Una ricerca di Rystad Energy mostra che entro fine anno la nuova capacità eolica offshore globale raggiungerà i 16 GW. Intanto, in Italia il decreto del MASE individua i porti di Taranto e Augusta tra gli hub nazionali di riferimento prioritari per lo sviluppo degli impianti eolici offshore
“Con nota del 6 ottobre, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha trasmesso all’AdSP del Mar Ionio il Decreto Interministeriale n. 167 del 4 luglio 2025 di attuazione dell’articolo 8, comma 2, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante “Misure per lo sviluppo della filiera relativa agli impianti eolici galleggianti in mare”, ufficializzando l’ammissione del documento alla registrazione della Corte di Conti con atto n. 2156 del 23 settembre 2025”.
IL DECRETO PER L’EOLICO OFFSHORE NEI PORTI DI TARANTO E AUGUSTA
Entra, così, in vigore il decreto interministeriale del MASE che individua il porto di Taranto tra gli hub nazionali di riferimento prioritari per lo sviluppo degli impianti eolici offshore galleggianti in Italia. Il provvedimento sblocca risorse destinate, tra l’altro, ad interventi infrastrutturali di ammodernamento e adeguamento delle aree portuali interessate.
Le risorse previste dal decreto ammontano inizialmente a 28 milioni di euro, tenuto conto del fatto che il Molo Polisettoriale è già disponibile ad accogliere i nuovi insediamenti e non necessita di interventi rilevanti. La cifra rientra nel totale stanziato, 78,3 milioni di euro, a valere sui proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2, in quanto Augusta aveva presentato progetti per circa 50 milioni di euro.
MAMONE (AERO): “AUGUSTA E TARANTO RICEVERANNO 78 MILIONI DI EURO”
“Con il via libera della Corte dei Conti al decreto porti relativo alle aree strategiche prioritarie di Augusta e Taranto, quali hub infrastrutturali per la costruzione dei galleggianti e l’assemblaggio degli aerogeneratori per l’eolico offshore, si raggiunge il primo obiettivo che il Governo, attraverso la firma dei ministri Giorgetti, Pichetto Fratin e Salvini, si era prefissato per avviare nuovi cantieri portuali dedicati allo sviluppo delle rinnovabili dal mare, con l’obiettivo di una forte crescita economica e occupazionale nel Mezzogiorno”. Questo il commento del presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore (AERO), Fulvio Mamone Capria.
“A breve – ha aggiunto Mamone – verranno assegnati i primi fondi, circa 78 milioni di euro, per gli urgenti lavori di adeguamento delle banchine e per la logistica nella movimentazione e costruzione delle componenti degli impianti eolici offshore. Un risultato straordinario, seguito dalla Direzione Fonti e Titoli Abilitativi del MASE, che incoraggia la nascente supply chain dedicata alla realizzazione di una grande industria italiana, innovativa e sostenibile per la produzione di fonti rinnovabili da impianti di eolico flottante”.
Per il presidente di AERO, l’Italia “ha il potenziale tecnico e industriale, oltre che una posizione privilegiata nel Mediterraneo per giocare un ruolo centrale nello sviluppo dell’eolico offshore. Oggi in Italia abbiamo già approvati in V.I.A. progetti per oltre 2,2 GW di capacità e ci sono altri 24 GW in fase di Valutazione d’Impatto Ambientale. I numeri non lasciano spazio a dubbi: è il momento di passare dalle promesse alle realizzazioni. Il potenziale per diventare un Paese leader nell’eolico offshore c’è tutto e nella due giorni a Palermo il confronto tra gli addetti ai lavori ha dimostrato che tutto ciò è possibile in tempi rapidi”, ha concluso.
STATI UNITI E CINA SI SFIDANO ANCHE SULL’EOLICO OFFSHORE
Mentre gli Stati Uniti cercano di disimpegnarsi dalle catene di approvvigionamento cinesi investendo nelle proprie risorse di petrolio e gas, settori come quello dell’eolico offshore hanno dovuto affrontare una serie di sfide economiche, dagli scioperi all’eliminazione degli incentivi fiscali e all’aumento dei costi dovuto all’inflazione.
Nonostante le condizioni sfavorevoli negli Stati Uniti, una ricerca di Rystad Energy mostra che la nuova capacità eolica offshore globale raggiungerà i 16 GW entro la fine del 2025, grazie ai progetti già in corso, due terzi dei quali sono in fase di sviluppo in Cina.
Entro il 2030, Rystad Energy prevede che i progetti eolici offshore in Cina rappresenteranno il 45% della capacità cumulativa mondiale, rendendo difficile per il mercato statunitense competere a lungo termine, indipendentemente da potenziali cambiamenti politici.
NEGLI USA DIMINUISCONO GLI INVESTIMENTI NELLE RINNOVABILI
Gli effetti sono già evidenti. Gli investimenti statunitensi in energie rinnovabili sono diminuiti del 36% su base annua nel 2025, mentre gli investimenti europei sono in aumento, poiché le aziende stanno dirottando i loro capitali fuori dagli Stati Uniti. Sono stati emessi ordini di sospensione dei lavori sia per il progetto eolico offshore di Orsted nel Rhode Island che per il progetto Equinor a New York; quest’ultimo è riuscito a raggiungere un accordo che ha revocato il divieto imposto dall’amministrazione.
Un giudice federale ha annullato l’ingiunzione contro il progetto Revolution di Orsted, anche se resta da vedere se la battaglia legale proseguirà. Per rimanere attraenti per gli investitori, Orsted e altre aziende simili devono valutare tutte le opzioni per i loro sviluppi eolici offshore e la loro presenza complessiva negli Stati Uniti.
Nel frattempo, la società energetica cinese CNOOC ha annunciato l’espansione del suo portafoglio eolico offshore, con un importante progetto da 1,5 GW a Hainan CZ7, la cui entrata in funzione è prevista entro il 2030. Il progetto è già stato approvato e sarà il primo progetto su scala commerciale di CNOOC.
LE SOCIETÀ ENERGETICHE EUROPEE DIPENDONO DALLA CINA
Per le società energetiche europee, meno esposte agli Stati Uniti, la dipendenza dalla Cina e da altri Paesi non farà che aumentare. Le prospettive di creare una filiera alternativa basata sulle energie rinnovabili in grado di competere con la Cina sono scarse, poiché i produttori di apparecchiature originali (OEM) occidentali stanno tornando nel favorevole contesto imprenditoriale del Paese, dopo esserne usciti nel 2020.
La sfida è notevole: un’analisi delle piattaforme di turbine certificate IEC comunemente utilizzate in Europa rivela che circa il 25% dei siti produttivi che producono componenti chiave per gli OEM occidentali si trova in Cina.
“L’industria eolica europea ha preso atto e i decisori politici stanno adottando misure per ridurre la dipendenza dalle importazioni cinesi e rafforzare la filiera eolica nazionale. Le autorità sperano che queste misure incoraggino lo sviluppo della produzione locale senza aumentare i costi”, ha affermato Andrea Scassola, vicepresidente della ricerca sulla filiera di approvvigionamento di Rystad Energy.