Oggi bisogna bloccare questa caduta libera sostenendo lo sforzo delle imprese con agevolazioni normative, semplificazioni, una cultura che metta al centro l’impresa e l’autonomia strategica dell’Europa rispetto a produzioni fondamentali per il modello di sviluppo che abbiamo oggi”.

Cosa ne pensa del recente stop agli impianti e alla produzione del polo petrolchimico di Versalis?

“Al di la delle scelte di ogni azienda, la chimica è un grande settore industriale in cui la competizione a volte lascia il passo alla cooperazione. L’integrazione è interna alle aziende ma riguarda anche l’intero settore. I nostri competitor a volte sono anche acquirenti e fornitori. Per questo in Federchimica, la nostra associazione di riferimento, ci troviamo per confrontarci in un clima pacifico di cooperazione”.

Quali sono i piani futuri di BASF per l’Italia?

“L’Italia è un mercato fondamentale per noi, ma non è solo un mercato di sbocco. Tutti si dimenticano che è la seconda manifattura d’Europa e il primo Paese esportatore nella meccanica, chimica. Finché c’è produzione industriale, e ce n’è ancora, continueremo a produrre in Italia. È un mercato importante a livello europeo e mondiale. Basti pensare che abbiamo circa 1400 dipendenti, fatturiamo 2 miliardi e mezzo di euro all’anno. Ragionando sul futuro, il nostro compito sarà quindi quello di supportare dal punto di vista tecnologico le aziende clienti, per fornire loro tutto il supporto necessario affinché possano attuare la transizione verso la sostenibilità dei loro impianti e prodotti.”

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