Nei primi nove mesi del 2025 il calo è del 20,6%. Intanto, le forniture di GNL russo verso l’Europa diminuiscono del 7%, mentre quelle americane crescono del 57%.
Crollano le entrate della Russia derivanti da petrolio e gas, che a settembre 2025 hanno registrato un calo del 24,5% su base annua, fermandosi a 582,5 miliardi di rubli (circa 7 miliardi di dollari). Su base mensile, tuttavia, si registra una crescita del 15,3%, ma il dato aggregato dei primi nove mesi dell’anno conferma la tendenza negativa, con una flessione del 20,6%. A fotografare lo stato di salute del bilancio energetico russo sono gli ultimi dati forniti dal Ministero delle Finanze di Mosca, secondo quanto riferisce Tass, che evidenziano le difficoltà del Cremlino a compensare interamente la perdita del mercato europeo, nonostante il riorientamento verso l’Asia.
BILANCIO IN ROSSO E DEFICIT IN AUMENTO
I numeri del Ministero delle Finanze parlano chiaro. Nei primi nove mesi del 2025, le entrate del settore oil & gas si sono attestate a 6.609 miliardi di rubli (80,5 miliardi di dollari), in netto calo rispetto agli 8.327 miliardi dello stesso periodo del 2024. Questa flessione si traduce in un deficit crescente: a ottobre, il mancato introito di entrate extra da petrolio e gas potrebbe raggiungere i 26,9 miliardi di rubli (327 milioni di dollari), dopo un deficit già registrato a settembre di 21 miliardi di rubli.
CROLLA IL “DAMPER”: MENO SUSSIDI ALLE COMPAGNIE PETROLIFERE
Un altro segnale delle difficoltà del settore in Russia arriva dal drastico calo dei pagamenti effettuati dal governo alle compagnie petrolifere nell’ambito del “meccanismo di smorzamento” (damper). A settembre, questi sussidi, che scattano quando il prezzo all’esportazione supera quello interno per calmierare i prezzi alla pompa, sono crollati a 30,5 miliardi di rubli (372 milioni di dollari), rispetto agli 80,4 miliardi di agosto e ai 145,7 miliardi di un anno fa.
L’EUROPA SI AFFRANCA DAL GNL RUSSO, GLI USA NE APPROFITTANO
I dati confermano il progressivo affrancamento dell’Europa dal gas russo. Secondo un’analisi della TASS basata su dati del think tank Bruegel, le forniture di Gas Naturale Liquefatto (GNL) russo verso l’UE sono diminuite del 7% da inizio anno, attestandosi a circa 15 miliardi di metri cubi. A settembre, le importazioni di GNL russo si sono fermate a 1,1 miliardi di metri cubi, in calo rispetto agli 1,55 miliardi dello stesso mese del 2024. A beneficiare di questa situazione sono soprattutto gli Stati Uniti: le forniture di GNL americano verso l’UE sono aumentate del 57% da inizio anno, raggiungendo i 65,3 miliardi di metri cubi.
IL PREZZO DELLA DIPENDENZA: L’EUROPA PAGA L’ENERGIA TRE VOLTE DI PIÙ SECONDO LA RUSSIA
La scelta di abbandonare le risorse energetiche russe ha avuto un costo elevato per l’Europa. Secondo il Ministero degli Esteri russo, le aziende europee sono costrette a pagare l’energia fino a tre volte di più rispetto a quelle americane. “Ciò ha portato a chiusure diffuse di impianti di produzione e alla loro delocalizzazione”, ha affermato il Ministero, citando una contrazione della produzione industriale UE del 2,4% nel 2024 e un calo del 25% nella produzione di auto in Germania, con una perdita complessiva di 114.000 posti di lavoro nel settore industriale.