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Ue tra clima e crisi: l’ETS2 spaventa l’inflazione, disastri naturali minacciano il Pil

Le Previsioni d’Autunno della Commissione lanciano un monito sui rischi ambientali per la crescita. L’entrata in vigore del nuovo mercato del carbonio per trasporti ed edifici nel 2027 è una variabile chiave. Nel frattempo, la spesa militare europea è destinata a salire al 2% del PIL, con impatti su deficit e debito.

La transizione energetica e la crescente frequenza di disastri legati al clima si ergono come le principali incognite sul futuro economico dell’Unione Europea. Le Previsioni Economiche d’Autunno 2025, presentate dalla Commissione, delineano un quadro di crescita moderata ma offuscato da rischi significativi, dove le politiche ambientali e le tensioni geopolitiche giocano un ruolo sempre più determinante.

L’INCOGNITA ETS2 SUI PREZZI DELL’ENERGIA

Un elemento centrale che emerge dalle previsioni è l’impatto del nuovo sistema di scambio di quote di emissione (ETS2) per trasporti ed edifici. La Commissione, nel prevedere un’inflazione che si stabilizzerà intorno al 2% entro il 2027, dà per scontata la sua entrata in vigore come previsto nel 2027. Questa misura, cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici, potrebbe però controbilanciare il calo dell’inflazione registrato nei servizi e nei prodotti alimentari, esercitando una nuova pressione al rialzo sui prezzi dell’energia per famiglie e imprese.

RISCHI CLIMATICI E GEOPOLITICI: UNA MINACCIA PER LA CRESCITA

“La crescente frequenza di disastri legati al clima potrebbe minare la crescita”, si legge nel documento, che inserisce i rischi ambientali tra le principali minacce al ribasso per le prospettive economiche. A questo si aggiunge l’incertezza geopolitica: “Un’ulteriore escalation delle tensioni potrebbe intensificare gli shock dell’offerta”, con evidenti ripercussioni sui mercati energetici e delle materie prime.

PIÙ SPESA PER LA DIFESA, MENO PER ALTRE PRIORITÀ?

In questo contesto di incertezza, emerge un dato significativo: la spesa per la difesa nell’UE è destinata ad aumentare costantemente, passando dall’1,5% del PIL nel 2024 al 2% nel 2027. Questo cambiamento nelle priorità politiche contribuisce all’aumento previsto del deficit pubblico aggregato dell’UE, che salirà al 3,4% entro il 2027, e all’incremento del rapporto debito/PIL, previsto all’85% nello stesso anno. Una dinamica che potrebbe ridurre i margini di manovra per altri investimenti strategici, inclusi quelli per la transizione verde.

UN’ECONOMIA RESILIENTE MA VULNERABILE

Nonostante questo scenario complesso, l’economia europea ha mostrato una resilienza superiore alle attese, con una crescita che dovrebbe attestarsi all’1,4% nel 2025 e nel 2026. A sostenere l’attività economica sarà principalmente la domanda interna, supportata da un mercato del lavoro solido e dai fondi del Recovery and Resilience Facility. Tuttavia, l’UE resta esposta alle continue restrizioni commerciali e a un contesto globale difficile, che frena le esportazioni.

L’APPELLO DI DOMBROVSKIS: “AGIRE ORA”

“Il difficile contesto esterno ci impone di rivolgerci ai fattori interni per alimentare la crescita. L’Europa deve fare affidamento sui propri punti di forza e svilupparli”, ha dichiarato il Vicepresidente Esecutivo Valdis Dombrovskis. “Ciò significa raddoppiare i nostri sforzi per migliorare la nostra competitività. Abbiamo una finestra di opportunità. Dobbiamo coglierla ora, prima che sia troppo tardi.”

Autumn_2025_Economic_Forecast_shows_continued_growth_despite_challenging_environment

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