Skip to content
Clima

Clima, muro dell’Italia a Bruxelles: “Basta obiettivi vincolanti e ideologici, decidano i Capi di Stato”

“L’Italia ha chiesto che sia il Consiglio europeo dei leader a definire quelli che sono gli obiettivi climatici della nuova legge europea”, ha dichiarato il Ministro Pichetto Fratin.

L’Italia si mette di traverso e frena la corsa dell’Unione Europea verso nuovi e più stringenti obiettivi climatici, chiedendo che sia il Consiglio Europeo dei leader a definire i target emissivi e a garantire “flessibilità” e “priorità distinte” per ogni Paese. Il risultato è che il Consiglio Ambiente di Bruxelles si chiude con un nulla di fatto: i ministri non trovano l’accordo sugli obiettivi di taglio delle emissioni al 2035 e 2040 e rimandano l’intera discussione al vertice dei Capi di Stato e di Governo di ottobre. A formalizzare la posizione italiana, che si è saldata con quella di altri Stati membri, è stato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, con un intervento a margine dei lavori del Consiglio Ambiente a Bruxelles. Le sue parole delineano una linea di “pragmatismo” contro quelle che vengono definite “scelte ideologiche” che rischiano di danneggiare imprese e famiglie.

LA POSIZIONE ITALIANA: “BASTA PROCEDURE BUROCRATICHE CHE DIVIDONO”

“L’Italia ha chiesto che sia il Consiglio europeo dei leader a definire quelli che sono gli obiettivi climatici della nuova legge europea”, ha dichiarato il Ministro Pichetto Fratin. “Noi abbiamo chiesto flessibilità rispetto all’attuazione delle azioni e naturalmente priorità distinte per ogni paese. Non possiamo ingabbiare l’UE in procedure vincolanti e burocratiche che rischiano non solo di dividerci ma di far perdere competitività alle imprese e di mettere in difficoltà le famiglie”.

Questa presa di posizione ha di fatto bloccato il tentativo della Presidenza danese del Consiglio UE di raggiungere un accordo in tempo per il Vertice sul clima delle Nazioni Unite del 24 settembre a New York.

LO STALLO DEI NEGOZIATI: SI VA A UNA “DICHIARAZIONE DI INTENTI”

Di fronte all’opposizione di diversi Stati membri, i ministri europei dell’ambiente stanno ora lavorando a una “dichiarazione di intenti”, un documento che di fatto prende atto dello stallo e rimanda la discussione politica al più alto livello.

Sul tavolo del negoziato c’era una proposta che delineava due possibili traiettorie per raggiungere la neutralità climatica al 2050:
Un taglio delle emissioni del 66,3% al 2035, basato su un percorso lineare.
Un taglio del 72,5% al 2035, in linea con la proposta della Commissione di una riduzione del 90% al 2040, come richiesto dal comitato scientifico europeo.

La discussione sull’obiettivo al 2040 e, soprattutto, sulle “condizioni necessarie e abilitanti” per raggiungerlo, è stata quindi posticipata al vertice dei leader di ottobre, una decisione spinta anche dalla richiesta della Germania e dalle difficoltà interne della politica francese.

UN PERCORSO IN SALITA ANCHE AL PARLAMENTO EUROPEO

Il percorso della nuova legge sul clima si preannuncia complesso non solo in Consiglio, ma anche al Parlamento Europeo. Anche a Strasburgo, i gruppi politici sono ancora lontani dal trovare un accordo, con un dibattito fortemente polarizzato che rischia di causare ulteriori rallentamenti nel processo di approvazione della normativa, rendendo ancora più incerto il futuro della politica climatica dell’Unione.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

ads
Torna su